Si informa che al Senato il giorno 30 settembre 2014 con atto n.1-00316 nella seduta n. 320 è stata presentata la mozione per il Gargano a firma dei portavoce del Movimento Cinque Stelle:
DONNO, CRIMI , VACCIANO , MANGILI , MONTEVECCHI , SERRA , MORONESE , BLUNDO , PUGLIA , ENDRIZZI , SANTANGELO , FUCKSIA , BERTOROTTA , PETROCELLI , BUCCARELLA ,AIROLA , MOLINARI ,CIOFFI , NUGNES , BULGARELLI , CASTALDI , CAPPELLETTI , MARTON ,FATTORI , GIARRUSSO. Si riporta di seguito, su segnalazione della portavoce Daniela Donno, l’atto integrale presentato ieri.
Il Senato,premesso che:
tra il 5 e il 6 settembre 2014 in 48 ore sul territorio pugliese del Gargano è caduta più acqua che in un anno intero: circa quattrocento millimetri. Ciò ha causato una gravissima tragedia: 2 morti e centinaia di feriti più o meno gravi, oltre a quasi 300 milioni di euro di danni, secondo le stime effettuate dalla Protezione civile regionale. Sono state inghiottite intere spiagge, campeggi e residence. L’evento alluvionale ha costretto residenti e turisti a cercare rifugio sui tetti, mentre chi ha potuto, prima che le autorità procedessero al blocco delle strade e prima della caduta di alcuni ponti, è fuggito; la prima vittima è stata il giovane agricoltore di Vico del Gargano (Foggia), Antonio Facenna di 24 anni. È stato trovato morto sotto la sua auto trascinata via dal fango a Carpino dove l’agricoltore si stava recando per lavorare nella masseria di famiglia; il cadavere di Vincenzo Blenx, 70 anni, di Peschici (Foggia), è stato ritrovato in mare dagli uomini della Capitaneria di porto di Vieste, circa 300 metri al largo del costone di Peschici, ad un chilometro e mezzo dal luogo della scomparsa; una vittima indiretta è anche Michele Di Donato, 65 anni, panettiere di San Severo (Foggia): l’ambulanza, su cui era stato caricato dopo essere stato colpito da infarto, è rimasta impantanata, a causa delle strade diventate viscide lingue di fango;da un punto di vista infrastrutturale, sono stati calcolati danni molto ingenti; drammatici risultano essere anche i danni ai campi: l’agricoltura del Gargano, l’agrumeto di Puglia, è stata messa in ginocchio. La stima dei primi danni racconta già di aziende destinate a chiudere e di agricoltori che hanno perso tutto; a Peschici è scomparsa la spiaggia cittadina e i villaggi turistici sono stati sventrati. Mentre tutte le strade sono impraticabili, ad una prima stima si parla di 100 milioni di euro di danni; nel territorio di San Marco in Lamis (Foggia) vengono segnalate 14 frane, di cui 7 gravi, e 150 sfollati, con danni per oltre 70 milioni di euro;il sindaco del Comune di Vico del Gargano stima che i danni ammontino a non meno di 40 milioni di euro, senza considerare che ad oggi è impossibile quantificare i danni agli agrumeti e agli oliveti: 3 sono i canali ostruiti (Canneto, Calenella e Sant’Antonio), molti tratturi sono ormai spariti; vi sono 4 strade bloccate, la viabilità per via delle frane consistenti è compromessa; qualche attività commerciale a San Menaio è stata danneggiata, mentre i 2 campeggi di
Calenella, uno dei quali è stato evacuato, hanno subito danni ingenti; secondo il sindaco di Rodi Garganico (Foggia) i danni sono incalcolabili: più di 50 milioni di euro le risorse che dovranno essere stanziate per la messa a norma di strade e costa. Sono state, inoltre, distrutte le attività turistiche dell’hotel Tramonto, di Villa Mare, e dell’hotel Riviera, nonché le spiagge e la ferrovia è intransitabile; per quanto riguarda il Comune di Vieste (Foggia), l’ufficio tecnico e la Protezione civile stanno calcolando le cifre del disastro, ma si può già dire con certezza che i danni ammontano ad oltre 5 milioni di euro. Secondo quanto dichiarato dall’assessore alle attività produttive, ingenti sono i danni in termini di viabilità (in molte strade è saltato l’asfalto), le strade rurali