Non molto tempo fa ho scoperto che nell’alquanto famoso periodico partenopeo ‘Poliorama Pittoresco’ del sec. XIX (pubblicazione, di carattere divulgativo e didattico, composta da fascicoli settimanali di otto pagine) vi sono alcuni riferimenti a Manfredonia ed a Siponto. Essi sono i seguenti: il racconto de ‘La suicida del Gargano (Racconto del mio nocchiero)’. Struggente narrazione (1836-1837: A. 1, fasc. 2, vol. 1, pagg. 58, 59, 60), a firma dell’allora giovane e brillante avvocato Antonio Fazzini (Autore, di origine viestana, nipote del più noto abate Lorenzo), che inizia con la seguente minuziosa quanto lugubre descrizione in cui si cita la nostra città ed il suo fondatore: […] Già il sole si era nascoso dietro le montagne di Molise accompagnato da nubi rubiconde che gli facevano corteggio al suo ritiro. La monotona campana di Manfredonia batteva i melanconici tocchi dell’Ave alla Vergine Santa, e il suono propagavasene sulla pianura come quello di un coro di civette cantanti la nènia all’agonia del moribondo. In quell’ora noi salpammo dalla città tanto diletta al gentile re Manfredi, dirigendoci alla volta di Vieste. […] A corredo del summenzionato racconto vi è una bella quanto suggestiva illustrazione eseguita dal pittore e illustratore Filippo Molino, originario di Vasto (CH). Una piccola curiosità: tra le numerosissime note biografiche curate, a suo tempo, dallo storico e musicista Michele Bellucci La Salandra (facenti parte della ‘Collezione dei Manoscritti – Fondo Bellucci’ della ‘Biblioteca Provinciale di Foggia’) vi sono anche quelle inerenti Antonio e Lorenzo Fazzini; il breve compendio della storia di re Manfredi: ‘Re Manfredi IX Re di Puglia e di Sicilia’ (1837-1838: A. 2, fasc. 24, vol. 2, pagg. 189, 190), a firma di Vincenzo Morgigni Novella (tra i più assidui e prestigiosi collaboratori del ‘Poliorama Pittoresco’), in cui oltre al re Manfredi, si cita anche l’antica Siponto e Manfredonia: […] Ma il Pontefice Alessandro vedendo di mal animo i progressi de re, accagionandolo di usurpazione e di alti reati, specialmente verso la chiesa , scagliò contra di lui anatemi ed interdetti. Manfredi riputando ingiuste quelle punizioni non sen gravò, ed il regno tutto seguì ad ubbidirlo non men di prima; che anzi diessi ad aiutare e sostenere la fazione Ghibellina in Italia, la quale avanzò per tal ventura la Guelfa. Nè trascurava meno di abbellire e giovare i suoi Stati con monumenti ed altre fabbriche di commodità. Costruì fra le altre il porto di Salerno, e distrutta l’antica Siponto per l’aria malsana e pestifera, fondò poco lungi dall’antica un’altra città a cui impose dal suo il nome di Manfredonia. […] Vale la pena qui riportare anche la parte conclusiva dello scritto del Morgigni. Essa è davvero molto toccante: […] Emulo delle virtù e della gloria del padre fu Manfredi l’amor de’ suoi popoli, il terror de’ suoi nemici, l’eroe più grande del suo tempo. Senza esaminare i modi co’ quali salì sul trono è indubitato ch’ei se ne mostrò degnissimo. D’ingegno superiore, di animo elevato e generoso, di mente vastissima, amante della giustizia seppe ristorare il regno da’ travagli del suo predecessore. Protettore delle lettere e delle scienze animò i buoni studi introdotti dal padre, e intento tutto al bene de’ suoi soggetti li felicitò per 12 anni con leggi sapientissime e di civile e politico reggimento. Ignota n’è la cagione, ma le sorti di questo sovrano c’interessano sopra ogni modo. Forse il suo immeritato destino ci commuove. Onore dunque alla sua memoria e pace al suo tempo. […] Nella prima pagina del precitato scritto (in alto centralmente) vi è una bellissima illustrazione (non firmata). Essa raffigura il re Manfredi (a mezzo busto; di profilo verso destra). Effige ispirata, quasi certamente, all’antico disegno (il cui profilo, però, appare rivolto verso sinistra) presente nella sezione ‘I 27 re di Napoli’ del sito web www.contironco.it. Importante portale di Araldica e Genealogia (facente capo a Bruno Ronco), che si avvale della prestigiosa biblioteca privata dell’Archivio Storico Araldico Italiano; a pag. 116 de ‘LA MODA – Appendice al Poliorama Pittoresco – ANNO 1° – dal 1.mo Giugno 1839 al 31 Maggio 1840’, nella sezione ‘Rarità’, si cita la famosa campana di Manfredonia: […] La più grande campana del mondo è in Myaco nell’impero del Giappone; la seconda è in Russia presso la famosa torre di Ivan Velikoi. Rispetto a queste dicesi esser ben piccola quella di Manfredonia. […]. La campana di Manfredonia ossia l’argomento ampiamente trattato ed approfondito nella pregevole pubblicazione “Balbasor e la campana di Manfredonia – Storia vera di campane e cannoni” (Claudio Grenzi Editore, 2003) dell’avvocato Sandro Mondelli; a pag. 352 (1836-1837, A. 1, vol. 1, semestre secondo), in fine, il breve compendio della storia della città di Lucera. Scritto, a firma dell’illustre Pasquale Stanislao Mancini (insigne giurista, docente universitario, nonché più volte ministro del Regno d’Italia), in cui vi sono dei riferimenti al marmo sipontino. Roccia calcarea che fu usata, a suo tempo, per realizzare una camera per l’imperatore Federico II: […] Federico II fabbricò il castello nel colle occidentale della città sulle ruine dell’antica rocca de’ romani; ed oltre alla guarnigione permise che dugento de’ suoi fedeli Saraceni con le loro famiglie vi abitassero: vi fu costrutta per l’imperatore una camera tutta di marmo sipontino […] Prima di concludere questo mio breve contributo scritto (reso possibile anche grazie al Portale ‘Internet Culturale’ ed alle digitalizzazioni di ‘Google Libri’), auspico una maggiore attenzione da parte delle Istituzioni (e non solo) per le preziose memorie storiche (come dimostrano, seppur in minimissima parte, anche i sopraelencati riferimenti), per l’arte e per le antiche tradizioni popolari della nostra città.
Francesco Granatiero