Dopo il delitto Matteotti e le leggi eccezionali fasciste del novembre 1925 non si ha più possibilità in Italia di esercitare l’opposizione, con l’annientamento delle vecchie organizzazioni proletarie e popolari. Da questo momento in poi, venuta meno l’attività organizzata di partito e di sindacato, l’ “opposizione” si fa sentire con atti e scene di malcontento quotidiano. Del resto, si ha la “fuga” di molti intellettuali e non, nelle file fasciste: si deve pur vivere o sopravvivere! Ed è così che l’opposizione si manifesta ancora in soli atti di “movimentazioni”, di “romori”, nei mugugni, nelle emissioni di sberleffi, specie nelle parate ufficiali, con esposizione della frangia rossa di un fazzoletto nel taschino, nelle liti personali, con esponenti fascisti rissosi e facinorosi. Si iniziano a redigere gli elenchi dei “renitenti”e dei “sovversivi”, dai quali saranno “presi” non pochi nominativi per essere mandati in Russia con l’ARMIR. Tredici di essi non torneranno più. Per avere un quadro abbastanza esauriente di questi “romori” abbiamo spulciato gli atti amministrativi locali, i quali, nella loro tragico-comicità danno il senso di come, poi, la popolazione ha considerato il Fascismo: si è voluto cambiare (è stato e sarà sempre così) per non cambiare niente. Si ha che, il 7 settembre 1923, l’assessore Brigida fa relazione alla Giunta municipale in merito al comportamento di alcuni “bandisti” suonatori nella banda municipale (molti dei quali artigiani ed ex militanti socialisti), i quali non vollero rispettare l’ordine di precedenza, secondo il quale essi dovevano seguire, nel complesso bandistico, l’Associazione Cattolica “Circolo Sipontino”. L’atto di insubordinazione, già grave di per sè, si acuisce ancor più per la circostanza che gli stessi bandisti “indisciplinati” ritennero lecito recarsi, poi, presso le abitazioni dei colleghi per incitarli a consegnar uniformi e strumenti musicali. Cosa che avvenne. La manifestazione riguardava, manco a dirlo, la processione, in occasione della festa patronale, durante la quale, per tradizione di quel periodo, pare che gli animi umani… si sentano più liberi! Ora, l’assenteismo di alcuni bandisti mise in crisi il concerto musicale locale, che non potette più suonare per mancanza di…strumentisti. Venne incaricato un musicante “fidato” a recarsi nelle città vicine per reclutarne altri, cosa che non riuscì, per cui gli “indisciplinati” furono riammessi (o “intimati”) a…suonare! Altro caso riguarda ancora un “bandista”, Gennaro Arpano (di sincera fede socialista), il quale, per il suo “carattere” intollerante, venne più volte espulso e riammesso nel locale concerto bandistico. In pratica, la messa in burla di molti apparati burocratici, di molte manifestazioni e di molti “ras” o “ducetti” era inevitabile. Ed il fascismo divenne così un macabro regime da barzelletta!
Giovanni Ognissanti
(Archivio Storico Sipontino)