Lunedì 4 Novembre 2024

Legge stabilità, forte dissenso dei sindaci pugliesi: “Basta tagli lineari, Governo non rispetta i patti”

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“I Comuni sono gli enti più virtuosi dello Stato, il comparto che pesa di meno sui bilanci della Pubblica Amministrazione”. Il documento dei sindaci pugliesi sulla Legge di stabilità.

Il presidente di Anci Puglia, sen. Lugi Perrone, ha inviato al presidente Anci Nazionale On. Piero Fassino un documento di forte protesta dei sindaci della regione sulla Legge di stabilità. Di seguito il testo del documento.

DOCUMENTO SINDACI PUGLIESI SU LEGGE DI STABILITA

I sindaci pugliesi esprimono forte dissenso in merito ai nuovi drastici tagli previsti dalla nuova legge di stabilità.
I sindaci dicono basta!! I comuni sono allo stremo, non esistono più margini per ridurre la spesa corrente senza negare i servizi essenziali alle fasce più deboli delle comunità. La nuova Legge di stabilità avrà un doppio effetto devastante sui cittadini: meno servizi a fronte di maggiori tasse.

Il Governo non rispetta i patti. In sede di Conferenza unificata dello scorso 19 giugno il Governo si era impegnato a non tagliare il Fondo di Solidarietà Comunale, invece poco prima della scadenza dei bilanci preventivi, con le difficoltà legate alle delibere TASI e con molti bilanci di previsione approvati, sono state effettuate altre e pesanti decurtazioni al FSC.
C’è grande allarme e preoccupazione tra i sindaci, poiché anche i tagli previsti per Regioni e Provincie potrebbero avere gravi ripercussioni sui bilanci di comuni e città metropolitane, proprio in virtù della legge Delrio che trasferisce competenze dalle Province ai Municipi.

Un allentamento del patto di stabilità di 1,5 miliardi inoltre, è ancora insufficiente a rilanciare gli investimenti dei comuni e l’economia del paese, anche perché l’effetto viene neutralizzato dalla nuova manovra imposta ai comuni. A tal proposito serve una forte presa di posizione in ambito europeo, ribadendo che i parametri di Maastricht sono anacronistici, così come il Trattato di stabilità europea (Fiscal compact), che peraltro, sarebbe anche incostituzionale.

Per quanto riguarda i piccoli comuni, si ritiene che qualsiasi processo di unione comunale deve attivarsi nel rispetto dell’autonomia locale e del principio di adeguatezza amministrativa. Vanno subito affrontati e risolti i nodi critici inerenti l’associazionismo e la gestioni associate di servizi. Anci Puglia ribadisce la propria posizione tesa a riprendere e rivendicare con forza da parte dell’Associazione, il principio che le Unioni di comuni debbano prevedere accorpamenti “dal basso”, su base volontaria e incentivata, non obbligatoria. Infine, va ribadita e sostenuta, in un nuovo quadro normativo semplificato, l’esclusione dei piccoli comuni dai vincoli del Patto di stabilità, per evitare di aggravare ulteriormente la crisi delle economie locali minori.

I comuni, devono poter continuare a svolgere la propria missione istituzionale, di garanti della coesione sociale e di promotori di sviluppo. Per poter svolgere questo ruolo e per rendere competitivi i territori c’è bisogno che ai comuni sia riconosciuta autonomia fiscale (ordinamentale e organizzativa) e responsabilità.
I sindaci dicono “basta con i tagli lineari”. I comuni voglio continuare a concorrere al contenimento della spesa pubblica, ma questo va fatto in maniera puntuale, istituendo un tavolo che affronti il problema su tutti i livelli istituzionali individuando sprechi e razionalizzando costi.
I Comuni sono gli enti più virtuosi dello Stato, il comparto che pesa di meno sui bilanci della Pubblica Amministrazione. Oltre ad avere i conti in ordine e ad essere paralizzati dal patto di stabilità, il comparto Comuni dal 2010 ad oggi, ha contribuito al risanamento delle finanze pubbliche molto più di altri livelli istituzionali. (Ben 16 miliardi di €, di cui 8 miliardi del patto di stabilità e altri 8 miliardi di tagli alla spesa corrente).

L’ANCI Nazionale si faccia portavoce nei confronti del Governo del grave stato di incertezza e disagio nella gestione della finanza locale che proviene dai territori. Vi sono amministrazioni in aperta protesta che non avendo approvato il documento di programmazione finanziaria entro il 30 settembre scorso, alla luce delle difficoltà incontrate, si trovano nell’impossibilità di agire sulla leva fiscale, mancando il presupposto alla pretesa erariale.
Se dal prossimo incontro con il Governo non dovessero giungere risposte soddisfacenti, si chiede di alzare il livello di protesta, ricorrendo a iniziative e mobilitazioni clamorose.

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