Erano gli anni ’60 quando migliaia di meridionali partivano per cercare lavoro a Milano, tra quelle migliaia di persone molte arrivavano dalla terra pugliese e, abbandonando spesso gli affetti più cari, si impegnavano a costruirsi una “nuova” vita lontane dalla nostra terra. Dalla nostra città, in quegli anni, molti si allontanavano a malincuore e portando sempre nel cuore i colori, i sapori, gli odori di questo pezzo di Puglia. Tra quella fiumana umana di gente migrante era presente anche Bruno Amoruso, manfredoniano trapiantato in Lombardia che oggi coltiva l’amore per la sua terra e per la sua città attraverso una delle sue grandi passioni: la poesia.
Tante le poesie scritte nel corso di una vita ed oggi riunite in una raccolta distribuita a tanta gente che proprio attraverso le poesie scritte dal nostro concittadino ha potuto innamorarsi di Manfredonia. Non è difficile trovare nel più grande ospedale di Rozzano, dove Bruno Amoruso ha svolto attività di volontariato per anni, questa raccolta tanto apprezzata. Tra le poesie di Bruno Amoruso ce n’è una che è un elogio a Manfredonia:
AGOSTO 2004
Era un tratto di costa buia e sporca, con scogli neri e appuntiti che affioravano dal turchese mare.
Come Cenerentola, la costa tra Manfredonia e Siponto si è vestita a festa.
L’illuminazione era a zero,ora è giorno anche là dove nessuna andava.
Lo struscio è da grande città,la fontana Piscitella si è vestita a nuovo.
Giganteggia al fianco di Sant’Andrea dei marinai la chiesa in riva al mare.
Era l’attrattiva del golfo l’affusolato Filippo ma ora è solo un murale.
Era lui che rincorreva le barche del porto di Manfredonia,
ogni bimbo sognava di accarezzare quel delfino che qualcuno ha ucciso.
Manfredonia, porto del Gargano; città di antica fattura del popolo Angioino.
Giovanni Gatta
