Dopo più di settant’anni grazie alle informazioni attinte dagli atti cimiteriali di Manfredonia, porto alla luce un momento del passato per il piacere di chi come me ha vissuto quegli anni, e non. Ricordo che a quel tempo in un campo del cimitero si delineavano nettamente due croci di legno, diverse dalle altre per la loro forma e grandezza, sulle quali insieme al nome del defunto era incisa anche una svastica (simbolo del potere nazista). Si trattava di due militari tedeschi deceduti per causa di guerra. Il 19 settembre del 1943 i due soldati caddero a seguito di una incursione aerea degli Alleati e furono inumati nella fossa accanto a quella del piccolo Pasquale Grieco, di Manfredonia. Quest’ultimo era noto in paese perché era stato ucciso da un soldato tedesco con un colpo d’arma da fuoco, in circostanze non completamente chiare. Per tutto l’immediato dopoguerra, il giorno della Commemorazione dei Defunti, quando andavo al cimitero, il primo pensiero mi portava a visitare il luogo dove stavano sepolti i due tedeschi. Provavo un senso di profonda compassione nel vedere il tumulo lasciato in continuo stato d’abbandono. Allora io e altri ragazzini sottraevamo qualche fiore, qualche cero dalle altre tombe per deporli sul “solco” dei due sfortunati soldati. Il 13 Gennaio 1954 il sig Donato De Salvia, a scopo altamente umanitario, fece eseguire la pietosa operazione di esumazione, per poi tumulare i due Caduti nell’ossario sottostante la nicchia n. 45 di sua proprietà. Il 30 Maggio 1960, in virtù dell’accordo tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Federale Tedesca, per la definitiva sistemazione dei Caduti germanici in cimiteri militari tedeschi, i resti mortali di Willi Muff, nato a Stadtilm di anni ‘20, e Kurt Preussner, nato a Frankenberg (Sassonia) di anni 38, furono riesumati e traslati nel Cimitero Militare Tedesco di Cassino, ove tutt’oggi riposano. Ricordando questa storia nota a pochi mi sembra giusto ricordare in questi giorni i militari di tutte le nazioni che hanno partecipato all’ultima opera di guerra a Manfredonia e in tutto il mondo.
Antonio Telera
Le due croci, come hai già detto, erano di dimensioni nettamente maggiori di quelle usate per gli altri defunti. Non ricordo i nomi, ma l’imponenza delle due croci sì. In effetti tutti si ricordavano dei due caduti. Il senso di pietà verso questo due figli di mamma superava qualsiasi barriera.
Ecco, la famosa “livella”.Come diceva Totò?:
“‘Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie…appartenimmo ‘a morte!”