Avendo appreso da comunicazioni dirette e dai giornali l’evolversi della contesa creatasi presso il centro d’accoglienza conosciuto come “Casa Sankara” tra la cooperativa “L’albero del pane”, affidataria del bene, e l’associazione “Ghetto out”, sentiamo l’esigenza di chiarire la nostra posizione.
Libera ha, sin dal principio, ormai quasi tre anni fa, seguito il percorso del progetto “Ghetto out”, nato dall’incontro tra alcuni ragazzi senegalesi ed esponenti dell’Art Village.
Da quel momento ci siamo impegnati ad affiancarli per costruire, passo dopo passo, un’alternativa valida e dignitosa per i migranti che arrivano nella nostra terra e che, troppo spesso, sono costretti a vivere in condizioni disumane, come avviene ancora oggi nel “ghetto di Rignano” e nei tanti ghetti più piccoli che circondano la nostra città.
L’idea era quella di rendere indipendenti i lavoratori stranieri, dare loro l’opportunità di costruire la propria abitazione con tecniche moderne ed ecologiche e di coltivare i terreni incolti e abbandonati che circondano le nostre città, per un’auto-sufficienza alimentare che li possa, allo stesso tempo, liberare dal ricatto lavorativo dei caporali.
Su questo sogno abbiamo investito tempo e forze e Casa Sankara sembrava poter essere il fulcro di questo progetto, il posto in cui, con la concessione dei terreni circostanti di proprietà della Regione Puglia, tutto questo poteva realizzarsi.
Qualche mese fa “L’albero del pane” e l’associazione nel frattempo costituita dai ragazzi senegalesi, “Ghetto out”, hanno stipulato una convenzione con la Prefettura di Foggia per rendere Casa Sankara centro di accoglienza per migranti richiedenti asilo.
In quest’ultima convenzione Libera non è stata e non avrebbe potuto essere coinvolta, non rientrando nelle nostre attività la gestione di alberghi diffusi e la richiesta di fondi pubblici per tali fini.
In quei mesi abbiamo continuato a seguire il progetto politico che, nel frattempo, aveva portato la Regione Puglia ad impegnarsi con la delibera “Capo free – Ghetto off” e che puntava nel lungo periodo a chiudere il “ghetto di Rignano”, ma non ci siamo mai intromessi nella gestione dei fondi per l’accoglienza, né tanto meno nella selezione del personale da parte della cooperativa per la gestione dei migranti che arrivavano.
Un po’ di tempo fa abbiamo appreso della contesa nata tra i due soggetti impegnati in quell’attività, e, proprio per tutelare il percorso lungo e faticoso fatto in questi anni e che rischia di essere compromesso da questa vicenda, abbiamo cercato di far incontrare le parti, di farle dialogare e riavvicinare, purtroppo finora con scarso successo. Ovviamente non ci siamo pronunciati sugli accordi presi in principio tra le parti, non essendone a conoscenza e non dovendo esserlo. Abbiamo però invitato la cooperativa e l’associazione a trovare una forma di composizione del contrasto relativo alla gestione dell’accoglienza, affinché non influisse sul diverso progetto di chiusura del “ghetto di Rignano”.
Dal canto nostro, continueremo a invitare alla mediazione i soggetti coinvolti, perché reputiamo sbagliato rischiare di far saltare un progetto così all’avanguardia nel nostro Paese, una speranza concreta di miglioramento delle condizioni dei migranti e di lotta al caporalato, per una questione del genere. Vogliamo continuare a credere nella buona fede di tutte la parti interessate e che tutta questa situazione sia scaturita da incomprensioni e fraintendimenti.
Chiediamo ai protagonisti di continuare a camminare nella direzione che loro stessi ci hanno indicato, di risolvere la questione dialogando e andando incontro l’uno all’altro.
LIBERA. ASSOCIAZIONI, NOMI E NUMERI CONTRO LE MAFIE
COORDINAMENTO PROVINCIALE DI FOGGIA