E’ stato il primo argomento affrontato nel corso di un interessante incontro tenutosi presso l’auditorium di “Palazzo dei Celestini, nel quadro di una serie di iniziative riguardanti “Il percorso di educazione sociale alla salute”. Un impegno di notevole valenza sociale per Manfredonia, fortemente sentito e voluto dai medici aderenti alla SIMG (Società italiana medici generici), sezione Dauna e dall’AMCI (Associazione medici cattolici italiani), della Diocesi Manfredonia, Vieste, S. Giovanni Rotondo, in collaborazione con i docenti della sezione UCIIM sipontina, per una maggiore crescita educativa e sociale della collettività. La parte scientifica e organizzativa degli incontri è stata affidata al dr. Giuseppe Grasso, presidente Amci e al dr. Renato Sammarco. In questo primo appuntamento, alla presenza di un foltissimo pubblico costituito in massima parte da studenti, il dr. Sammarco e il dr. Leonardo Consoletti hanno illustrato gli aspetti etici, culturali e socio-assistenziali del dolore cronico: cura e autocura. Nella sua illuminata quanto interessante relazione il dr. Sammarco, attraverso l’ausilio di slide, con dovizia di particolari, ha posto in essere che il primo sintomo che si manifesta in ogni essere vivente e nell’uomo, è il dolore. Sensazione soggettiva di sofferenza provocata da un male fisico.
E’ proprio questo tipo di manifestazione che, sovente costringe il paziente a rivolgersi al suo medico. Lo stato di sofferenza se persiste per un periodo (da tre a sei mesi), secondo l’International Association for the Study of Pain, da sintomo acuto può trasformarsi in dolore cronico, quindi in malattia invalidante. In particolare se viene associato a delle particolari patologie (tumore, malattia reumatica, danno post-ictale, sclerosi multipla, neuropatie post-infettive e/o ischemiche, dolore pot-operatorio, coliche addominali, ascessi dentali, atropatie infiammatorie sindromi da entrapment, nevralgie, sciatalgia e altro). Per cui, la tipologia del dolore e la sua persistenza generano una condizione di stess e di depressione che portano a conseguenze devastanti sulla qualità della vita, del lavoro e di relazione di chi ne è affetto. La vasta problematica che investe questa particolare patologia, ha concluso l’oratore, è stata affrontata dalla sanità pubblica e in particolare dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che, attraverso un accurato studio ha accertato che in Europa circa 75 milioni di persone sono afflitti dal dolore cronico, pari al 19% della popolazione adulta. In Italia, invece, si contano ben 16 milioni di persone. Quali i possibili interventi per alleviare tale sofferenza? Di questo ha parlato il dr. Leonardo Consoletti, anestesista, considerato a pieno titolo, un luminare della terapia del dolore. Egli oltre ad operare presso la Struttura di Medicina del dolore degli Ospedali Riuniti – Policlinico di Foggia, è consigliere nazionale Foderdolore, presidente onorario GAP (Gruppo algolici pugliesi) e presidente della Fondazione ISAL di Foggia. Grazie alla Legge n. 38 del 2010 – ha sottolineato il dr. Consoletti – è possibile sopprimere e controllare il dolore cronico offrendo notevoli opportunità al fine di creare un Percorso Diagnostico-Terapeutico (PDT). Pertanto, l’insieme di interventi diagnostici e terapeutici applicati alle forme morbose croniche, grazie ad appropriate terapie farmacologiche, chirurgiche, strumentali, psicologiche e riabilitative, tra loro variamente integrate, è possibile ottenere il controllo e, addirittura la soppressione del dolore. Per raggiungere tali obiettivi necessitano: la continuità assistenziale del malato, dalla struttura ospedaliera al suo domicilio. Alle strutture sanitarie, ospedaliere, territoriali e assistenziali, importanti sono le figure professionali e degli interventi diagnostici e terapeutici disponibili nelle regioni e nelle province autonome. Il dolore ha raggiunto proporzioni di assoluto rilievo in termini di sofferenza. Oggi la terapia del dolore cronico non è soltanto farmacologia ma anche chirurgia, riabilitativa e psicologica. In tutto questo è importante che la persona debba conoscere il cambiamento che è in atto e aiutato a collaborare. Al fine di alleviare il dolore, l’oratore ha fatto cenno a farmaci alternativi, con contenuti di sostanze oppiacee (morfina), con effetti collaterali (zero) rispetto ai comuni antinfiammatori e che trovano resistenza nell’uso comune. Vi è ancora un altro farmaco che si prescrive solitamente in stati febbrili, la tachipirina. Farmaco, che potrebbe essere somministrato tranquillamente per calmare il dolore di diversa natura. Purtroppo, aggiungiamo noi, detto prodotto non trova il favore dei pazienti perché non dispensato dal S.S.N. Ci domandiamo: Quali i motivi che ostano perché questo farmaco non è mutuabile? Ci sono forse resistenze da parte delle industrie farmaceutiche, o c’è dell’altro? Non sarebbe il caso di intervenire e dare delle risposte ai cittadini?
Matteo di Sabato