Termina un anno difficile che ha visto acuirsi la crisi economica e sociale.
Termina un anno che ha visto l’approvazione del Piano sociale zona; in questi giorni ci sarà l’affidamento del Laboratorio urbano culturale (LUC), ed è prossimo quello del servizio di Assistenza domiciliare educativa (ADE), della gestione di 4 centri diurni (anziani, minori, disabili) e del Centro ascolto famiglie.
Sono da definire nei prossimi due – tre mesi gli atti per affidare i servizi di assistenza domiciliare (Sad – Adi – Home Care Premium ), quelli di assistenza infanzia e anziani del Piano azione coesione (PAC), dell’Integrazione scolastica disabili, del Telesoccorso, Affido familiare, Prevenzione istituzionalizzazione minori (Pippi), Inclusione sociale (lavoro minimo, cantieri di cittadinanza, SIA – Sostegno inclusione attiva), Piedibus, Trasporto sociale …
Nel 2015, quindi, ci sarà il consolidamento e l’ampliamento di molti servizi. Ed è necessario riprendere le energie per un cammino impegnativo. Non con superficiale ottimismo (è sempre valida la formula: pessimismo di intelligenza e ottimismo di volontà), ma con fiducia e uno spirito cooperativo nuovo.
Si avvertono nel territorio ritardi nell’informazione e nella conoscenza dei servizi, superficialità nella lettura dei bisogni e nell’esame di atti e documenti, una diffidenza preconcetta che impedisce una discussione critica.
Nel 2015 si svolgerà una importante campagna elettorale nel comune capofila e per la Regione Puglia e questa volta si spera che ci sia un confronto di idee e non la ricerca di consenso con vaghe e improbabili promesse.
Tutti oggi devono confrontarsi con le risorse limitate e la crescita di bisogni vecchi e nuovi. Proprio per questo occorre curare la qualità dei servizi, una maggiore efficienza dell’apparato burocratico dei Comuni e la capacità di attingere ai fondi europei.
E su tutto la sfida delle competenze.
Competenze da parte di politici e amministratori, dei funzionari, ma anche da parte del terzo settore: cooperative sociali, associazioni… Ma tutta la comunità dell’Ambito deve acquisire la consapevolezza della complessità dei problemi: l’invecchiamento della popolazione, l’aumento dell’immigrazione (sono circa 280 i minori stranieri solo a Manfredonia), l’acuirsi di problematiche adolescenziali, le periferie, le solitudini, le disgregazioni familiari e sociali, la disoccupazione e le vulnerabilità che colpisce molte fasce sociali, l’aumento enorme delle disuguaglianze..
Il welfare basato solo sulle risorse economiche pubbliche è finito. Dobbiamo avere il coraggio di percorrere altre strade che si intrecciano (reciprocità, sussidiarietà, solidarietà, dono…). E’ una realtà nuova da studiare con la mente sgombra da schemi ideologici.
Occorre pensare a come creare ricchezze immateriali, attraverso l’arcipelago delle reti sociali comunitarie, a come non distruggere e rigenerare il capitale sociale, che consiste nella disponibilità delle persone di una comunità ad avere fiducia nelle persone con cui si relazionano.
“L’idea base è che se le persone non si chiudono nei propri problemi e non li privatizzano, bensì li liberano nelle relazioni sociali fiduciarie; se le persone interessate riflettono congiuntamente e si prendono cura responsabilmente e vicendevolmente dei loro problemi, allora questi pesano meno e quindi si elaborano e si modificano e, alla fine, forse anche – senza che nessuno possa dire come – si risolvono” ( F. Folgheraiter).
Per questo motivo l’Ambito ha costruito il capitolato dei quattro centri pensando a luoghi non solo di “cura” e/o riabilitazione ma anche a luoghi di partecipazione e di cittadinanza attiva. A luoghi dove le persone possano incontrarsi, condividere le esigenze e i bisogni, organizzare risposte collettive. Per questo motivo nel Centro ascolto famiglie ci saranno occasioni e opportunità di confronto sulle esigenze educative, la condivisione di momenti difficili nella vita di una famiglia, l’organizzazione di nuovi servizi (gruppi di acquisto solidali, gruppi di auto mutuo aiuto…).
Un modello comunitario o societario (la sfida più alta per le popolazione del nostro territorio). Non un invito generico alla buona volontà, ma una nuova prospettiva, un nuovo sistema guidato dal pubblico di fare sistema, con il rispetto dell’autonomia dei singoli attori senza pretendere l’integrazione e l’obbedienza di tutte le parti a un disegno centrale e verticistico.
