Domenica 22 Dicembre 2024

Di volontariato si deve parlare, un caffè con gli amici dell’associazione del SS. Redentore

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Ad accoglierci nei locali della parrocchia della Chiesa Croce, a parte il sole, c’è stato il calore degli amici dell’Associazione di volontariato del SS. Redentore, che da più di vent’anni anni a questa parte si prodigano per distribuire un pasto caldo ai più bisognosi del nostro paese. “Siamo qui tutto l’anno, tutti i giorni anche le domeniche e tutte le festività, a mezzogiorno, per dar da mangiare ai nostri ospiti”. Sono le parole di Elisa, una gran donna che da dieci anni, con devozione, condisce e scandisce il suo tempo dedicandosi alla mensa e all’accoglienza dei suoi “ospiti”. Sì, perché nella casa del SS Redentore” i bisognosi si chiamano “ospiti”. Ci ammonisce così la signora Concetta, anche lei arto indispensabile della missione. L’aria che si respira è di amore, di famiglia e di Natale. In cucina c’è un bell’alberello agghindato di rosso e di passione. La stessa che i volontari dell’associazione ci mettono per far sentire a casa chi una casa non ce l’ha, chi non ha amore, chi ha troppo poco. Ai fornelli c’è Dino che ha preparato degli ottimi spaghetti con le cozze e insieme ad Anna si confrontano sulla ricetta. Come in una perfetta cucina di casa, il caffè della moka è l’occasione buona per fare un po’ di conversazione. L’iniziativa di una mensa per i poveri nasce, sul finire degli anni settanta, dalla volontà di privati di aiutare, nel piccolo, attraverso la distribuzione di un pasto caldo, i casi di indigenza del quartiere Croce. In seguito, con Don Mario Carmone si è data vita all’attuale associazione e con essa, a tante altre lodevoli iniziative al servizio del prossimo. Ogni vivanda è frutto di donazioni spontanee dei tanti sostenitori, il cui contributo è anche di natura partecipativa alle attività dell’associazione. Dalle testimonianze di Elisa e Concetta apprendiamo, senza molto stupore, che i coperti sono aumentati nell’ultimo anno e che a presenziare sono in numero maggiore i nostri compaesani, per lo più uomini, anche di giovane età, con storie di divorzi e di solitudine, disoccupazione e tanta tristezza. Poche le donne. Concetta racconta di una sua giovane ospite che inizialmente viveva con vergogna la condizione di commensale alla mensa dei bisognosi. Poi, grazie ai loro sorrisi e al loro modo di far sentire tutti come in famiglia, è riuscita a sciogliersi dal disagio. “All’inizio piangevo nel vedere queste storie di miseria, oggi riesco a strappare loro un sorriso anche con una canzone e mi sento più felice anch’io. Torno a casa più leggera dopo aver fatto il mio dovere”, ci dice Concetta. Abbiamo parlato anche di dovere. E qui la riflessione: che cos’è il dovere? E’ contenuto in quel pacchetto donatoci alla nascita dalla nostra costituzione insieme ai diritti. Solo che se questi ultimi sono distinti e riconosciuti, i doveri non si esauriscono tutti in quelli imposti dalla legge. Ogni uomo se ne autoimpone degli altri, in base alla propria sensibilità e al proprio credo religioso e politico. Modelli di vita e di impegno civile come quelli degli amici volontari dell’Associazione del SS. Redentore dovrebbero diventare virali in una società dedita sempre più ai propri interessi e seguace di valori sempre più accessori e materiali, risultato di un credo capitalistico. Questa è una delle storie belle del nostro paese ed è un bene scoprirlo e diffonderlo. Un regalo di Natale che parla al cuore e resta. Il caffè è finito e la lezione è alta: si può essere diversamente cittadini, operando come cittadini civili.

Fatima Mattia Marasco

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