L’incontro previsto per oggi, giovedì 23 ottobre, tra Anci e Governo è stato rinviato a data da destinarsi. Il vertice avrebbe dovuto trattare della legge di stabilità recentemente varata dall’esecutivo.
Una prima valutazione alla manovra l’Anci l’ha data lo scorso martedì 21 ottobre quando l’Ufficio di presidenza dell’Associazione ha approvato una risoluzione con le richieste dei sindaci per migliorare la manovra. Al termine della riunione, il presidente dell’Anci, Piero Fassino, si è intrattenuto con i giornalisti per illustrare le valutazioni dei sindaci in merito alla legge di stabilità. “I Comuni – ha esordito Fassino – non vogliono ridurre i servizi ai cittadini o essere costretti ad aumentare il prelievo fiscale locale per sopperire a minori risorse. Sono questi i due paletti invalicabili per i sindaci. Abbiamo quindi chiesto un incontro al presidente Renzi, per rivedere i carichi della manovra e discutere insieme come determinare, insieme, scelte più appropriate che la rendano sostenibile e applicabile”.
Così com’è oggi – ha continuato il presidente Anci – la legge di stabilità è particolarmente onerosa ed è per questo che vogliamo discutere del carico a noi richiesto, per capire dove è possibile intervenire”. Fassino ha quindi elencato le misure di rigore chieste ai Comuni non prima di aver sottolineato “l’apprezzamento” e la “condivisione sugli obiettivi che la legge di stabilità si pone” ovvero “rimettere in moto la crescita e gli investimenti”.
“Per i Comuni però – ha poi argomentato il presidente Anci – sono previsti tagli per 1,2 miliardi di euro” a cui vanno aggiunti “300 milioni di riduzioni di spese derivanti da provvedimenti del 2013 e 2014 che ricadranno sull’esercizio 2015”. C’è poi l’introduzione del nuovo sistema di contabilità che partirà dal 1 gennaio 2015 e che finirà “per irrigidire ancora di più i bilanci già in difficoltà degli enti. Questo – ha evidenziato Fassino – , unitamente ai tagli e al fondo di spesa per i crediti poco esigibili, produrrà un peso ancora più oneroso rispetto ai tagli. Inoltre il calo di 4 miliardi alle Regioni può tradursi in una nuova scure sui servizi dei Comuni, a cominciare dal trasporto pubblico locale e dal welfare”.
E l’allentamento del patto di stabilità per un miliardo? “Apprezziamo, certo, la decisione – risponde Fassino – che è una rivendicazione da anni portata avanti dall’Anci. Voglio però ricordare che l’istituzione del fondo per i crediti difficilmente esigibili, calcolato a spesa corrente, e il miliardo e duecento milioni di tagli rischiano di vanificare l’allentamento del patto con conseguente rischio di saldo zero per i Comuni”.
Fassino è poi tornato sul contributo dei Comuni al risanamento dei conti pubblici, rimarcando che “nel periodo 2007-2014 i Comuni hanno subito un taglio complessivo pari a 16 miliardi, assai minore invece è stato il contributo dato dallo Stato centrale. Certo – ha proseguito il sindaco di Torino – tutti debbono fare uno sforzo per contribuire al risanamento dei conti, come giustamente dice Renzi, ma bisogna creare le condizioni necessarie per far sì che i Comuni possano continuare ad erogare i servizi, che vogliamo continuare a garantire; senza ricorrere a un aumento del prelievo fiscale, quando giustamente – ha concluso – la legge di stabilità lo alleggerisce”.
Infine il presidente Anci ha ricordato come “da parte dell’informazione si continua a far credere che i Comuni sono centri di spesa parassitari; ebbene, questa a mio parere è un’operazione disonesta, perché i sindaci spendono tutte le risorse a loro disposizione per erogare servizi ai cittadini, come asili nido, assistenza domiciliare agli anziani, trasporto pubblico locale o sostegno alle persone deboli e disabili. Quando investiamo – ha attaccato ancora Fassino – non giochiamo i soldi al casinò ma li investiamo in infrastrutture, risanamento ambientale e modernizzazione delle nostre città. Rappresentarci parassitari è intellettualmente disonesto”.
Ma ci sono spazi di trattativa per limitare i tagli? “In tutte le finanziarie – ha risposto il presidente dell’Anci – c’è sempre una fase di confronto e di negoziato. Si dimentica troppo spesso che la legge deve essere convertita dal Parlamento, dove ci sarà l’occasione per cercare introdurre gli emendamenti necessari a migliorarla”, ha concluso.