Debutta anche in Puglia domani un lavoro che ha conquistato l’Europa, e il pubblico della danza, troneggiando all’edizione 2013 del festival di Edimburgo: “Parkin’son” realizzato dal coreografo Giulio d’Anna insieme al padre in scena, 64enne, colpito dalla malattia presentata non come limite ma un’opportunità di raccontare una vicenda familiare.
Domani “Parkin’son” sarà a Manfredonia, Teatro Lucio Dalla alle 21.00, e sabato 6 a Novoli (ore 21.00) organizzata da Teatro Pubblico Pugliese ed in collaborazione con la Fondazione Fòcara.
Padre e figlio D’Anna mettono a nudo i loro eventi personali, drammatici e non, esprimendo la propria testimonianza sulle linee della pelle e sulle forme di due corpi legati dal sangue e dalla propria storia. Un racconto fatto di eroici gesti quotidiani, Parkin’son, premio Danza e danza 2012, Progetto vincitore del Premio Equilibrio Roma 2011, è al tempo stesso un diario e un manifesto, quasi una esorcizzazione del futuro.
Concept e direzione di Giulio D’Anna, creazione e performance Giulio e Stefano D’Anna, assistente direzione e produzione: Agnese Rosati, musiche originali: Maarten Bokslag.
Disegno luci e scene: Theresia Knevel e Daniel Caballero. Prodotto dalla Fondazione Musica per Roma in collaborazione con Officina Concordia (un progetto di Comune di San Benedetto del Tronto e AMAT) e Civitanova Casa delle Danza (progetto di Civitanova Danza/AMAT), con il supporto di: Danceworks di Luana Bondi-Ciutti, Anna Maria Quinzi, è in collaborazione con Versiliadanza.
In “Parkin’son” gli interpreti sono un terapista di 64 anni, senza una formazione in danza e un coreografo di 34 anni: due generazioni a confronto, un padre e suo figlio per raccontarsi attraverso il corpo. Padre e figlio D’Anna, come se uscissero da una delle storie di “Vite di uomini non illustri” di Giuseppe Pontiggia, esplorano la loro relazione sul palco: una collezione di eventi personali, drammatici e non, che trovano la propria testimonianza sulle linee della pelle e sulle forme di due corpi legati dal sangue e dalla propria storia. Il Curriculum Vitae degli interpreti s’interseca al movimento creando una partitura che si muove tra teatro e astratto dove la malattia marca limiti da oltrepassare.
Il progetto nasce dal desiderio di usare “il limite” come fonte di possibilità e di raccontare le due storie con la scansione cronologica delle vite illustri, puntando all’esaltazione di momenti e fatti che, a un occhio esterno, potrebbero non sembrare degni di nota ma che rendono l’esistenza memorabile.
Parkin’son è al tempo stesso un diario e un manifesto, un'”esorcizzazione” del futuro dove le percezioni di passato, presente e futuro si mescolano attraverso nozioni personali e scientifiche.
“Uno dei miei primi ricordi da bambino è mio padre che guida in auto e canta “Il mondo”…
Ufficio Stampa Teatro Pubblico Pugliese