Al Lago Salso si fa e si disfa
La ristrutturazione di un vecchio rustico sito nel vasto comprensorio lacustre Oasi Lago Salso, in albergo per accogliere gli amanti della natura allo stato originario e della ricca avifauna che vi stanzia, sta per essere realizzata. Completata, anzi. I lavori iniziati alcuni anni orsono si sono interrotti non bastando per terminarli i 430 mila euro assegnati dalla Regione Puglia. Ora sono arrivati altri 350 mila euro che consentiranno di completare l’opera.
Una buona notizia diffusa con sommo gaudio dal sindaco Angelo Riccardi e dall’assessore al territorio Antonio Angelillis. Complessivamente 750 metri quadri utili per allestite venti posti letto estensibili a trenta dislocati in cinque minialloggi da quattro posti estensibili a sei.
“Una struttura – hanno evidenziato sindaco e assessore – che va ad accontentare, in particolar modo, quella parte della domanda turistica che privilegia per le proprie vacanze i contenuti di sostenibilità e rispetto dell’ambiente”.
Il nuovo albergo detto “diffuso” si andrà ad aggiungere ad un’altra ministruttura in esercizio da alcuni anni, comprensiva di alcune camere e di un ristorante accogliente gestito dallo chef Paolo Vairo.
L’Oasi Lago Salso è un’area umida di grande valore naturalistico, la più importante del bacino mediterraneo. Circa mille ettari, tra agricoli e vallivi, ricadenti nel perimetro del Parco del Gargano.
Un patrimonio di grande qualità naturalistica facente parte del demanio inalienabile comunale, il cui recupero per finalità economiche iniziò alla fine dell’Ottocento per proseguire nei primi decenni del secolo scorso ed oltre. Negli Anni sessanta una società del nord la prese in fitto per farne una risaia. Ma la sfruttò più come riserva di caccia. Il sindaco Michele Magno (1975-1982) avviò una dura battaglia per il ritorno del comprensorio nella disponibilità del Comune di Manfredonia. Da allora vennero impiantate, o si tentò di avviare, una serie infinita di iniziative: da quelle agricole, a quelle scientifiche di attività sperimentali con il coinvolgimento anche dell’Università di Foggia, a quelle naturalistiche con l’istituzione di un “Centro Studi Naturalistici onlus”, affiliato alla Federazione Nazionale Pro Natura con attività didattiche e di ricerca sulla fauna e sulla flora dell’Oasi affiliato al WWF Italia, e ancora di un Centro di recupero tartarughe Tartanet di Legambiente, per non dire delle attività turistiche.
Di tutto questo movimento è rimasto ben poco, mescolato e rimescolato senza un filo logico, una programmazione complessiva. La solita penalizzante povertà progettuale. La stessa società Oasi Lago Salso non riesce a concepire una precisa utilizzazione di quel tanto ben di Dio.
Così che, per fare un esempio, mentre si gioisce per l’opportunità di completare un’opera finalizzata ad incentivare il turismo, si elimina il Centro tartarughe attrezzato di tutto punto (e costato alle casse statali pressoché quanto si spende per allestire l’alberghetto), un presidio scientifico di pregio ubicato in luogo ideale, riferimento turistico di grande attrazione. Insomma si fa come faceva Penelope con la nota tela. Con la differenza che la regina di Itaca un progetto ce lo aveva.
Michele Apollonio