sono scomparse. È crollato il ponte nella zona San Luca, mentre hanno perso l’intero manto stradale 2 strade provinciali: la SP 52 Santa Maria-Mandrione e quella che congiunge il lungomare Mattei con la Fondazione Turati. Sarebbe impraticabile anche la via che porta alla zona Paradiso Selvaggio; il territorio del Comune di Carpino (Foggia), che si estende sulla montagna, ha subito le conseguenze del riversarsi di centinaia di ettolitri d’acqua nella piana, acqua che, secondo quanto dichiarato dai testimoni, trasportava a velocità pazzesche carcasse di animali e automobili. Sono caduti dei ponti in località San Pietro e in località Macchito. Molto gravi sono anche i danni agli oliveti e alcuni terreni sono stati inghiottiti dal fango, divenendo così improduttivi e sterili. Il canale dove ha trovato la morte l’allevatore Antonio Facenna – secondo le testimonianze della popolazione locale – era in secca da almeno quarant’anni; nel territorio comunale di Rignano Garganico (Foggia), sono 2.000 gli ettari inondati dal fiume Candelaro tracimato. Incalcolabili i danni agricoli, secondo il sindaco sono state distrutte le coltivazioni di pomodori, asparagi, verdure, frutta, olive e uva da vino da tavola; nel Comune di San Giovanni Rotondo (Foggia), tra gli smottamenti verificatisi, desta particolare preoccupazione quello generatosi nell’impluvio in località Scurci, a monte di viale Cappuccini, all’altezza di via Sant’Adele-via Sant’Ignazio; il sindaco del Comune di Cagnano Varano (Foggia) denuncia l’avaria del depuratore cittadino e la pesante compromissione della viabilità rurale; inoltre, vi sono 2 importanti canali che arrivano nella Baia di Peschici: l’Ulse e il Kalena. Il primo raccoglie le acque delle colline di Peschici e di Vico del Gargano, mentre il secondo, più grande, raccoglie le acque provenienti dalla foresta Umbra. Entrambi hanno la peculiarità di essere stati realizzati a lotti, l’ultimo dei quali, quello che dovrebbe collegarli alla collina e alla foresta Umbra, è inesistente. Ciò fa sì che il naturale scorrere dell’acqua verso tali canali venga investito da una marea di detriti, di alberi ed arbusti, e che siano trasportati notevoli cumuli di materiale ogni volta che piove.
La Baia di Peschici è stata investita in pieno dai 2 sopracitati canali che hanno trasportato in mare detriti, arbusti, roulotte, pezzi di immobili con il relativo mobilio, automobili, motorini e altri rifiuti di ogni genere; pertanto, la baia attualmente è pericolosa per la balneazione, in quanto
coloro che si sono avventurati hanno subito ferimenti e in molti casi hanno dovuto ricorrere alle cure mediche per suture. In vista della prossima stagione estiva, occorre assolutamente procedere ad una dragatura, onde evitare il definitivo collasso dell’indotto turistico del Gargano; tra le infrastrutture seriamente danneggiate è possibile annoverare anche lo stadio Michele Maggiano, in erba artificiale di ultima generazione, costruito tra il 2000 e il 2009; c’è molta apprensione per l’inconcludenza fino ad ora dimostrata dal Governo, testimoniata anche da tristi precedenti: ad esempio la situazione che si è venuta a creare in Emilia-Romagna dopo il sisma del 2012, a L’Aquila dopo il sisma del 2009, per non parlare di chi ancora vive in dimore di fortuna nell’Umbria colpita dal terremoti nel 1997 o in altre realtà colpite da calamità naturali ancora più risalenti: situazioni nelle quali la condizione di emergenza sembra tragicamente essere divenuta ordinaria e permanente; peraltro, occorre sottolineare con grande fermezza che quanto accaduto negli ultimi anni non lascia presagire nulla di buono rispetto al futuro: il 5 e 6 settembre si è verificato nel Gargano un fenomeno meteorologico di natura straordinaria, ma non si può sottacere anche la grave incuria delle istituzioni; infatti, visitando il sito web “dissestopuglia” (ufficio