Le donne sono libere? La risposta sembrerebbe quasi scontata. Nel corso del ventesimo secolo hanno ottenuto, al prezzo di dure lotte (si pensi alle suffragette) diritti sociali e politici significativi; donne dalla straordinaria personalità hanno guidato e guidano(spesso con un decisionismo impensabile per taluni uomini) superpotenze mondiali(Margaret Thatcher e Angela Merkel fra tutte); sempre più donne sono a capo di incontrastate multinazionali. Eppure e’ sufficiente “accendere” un qualsiasi mass-media per rendersi conto che per molte di loro la libertà e’ una condizione ancora impensabile. Quotidianamente, in ogni parte del mondo, delle donne vengono violentate, non solo nel silenzio delle mura domestiche, dai propri compagni; mariti; genitori o anche da semplici sconosciuti. Quotidianamente delle bambine vengono mutilate ed offese nella loro femminilità nel nome di una verginità da difendere a qualsiasi costo. Quotidianamente donne di qualunque età sono costrette a vendere il proprio corpo come vera e propria carne da macello, sostando per ore su strade gelate in attesa di uomini(sempre se si possono definire tali!) pronti a “scaricare” su di loro i propri istinti bestiali. Tutte realtà che non possono essere assolutamente ignorate o peggio ancora tollerate in alcun modo, specie in un’Europa che ha fatto e fa della libertà del singolo individuo uno dei tratti suoi peculiari.
“Donne e pari opportunità”, Nuove forme di violenza sulle donne, e’ il titolo del convegno organizzato venerdì 16 gennaio, presso la sezione della Lega Navale di Manfredonia, dal Lions Club MANFREDONIA “Sipontum”, con la presenza di relatori, quali il Dr. Alessandro Mastrolilli; la Dott.ssa Maria Rosaria Bianchi e il Dr. Filippo Boscia, portatori tutti di forti esperienze personali legate alla fragilità e alle problematiche dell’universo femminile.
La violenza sulle donne, come sottolineato dal presidente del Lions Club MANFREDONIA “Sipontum” Michele Balsamo e’ purtroppo ancora ammantata da un’aurea di omertà domestica; da teorie garantiste nei riguardi dell’universo maschile(“Quella donna così vestita se l’e’ cercata”) o da brutali retaggi xenofobi o sociali( per alcuni gli stupratori sono sempre stranieri o ubriachi). Ecco allora che la corretta informazione può permettere a tutte le donne, che purtroppo non hanno voce per esprimere il loro dolore, di conoscere realtà come quella del “Centro anti violenza”, operante a Foggia che, come sottolineato dalla responsabile Dott.ssa Maria Rosaria Bianchi, ha come obiettivo l’abbattimento delle frontiere del silenzio e dell’indifferenza, tramite punti d’ascolto ed un numero verde( 800 180903 ) attivo h24. Una realtà quella della violenza sulle donne sempre nuova nelle sue caratteristiche, anche in virtù del fatto che viviamo in un mondo iper globalizzato. Violenze genitali, come l’infibulazione, che deturpano la bellezza della femminilità di tante bambine, specie nel panorama africano, grazie alle massicce ondate migratorie degli ultimi anni, sono diventate situazioni con cui i medici italiani, come ribadito dal Dr. Alessandro Mastrolilli, sono tenuti coraggiosamente ad affrontare.
Spesso la donna diventa consapevolmente oggetto e non soggetto della propria vita e della vita che verra’. E’ la realtà, brillantemente tratteggiata dal Dr. Filippo Boscia, presidente nazionale dell’AMCI, dell’utero in affitto. La donna, nel quadro di un mercato della fecondazione, rappresenta un mero contenitore in un processo di produzione umana e non la protagonista di un afflato riproduttivo. Si determina, per il Dr. Boscia, una forma di schiavismo moderno in cui la donna e’ immersa passivamente in rapporti commerciali, spesso, come nel caso di paesi terzomondisti, dai contorni non particolarmente limpidi.
Oggetto di violenze ataviche o di nuove forme di schiavismo la donna del ventunesimo secolo può considerarsi più fortunata delle proprie antenate? Può il riconoscimento del diritto di voto e di partecipazione politica aver debellato quella sudditanza genetica che le caratterizza dai tempi di Adamo ed Eva? E’ opportuno pertanto non solo riconoscere diritti e doveri alle donne ma anche e soprattutto attualizzare la giusta ed insindacabile uguaglianza del genere femminile nei riguardi di quello maschile. Sino a quando le donne saranno costrette a sentirsi, in qualsiasi momento o luogo, in pericolo o in una condizione di minorità non avremo mai pienamente raggiunto quell’uguaglianza sancita nelle nostra e in altre costituzioni democratiche. Ricordare il passato; difendere il presente; illuminare l’avvenire delle donne che soffrono o hanno sofferto di violenze fisiche o psicologiche deve essere l’orizzonte dei nostri giorni. Perché, purtroppo per molte donne e’ valida questa riflessione di Paulo Coelho: ” Aspettare e’ doloroso. Dimenticare e’ doloroso. Ma non sapere quale decisione prendere e’ la peggiore delle sofferenze”
Spesso la donna diventa consapevolmente oggetto e non soggetto della propria vita e della vita che verra’. E’ la realtà, brillantemente tratteggiata dal Dr. Filippo Boscia, presidente nazionale dell’AMCI, dell’utero in affitto. La donna, nel quadro di un mercato della fecondazione, rappresenta un mero contenitore in un processo di produzione umana e non la protagonista di un afflato riproduttivo. Si determina, per il Dr. Boscia, una forma di schiavismo moderno in cui la donna e’ immersa passivamente in rapporti commerciali, spesso, come nel caso di paesi terzomondisti, dai contorni non particolarmente limpidi.
Oggetto di violenze ataviche o di nuove forme di schiavismo la donna del ventunesimo secolo può considerarsi più fortunata delle proprie antenate? Può il riconoscimento del diritto di voto e di partecipazione politica aver debellato quella sudditanza genetica che le caratterizza dai tempi di Adamo ed Eva? E’ opportuno pertanto non solo riconoscere diritti e doveri alle donne ma anche e soprattutto attualizzare la giusta ed insindacabile uguaglianza del genere femminile nei riguardi di quello maschile. Sino a quando le donne saranno costrette a sentirsi, in qualsiasi momento o luogo, in pericolo o in una condizione di minorità non avremo mai pienamente raggiunto quell’uguaglianza sancita nelle nostra e in altre costituzioni democratiche. Ricordare il passato; difendere il presente; illuminare l’avvenire delle donne che soffrono o hanno sofferto di violenze fisiche o psicologiche deve essere l’orizzonte dei nostri giorni. Perché, purtroppo per molte donne e’ valida questa riflessione di Paulo Coelho: ” Aspettare e’ doloroso. Dimenticare e’ doloroso. Ma non sapere quale decisione prendere e’ la peggiore delle sofferenze”
Domenico Antonio Capone
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