Prevenire è meglio che curare è il precetto che, mentre per i cittadini e il territorio può essere una manna, per le lobby, gli speculatori, i cementificatori, i predatori di territorio, gli impostori e i partitocrate, diventerebbe una mannaia.
La memoria dovrebbe essere ancora viva della telefonata tra Francesco Maria De Vito Piscicelli, l’imprenditore che ha riso la notte del terremoto dell’Aquila parlando col cognato Pierfrancesco Gagliardi. Lui pensava già agli affari che avrebbe potuto realizzare, affermando, tre giorni dopo il terremoto, che già gli sono stati chiesti «sei escavatori e venti camion». Che dire poi di quello che avrebbe dovuto fare il padron della protezione civile, Bertolaso e le dichiarazioni scioccanti tra un politico e un tecnico:“O gli pigli mo’ o non gli pigli più…”, “abbiamo avuto il culo di…”.
Dopo 5 anni, l’Aquila langue e i bambini vanno a scuola in strutture d’emergenza. I miliardi stanziati e spesi dove sono andati a finire? Domanda sciocca alla quale si ripete la solita tiritera.
Di tutte le altre catastrofi non si sente più parlare mentre i cittadini, privati dei loro averi e perfino della loro storia e dignità, continuano a vivere disagi inaccettabili.
I disastri ambientali sono diventati una sorta di rassegnazione per gli italiani. A pagare i danni sono sempre e solo i cittadini che vedono andare in fumo i propri sacrifici in pochi minuti, ad arricchirsi sono sempre e solo i soliti noti. I cittadini che hanno subito l’alluvione nel modenese, nonostante lo stato di calamità naturale, aspettano ancora le promesse dei politicanti per gli ingenti danni subiti. Questo dimostra che per ogni disastro c’è sempre chi si arricchisce e chi subisce il danno.
La storia si ripeterà con l’alluvione che ha colpito in questi giorni la puglia? I politicanti sgomitavano per fregiarsi della primogenitura nel richiedere lo stato di calamità naturale. La richiesta è stata avanzata e tutti siamo felici e contenti. Non si può dire lo stesso di quegli agricoltori che hanno visto, dopo mesi di sacrifici e sborso di denaro, distrutto il loro raccolto, pomodori, uva, ortaggi e così via. Per loro inizia il calvario della produzione di documentazioni e lunghe file tra patronati e associazioni varie per il riconoscimento del danno. Quel danno che, se verrà riconosciuto in parte, non potrà mai ripagare i sacrifici e il sudore versato per arrivare alla raccolta che ormai è andata in fumo. Non mancano casi dove, il riconoscimento del danno subito, diventa strumento di mercimonio e clientelismi a favore dei più furbi.
I politicanti sanno bene che, la richiesta di calamità naturale, è l’occasione per una possibile gestione di denaro pubblico. Sanno bene che, con tale richiesta, si interviene sugli effetti e non sulle cause. A loro non conviene eliminare le cause ma agire sempre e solo sugli effetti in modo da gestire continuamente le emergenze che portano soldi. Questo lo dimostra senza ombre di dubbio la gestione Bertolaso della Protezione Civile, di cui tutti conoscono vita e miracoli. Gestione che, nonostante godesse delle innumerevoli deroghe a leggi e leggine, ha solo gestito le emergenze (gli effetti) godendo di un enorme potere finanziario; usato anche per scopi non prettamente idonei alla salvaguardia del territorio.
La “Politica”, non quella che da decenni si cimenta nei talk show urlando lo slogan “Prevenire è meglio che curare” dopo i disastri,dovrebbe trovare il coraggio e la capacità di individuare i responsabili delle devastazioni e far pagare loro i danni provocati piuttosto che ai soliti contribuenti.
Non è difficile individuare gli amministratori e i tecnici che hanno rilasciato licenze edilizie per sconsiderate cementificazioni e autorizzazioni ad un uso improprio del territorio. A questi si aggiungono i controllori che avrebbero dovuto controllare e non l’hanno fatto. Se si facessero pagare a questi signori i danni provocati dai cosiddetti eventi naturali ma che di naturale c’è solo la sconsideratezza di chi è in cerca di facili arricchimenti, forse si riuscirebbe a limitare catastrofi e vittime.
Purtroppo coloro che rilasciano licenze e autorizzazioni, oltre a chi è deputati ai controlli, spesso vengono colpiti da improvvisa cecità, non causata dalla presenza di bistecche ma di mazzette sugli occhi. Questi, oltretutto, fungono anche da supporter a coloro che dovrebbero prendere provvedimenti legislativi nei loro confronti e quindi tutto diventa aleatorio e canzonatorio dove il motivo predominante è: “finchè la barca va, lasciala andare …”.
Matteo docet.
Pino Delle Noci
Scrivete su GOOGLE e vedrete le “Immagini relative a cade balcone a l’aquila…”. da non credere…. ed il fabbricato era anche antisismico….. poveri noi…. Italiani….