Questo nuovo modello deve incoraggiare le organizzazione del welfare a sviluppare progettualità autonome, a costruire relazioni con strutture affini che condividono finalità e iniziative, a investire sulle competenze e non nella “vicinanza ai potenti” o nella ricerca di protezione.
Non è sostenibile una società in cui si estingue il legame di fraternità e si dissolve il principio di gratuità, e il volontariato dovrebbe proporre nuovi modelli di solidarietà e condivisione e stabilire relazioni con e fra i cittadini, garantendo un coinvolgimento alla progettazione e realizzazione degli interventi.
Nel Piano sociale di zona approvato nel marzo del 2014 si dice: “puntare sulle risorse del territorio (risorse umane innanzitutto), sul coinvolgimento di tutti i soggetti attivi, sulla qualità dei servizi, sulla ricostruzione di un tessuto sociale vivo e dinamico. E occorre ripensare profondamente il lavoro sociale e le politiche sociali: non amministrare solo l’esistente e “tamponare”, ma costruire una nuova politica dei diritti, il diritto di tutti all’accesso ai servizi e alle risorse”. E tra gli strumenti è indicato, nel Piano sociale di zona, la Carta di cittadinanza sociale: una Carta (da costruire insieme) di partecipazione e di promozione dei diritti, un patto tra istituzioni e cittadini per migliorare la qualità dei servizi, a mantenere aperto il confronto tra i diversi attori sociali.
Questo nuovo welfare (l’unico possibile) è fragile e ha bisogno di cura e manutenzione continua.
Per questo welfare, l’unico possibile nella carenza di risorse, dobbiamo imparare tutti (politici, amministratori, operatori sociali…) alcune arti povere e nobili. “L’arte povera di camminare insieme senza farsi sgambetti, di costruire amicizie professionali trasparenti e non nuove caste, di inventare insieme e di non lamentarsi a ogni piè sospinto, di avere coraggio nell’affrontare da soli i problemi, senza ogni volta attribuirne ad altri le responsabilità, la difesa delle storie dei senza storia.
E poi l’arte povera delle buone maniere, della costanza e della pazienza. Della perseveranza. Contro le arti ignobili dell’arroganza, incuria, superficialità, servilismo, collusione, supponenza, mancanza di rispetto” (Riflessioni sviluppate nel II appuntamento a Torino di numerosi operatori sociali “Educarsi al welfare bene comune”).
E anche le sfide terribili della disoccupazione giovanile e quella degli adulti (su cui si aprono le opportunità di Garanzia giovani e dell’inclusione sociale attiva) vanno affrontate con questo spirito. Ma su tutto la difficile arte di praticare le pari opportunità e le regole. Amarle (forse è difficile da tutti) e rispettarle (da tutti).
L’augurio per il 2015 è che tutti noi possiamo riscoprire le ragioni profonde di un “Welfare – bene comune, a beneficio di una idea di uomo, di città, di futuro”
Assessore Paolo Cascavilla
Le idee sono buone, ma i fatti dove sono…
Caro assessore,
quando si parla di DISABILI cerca di ricordarti anche della normativa inerente la normativa in materia di eliminazione delle barriere architettoniche e degli obblighi di LEGGE riguardanti i PIANI COMUNALI. Forse è anche uno dei Vostri compiti istituzionali. E’ da auspicare che i centri diurni per anziani e disabili siano privi di barriere ovvero in conformità ai requisiti di “accessibilità” che prevedono norme a favore anche degli ipovedenti.Al merito mi richiamo a comunicazione dell’I.N.M.A.C.I. (Istituto Nazionale Per La Mobilità Autonoma di Ciechi ed Ipovedenti) trasmessa al Sindaco- Angelo Riccardi- e da questi girata in data 14 novembre 2014 a tutti i Dirigenti e Assessori. Grazie.
Dall’articolato e spazioso articolo si vede che l’ha scritto un letterato…. complimenti.
Speriamo che tutti questi buoni servizi, messi in cantiere, non vengano attaccati, anch’essi, dalla manfredonite !!!!!
ANCHE TU HAI VINTO IL CONCORSO DA ASSESSORE….QUATTRO LEGISLATURE…MAI CANDIDATO….PIOVUTO DALL’ALTO??? DAI SPAZIO AI GIOVANI….VOLONTARIATO…VISTO CHE PER TE SEMBRA UNA MISSIONE….ORA FALLO GRATIS!!!
ABBASSATE LE TASSE NON VI RENDETE CONTO CHE LA CITTA’ STA MORENDO????
Comincia la campagna elettorale.