del Commissario straordinario delegato), si può capire che il disastro sul Gargano poteva essere evitato o quanto meno limitato; il 25 novembre 2010 fu siglato un accordo di programma tra Ministero dell’ambiente e Regione Puglia finalizzato alla programmazione e al finanziamento di interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico. La maggior parte degli interventi riguardava la provincia di Foggia, tra il Gargano e i monti Dauni, per un importo complessivo di 210 milioni di euro; tali interventi avrebbero dovuto riguardare anche le zone del Gargano alluvionate recentemente come il canale di Kalena a Peschici (importo stanziato 2,5 milioni di euro), il tratto di costa a ridosso di San Menaio (850.000 euro) e le zone montane dell’abitato di San Marco in Lamis (1,8 milioni). Secondo quanto segnalato ai firmatari del presente atto, si tratta di lavori appaltati, ma mai eseguiti perché occorrevano i pareri tecnici degli enti preposti sul territorio. In 4 anni non si è riusciti a convocare la conferenza dei servizi per raccogliere la documentazione necessaria per avviare le opere di mitigazione del dissesto idrogeologico; secondo quanto si apprende da fonti di stampa, lo scorso 9 settembre la Giunta regionale ha richiesto al Governo l’avvio delle procedure per lo stato di emergenza, per ciò che concerne gli interventi di protezione civile sul territorio, mentre per quanto riguarda l’agricoltura ha deliberato lo stato di calamità naturale; secondo quanto riportato dagli organi di stampa, lo scorso 19 settembre l’assessore regionale alla protezione civile Guglielmo Minervini avrebbe dichiarato che “dalla ricognizione effettuata dal Servizio Protezione civile per il Dipartimento nazionale, emerge che le somme necessarie per il sostegno delle spese già sostenute e per le attività urgenti per la prima messa in sicurezza immediata del territorio ammontano complessivamente a circa 65 milioni di euro, le somme necessarie per i ripristini delle infrastrutture pubbliche danneggiate e per il ripristino del reticolo idrografico ammontano a circa 109 milioni di euro, mentre i danni ai privati ed alle attività produttive superano i 100 milioni di euro. Complessivamente si tratta di 274 milioni di euro”.
Sempre secondo quanto riportato dalla stampa, nei giorni successivi agli eventi alluvionali la Giunta regionale avrebbe stanziato 2,8 milioni di euro per fronteggiare i primi interventi necessari per contenere e mitigare il rischio idraulico: la delibera approvata dal Governo regionale attribuirebbe 1,5 milioni di euro ai consorzi di bonifica di Capitanata e del Gargano, per i primi interventi da compiere con urgenza nelle aree colpite dall’alluvione dei giorni scorsi. 500.000 euro servirebbero per il ripristino dei danni al torrente Candelaro. La restante somma verrebbe
impiegata per la pulizia dei detriti presenti alla intersezione dei corsi d’acqua con le strade; stando a quanto riportato da fonti di stampa, inoltre, la procura della Repubblica di Foggia ha aperto un fascicolo d’iniziativa d’ufficio, su segnalazione dei Carabinieri del comando provinciale del capoluogo dauno, per i reati di disastro colposo, omicidio colposo, violazioni delle leggi urbanistiche e omissione di atti d’ufficio; è opportuno specificare che gli agricoltori e gli abitanti del territorio interessato avevano provveduto, in precedenza, a stipulare polizze assicurative comprendenti anche il risarcimento per danni riconducibili a calamità naturali ed eventi atmosferici. Tuttavia, al momento della richiesta di risarcimento, hanno ricevuto un diniego dalle compagnie assicuratrici di riferimento, a causa di una mancata formale dichiarazione di calamità
