Avremmo dovuto già ammirarle a Manfredonia accompagnate da ben due ministri le 418 monete antiche, finora custodite nel Museo Nazionale Criminologico di Roma. Il tutto era previsto per i 3 di febbraio scorso. Poi la crisi di governo, il cambio dei ministri della Giustizia e dei Beni culturali. Ora, apprendiamo dall’on. Michele Bordo, che già si era speso parecchio nella prima fase, che saranno finalmente trasferite ed esposte nel Castello di Manfredonia. Glielo ha confermato il ministro della Giustizia Andrea Orlando, “con il quale negli ultimi mesi, afferma, ho portato a conclusione il lavoro avviato poco più di un anno fa per restituire alla nostra terra questo ‘tesoro’ archeologico”.
Le monete, 414 delle quali in argento, risalgono al V ed al III secolo avanti Cristo, furono rinvenute nell’antica Arpi, area poco distante dalla romanica Siponto, e confiscate nel 1952 per finire, dopo 10 anni, al Museo Nazionale Criminologico, “dove sono state recuperate anche grazie all’intervento dell’ex ministro Massimo Bray”, continua Bordo.
Protagonista di questo prodigioso ritrovamento così come di quelli di due collezioni di vasi rinvenuti in zona e finiti qualche decennio fa nel Veneto, il sindaco Angelo Riccardi, dimostratosi particolarmente attento al recupero e alla valorizzazione della memoria sipontina-manfredoniana.La storia prende le mosse il 20 maggio 2013 quando il sindaco scrive al soprintendente per i beni archeologici per la Puglia per avere notizie circa “un tesoretto monetale del territorio di Manfredonia” la cui esistenza aveva appreso navigando in internet.Si apriva uno scenario rimasto alquanto affollato ma rimasto nell’ombra sul quale si sono andati muovendo Soprintendenze, vari Ministeri, ufficio del Genio civile di Foggia, Magistratura, il Museo criminologico di Roma ed anche privati. Una fitta corrispondenza per dipanare una matassa che nel tempo si era ingarbugliata parecchio.
In sintesi. Nel 1952 i carabinieri della Compagnia di Foggia sequestrarono un forziere contenente 1,550 chilogrammi di monete d’argento, rinvenuto nel corso di lavori agricoli nelle campagne di Arpi. Venne denunciato alla Magistratura per ricettazione il contadino che le rinvenne. L’uomo venne assolto, le monete confiscate dalla Procura della Repubblica di Foggia e consegnate alla Soprintendenza archeologica di Puglia. Iniziò una sorta di assedio a quel tesoretto per accaparrarsene il possesso. Vari enti avanzarono la richiesta. Anche la proprietaria del fondo ove le monete vennero ritrovare reclamò una “quota parte”. Nonostante l’orientamento prevalente fosse quello di destinarlo al Museo nazionale archeologico di Manfredonia, il tesoretto finì al Museo di criminologia di Roma che ha risposto picchè ad ogni richiesta di concederlo ad una istituzione museale in modo da renderlo fruibile al pubblico. Rifiutò persino all’Università di Bari il permesso di visionare le monete a fini di studio.
Il sindaco ringrazia l’on. Bordo per l’impegno profuso e si dice soddisfatto e felice che un altro pezzo della storia del nostro territorio torni a casa.
Questa e’ un ottima notizia.
Il patrimonio culturale di Manfredonia e’ a dir poco grandioso.
Ed e’ su questo che bisogna puntare. Ma c’e’ da lavorare, e tanto.
Innanzitutto il nostro fantastico Museo (MAD), e’ privo di un sito web. Il che e’ come dire che nn esiste.
in basso il link del mio blog, dedicato alla PUGLIA culturale.
http://inapulia.blogspot.it/
Anche queste notizie sono importanti x il nostro territorio…MA IL LAVORO???SOLO FUMO…E’ NE ABBIAMO IN ABBONDANZA!!!
Ridicola propaganda
ora fondetele e fate un0altra statua inutile da 150.000 euro in bronzo, siete capaci di tutto