Il mio lavoro di medico oculista mi ha portato nel corso della vita a girare diversi posti del mondo. Il caso ha voluto che nel 2001 io mi trovassi negli Stati Uniti dove lavoravo presso l’Ospedale “Newark Beth Israel Medical Center” nel New Jersey. La mattina dell’11 di settembre era una bella giornata di sole con un cielo azzurro e limpido; dalla mia postazione potevo osservare distintamente le torri gemelle sullo sfondo di Manhattan.
Verso le 9,00, mentre ero in reparto, e totalmente ignaro di quello che stava succedendo, vidi all’improvviso una delle due torri in fiamme. Pensai ad un incendio e continuai ad osservarla con la curiosità di vedere come gli americani, sempre pronti a tutto, l’avrebbero spento. Ad un tratto notai che stava sopraggiungendo da lontano un aereo e pensai che stessero arrivando i soccorsi, perciò rimasi a fissare la torre in fiamme. Mentre l’aereo si avvicinava mi resi conto che la traiettoria che stava seguendo era strana ma non ci diedi troppo peso.
Con terrore e sgomento, invece, l’aereo proseguì dritto nella seconda torre colpendola e generando la grande esplosione che tutti ben conosciamo, avendola vista centinaia di volte in TV. Rimasi attonito e senza parole. Accesi il televisore della sala d’attesa e scoprii quello che stava accadendo: sembrava fosse scoppiata la guerra, con bollettini aggiornati di minuto in minuto sul numero delle vittime.
Pochi minuti dopo i notiziari diffusero la notizia di altri due aerei dirottati, uno caduto sul Pentagono e l’altro, grazie al gesto eroico dei passeggeri, si era schiantato in Pennsylvania. Subito dopo queste notizie, la prima torre iniziò a collassare e successivamente anche la seconda. Il panico e la paura dominavano tra la gente, le principali strade e gallerie erano bloccate, gli aeroporti chiusi, i treni e i mezzi di soccorso fermi,lo stato di allerta era stato dichiarato, in poche parole la città di New York era completamente paralizzata. Fu una lunga giornata, vissuta con la paura di altri attentati e con la pronta disponibilità all’intervento, compreso il mio reparto, per soccorrere i feriti.
Riuscii a tornare a casa solo alle 22,00 con mezzi di fortuna, contento di poter riabbracciare la mia famiglia e con la consapevolezza che avremmo vissuto un periodo molto difficile, infatti, da quel giorno i telegiornali non fecero altro che mostrare il dramma e la disperazione dei familiari delle vittime. Si viveva in un clima di paura per eventuali attentati, enfatizzati dalla TV, e rabbia per quello che era successo; un crescendo che culminò nella dichiarazione di guerra al terrorismo.
Il resto della storia lo conoscete tutti, ma una cosa è certa, nonostante siano già trascorsi 13 anni, il ricordo di quel tragico evento è tuttora impresso nella mia mente come se fosse accaduto ieri.
Eugenio Del Mauro
Carissimo Eugenio, ci siamo conosciuti la scorsa estate in vacanza e, pur avendo parlato di tutto, non abbiamo avuto occasione di parlare dell’11/9/2001!! Il tuo ricordo mi ha toccato molto e denota una sensibilità’ profonda. Anch’io ricordo tutto, dalle ore 15 italiane in poi, quando 2704 vite sono state spezzate dalla violenza e dalla sete di potere, mentre io ero nella mia cucina a preparare il cibo per gli invitati alla mia festa di compleanno!!!
Grazie, bisogna ricordare per non dimenticare!!!
Eugenio,
hai vissuto quei momenti di storia in diretta con i tuoi occhi e quindi la porti dentro. Molti di noi la ricordano perché, anche se lontani, sensibili alle tragedie altrui.
Io ero a lavoro ma ascoltai in TV la notizia e seguii l’avvenimento con i colleghi. Fu l’unica volta che l’A.D. non ci disse di ritornare a lavoro. Eravamo tutti increduli di quello che era successo e che stava ancora succedendo.
Il mondo da allora è cambiato e non sempre in meglio. I cattivi più cattivi e i buoni forse più buoni.
Michele Castigliego
Racconto molto toccante!