naturale da parte delle istituzioni competenti; infine, nonostante fosse stato annunciato che il Consiglio dei ministri si sarebbe occupato della vicenda il 19 settembre scorso, ciò purtroppo non è avvenuto perché (a quanto si apprende dalla stampa) la documentazione necessaria non era completa e la Protezione civile non ha avuto il tempo di esaminare la citata relazione tecnica dettagliata redatta dalla Regione Puglia, in cui si quantifica in 274 milioni la stima dei danni, alle strutture e alle aziende. Sarebbe, infatti, compito della Protezione civile verificare la congruità
della valutazione dei danni, calcolati anche sulla base dei costi standard; nella medesima seduta del Consiglio dei ministri, peraltro, il Governo, ironia della sorte, ha avuto modo di occuparsi del foggiano. Si legge, infatti, nel comunicato ufficiale: “Il Consiglio dei ministri, in considerazione
dell’interesse pubblico all’incremento di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, quale obiettivo primario a livello nazionale e comunitario, ha deliberato che sussiste la possibilità di procedere, rispettando le verifiche e le prescrizioni richieste dagli Enti coinvolti in sede di conferenza di servizi, alla costruzione e all’esercizio di impianti eolici nei seguenti Comuni in provincia di Foggia: Apricena, San Severo, Sant’Agata di Puglia, Rocchetta Sant’Antonio, Foggia e Orsara di Puglia”.
Pertanto un’area del Mezzogiorno, duramente danneggiata da un evento calamitoso, attende finanziamenti pubblici urgentissimi per avviare il processo di ricostruzione. Occorrono 274 milioni di euro, 65 dei quali sono già stati spesi per gli interventi di massima urgenza: risorse che non
vengono ancora stanziate. In compenso, si autorizza la realizzazione in quella stessa provincia disastrata, che ha già pagato un durissimo prezzo in termini di devastazione paesaggistica all’invasione dei parchi eolici, di un’altra messe di pale eoliche
impegna il Governo:
1) a svolgere una seria, approfondita ed attendibile ricognizione dei danni che hanno colpito i comuni dell’area garganica, da concludersi entro 30 giorni dall’approvazione del presente atto di indirizzo;
2) a procedere, successivamente, allo stanziamento dei fondi necessari al ripristino delle infrastrutture danneggiate, dando la priorità alle abitazioni civili, alle strade e ai ponti, nonché a quelle necessarie per la più rapida ripresa delle attività produttive, anche attingendo al Fondo
per le emergenze nazionali (iscritto al capitolo 7441 del Ministero dell’economia e delle finanze, mentre la gestione delle risorse è demandata al capitolo 9779 del bilancio della Presidenza del Consiglio dei ministri) e provvedendo all’avvio dei lavori entro 60 giorni, nonché entro 180 giorni
alla loro conclusione a decorrere dall’approvazione del presente atto di indirizzo e valutando l’opportunità dell’impiego delle forze armate;
3) a disporre un piano di bonifica, ripristino e manutenzione dei canali, al fine di ricreare il necessario sfogo per le acque piovane, nonché all’ultimazione di quelli già in programma;
4) ad utilizzare tutti i poteri a disposizione per far sì che l’accordo di programma del 25 novembre 2010 sia pienamente attuato e che i responsabili della sua mancata attuazione vengano individuati ed estromessi dalla relativa organizzazione, segnalando all’autorità giudiziaria eventuali responsabilità penali;
5) a prevedere un particolare regime di sgravi fiscali per le popolazioni colpite dagli eventi calamitosi, intervenendo opportunamente nei confronti dell’agenzia delle entrate, nonché su Equitalia al fine di congelare i procedimenti di riscossione tributaria attualmente in corso;
6) a garantire l’attuazione nei tempi indicati di quanto previsto dal dispositivo, anche mediante l’emanazione di provvedimenti normativi d’urgenza.
Nota stampa Sipontini 5 Stelle
bravi così si fa. bisogna dimostrare agli increduli che gli altri fanno promesse mentre 5 stelle fa i fatti ed è su tutto il territorio
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bravissimi