Negli elenchi delle persone a cui andrebbe intitolata una strada, tra le persone da ricordare ne andrebbe sicuramente aggiunta una che, attraverso le sue foto, ha raccontato per oltre cinquant’anni gli eventi della nostra città: Luigi Losciale. Nato nel 1926, Luigi, detto Giggino, è un ragazzo intraprendente, che comincia da giovanissimo ad appassionarsi alla fotografia. Infatti affianca il fotografo Mario Valente ai tempi in cui la fotografia si faceva solo in posa e in studio, davanti a grosse macchine fotografiche che impressionavano lastre di vetro. Imparato il mestiere, Luigi si mette in proprio nei primi anni ’40, in una stanzetta del cinema Impero, che per qualche anno servì anche da abitazione per la sua famiglia. Proprio qui, nottetempo, finita la proiezione del film serale, affiancato dalla moglie Concetta, Luigi sviluppava le pellicole delle foto realizzate durante la giornata. Erano i primi anni in cui, grazie alla tecnologia importata dagli americani, le foto si potevano fare anche per strada, con la città e la natura come sfondo, con pellicole da 35 mm. Luigi, da persona intraprendente, era sempre pronto, macchina fotografica al collo, ad intervenire in tutti gli eventi della quotidianità di quel piccolo centro che era allora Manfredonia. Cerimonie, inaugurazioni, manifestazioni, religiose o no, e avvenimenti vari: Luigi era sempre così presente e puntuale che quando lo vedevano arrivare la gente esclamava:“Ecco arriva Giggino, sempre al momento giusto, sembra la Settimana INCOM”, con riferimento al cinegiornale che veniva trasmesso nei cinema prima della proiezione del film. Luigi era così appassionato alla fotografia che quasi tutto quello che guadagnava lo “investiva” in apparecchiature fotografiche di ogni genere. Negli anni, il suo prestigio andò aumentando, tanto da diventare fotografo di fiducia delle autorità costituite per l’esecuzione di lavori che richiedevano serietà e riservatezza, come i rilievi per la polizia. Insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica, fu anche vicepresidente dell’Associazione Artigiani e presidente della categoria fotografi per numerosi anni. Dei dieci figli che ebbe, quattro hanno seguito le orme del genitore, essendo cresciuti a “pane e fotografia”. Matteo, che ci ha raccontato questa storia, è il terzo figlio, e ci ha riferito che la sua nascita avvenne proprio mentre la madre, a notte inoltrata, era intenta allo sviluppo delle foto nella stanzetta del Cinema Impero. “Sono venuto alla luce in camera oscura. Chi l’avrebbe detto che quello sarebbe stato il mio lavoro, per tutta la vita”, dice. E ancora: “Mio padre mi ha inculcato la passione per questa attività. Io l’ho seguito sin da bambino, portandogli la borsa con le pellicole, e da lui ho imparato tutto quello che poi mi è servito per il mio lavoro”. Infatti Matteo ha aperto il suo studio fotografico nel 1968, e da allora non ha mai smesso di ritrarre splendide albe e tramonti infuocati sul mare, barche di pescatori, i tanti mestieri ormai scomparsi, e tanti volti della nostra città. Una memoria che resta nei libri dove raccoglie i suoi scatti, la sua visione del mondo ancora impressa su pellicola, e non sul digitale. A seguire le orme di Giggino e Matteo adesso c’è la terza generazione dei Losciale, Luigi come il nonno, figlio di Matteo. A lui tocca il compito di portare avanti e trasmettere questa passione di famiglia per un’arte che, con tutta l’evoluzione delle tecniche e dei materiali, non perderà mai il suo fascino.
Mariantonietta Di Sabato
@Anonimus: Non c’è (giustamente) traccia del nome degli altri figli. L’arte è cosa ben diversa dall’hobby. Il talento non può essere appannaggio di tutti ed è giusto così…
Bellissimo articolo…avrei citato tuttavia anche i ‘nomi’ degli altri figli che hanno proseguito le orme del padre. Oltre a Matteo Losciale anche Lino, Mario e Claudio Losciale.
😉
E CHE DIRE DEI FOTOGRAFI DEI MAESTRI VALENTE SUOI MAESTRI?