Giovedì 21 Novembre 2024

L’Isosar-Energas torna alla carica per il deposito di gas

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Il progetto per il terminal portuale e lo stoccaggio a Siponto va avanti

Il 20 marzo scorso su queste pagine ci occupammo del progetto di destinare la parte terminale del molo alti fondali, detto porto industriale, ad un rigassificatore galleggiante: un terminal attrezzato per accogliere navi cisterne che trasportano gas combustibile da trasferire ad un campo di stoccaggio da creare sulla sponda opposta del golfo, in zona Siponto. A parte i sempre attenti “commentatori” del web, la notizia non ebbe alcun riscontro da parte di chi, enti e istituzioni pubblici, avrebbero invece dovuto far sapere, naturalmente alla gente ignara, cosa ci fosse di vero ed eventualmente quale fosse la situazione.

E’ di questi giorni la notizia che quel progetto sta andando avanti e la società proponente, la “Energas” manco a dirlo del gruppo Eni, sta insistendo per ottenere la necessaria VIA, peraltro negata nel 1999. Già: quindici anni fa. Per l’Energas, trasformazione della originaria “Isosar”, il tempo evidentemente non ha età: la carica del business deve essere assolutamente rigenerante. Per la società ma non per Manfredonia, territorio e abitanti.

Quello di realizzare su queste sponde del golfo un deposito di gas combustibile, è un vecchio pallino della società napoletana Isosar poi Energas. L’idea iniziale era quella di utilizzare allo scopo i serbatoi facenti parte degli impianti Enichem. Le opposizioni insorte hanno fatto ripiegare sull’area oltre Siponto, località Spiriticchio. Il tentativo di inserirsi nel contrato d’area fallì per le opposizioni levatesi anche quella volta. Ma il proposito non è mai stato abbandonato. Tanto che nel 1999 è stato ri-presentato al competente Ministero, il progetto riveduto e ampliato, articolato su 12 serbatoi della capacità di cinquemila metri cubi ciascuno per complessivi 60mila mc. di gpl, distribuiti su una ventina di ettari già rientranti peraltro nell’area sottoposta a vincoli SIC e ZPS. Naturalmente sarà costruita tutta una serie di infrastrutture di servizio. La centrale del gas sarà collegata tanto con la ferrovia con una tratta di un paio di chilometri che si collegherà alla stazione Frattarolo, quanto, con un gasdotto di dieci chilometri, che da terra attraverserà l’intero specchio di mare del golfo per raggiungere il molo Alti fondali una cui parte sarà riservata all’attracco di navi gasiere. Una nave a settimana assicurerà il rifornimento del campo serbatoi di Spiriticchio da dove il gas sarà riversato via ferrovia, verso le varie e diverse destinazioni.

Il progetto è al vaglio del competente Ministero che per la verità lo ha bocciato una prima volta ma poi pare che, sotto l’incalzare delle integrazioni presentate dalla società proponente, possa passare la richiesta valutazione di incidenza ambientale.

Ad insorgere e a cercare di contestare il progetto sono la Lipu e Legambiente che hanno interessato la Commissione Europea.e avviato una serie di iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica. Numerose e motivate le considerazioni di rilevanza tecnica, ambientale, paesaggistica e attinenti alla sicurezza generale a terra e in mare, poste all’attenzione degli organi istituzionali preposti e della stessa gente. Tra le altre quella della coincidenza dell’area interessata, circa 20 ettari, con le zone sottoposte a vincolo europeo SIC E ZTS; la concomitanza con l’Oasi Lago Salso facente parte del Parco nazionale del Gargano; la vicinanza dell’area archeologica e turistica di Siponto nonché della stessa città di Manfredonia.

La LIPU ha coinvolto il Ministero dell’Ambiente, deputato ad esprimersi sulla VIA, ma anche l’Ente Parco del Gargano e la Regione Puglia per i pareri al procedimento, nonché il Comune di Manfredonia e la Provincia di Foggia “perché esprimano formalmente la propria posizione e la necessaria assunzione di responsabilità con una chiara e forte azione di diniego al progetto”.

Per tanti versi siamo punto e accapo. Cincischiamo sempre nei medesimi problemi che non hanno portato da nessuna parte hanno anzi impoverito il territorio. Sarebbe ora che le istituzioni di terra e di mare, si facessero carico di esprimere con chiarezza e determinazione quali sono le scelte strategiche alle quali affidare lo sviluppo di questa area baciata dal cielo ma sciupata dagli uomini. Non è più possibile accettare tutto e di più in nome di una malintesa politica di sviluppo nella quale mettere tutto e il contrario di tutto. Si fissino una volta per tutte le direttrici sulle quali camminare e coerentemente si mantenga la rotta operando le scelte consequenziali e rifiutando quello che altri scelgono per questo territorio..

Michele Apollonio

 

 

 

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Commenti

  • sembra che il gassificatore vada avanti, con tutte le autorizzazioni necessarie rilasciate dagli enti preposti..
    a come si fa a rilasciare parere positivo di impatto ambientale ad un impinato di gassificazione ed a negarlo invece per qualsiasi insediamento turistico affermando che inciderebbe sull’habitat delle zone umide di capitanata? e perchè il gassificatore da milioni di metri cubi di gas non incide?

    waikiki 02/07/2015 13:41 Rispondi
    • Un rigassificatore non è che una bombola di gas per nulla diversa da quelle usate per uso domestico! Ovvio differisce di volume circa 5000 mc ma a pressioni dell’ordine di 7-9 atm allo stato liquido GPL appunto!! Per il metano invece la pressione salirebbe a 220 atm per averlo allo stato liquido! C’è da replicare: ma in Italia quanti sono i veicoli circolanti con GPL o metano per autotrazione?! 15-20 milioni?! Ecco la risposta allora sarebbe: “andiamo tutti in bicicletta!!!!”

      solforium 18/10/2016 13:03 Rispondi
  • Più di mille impianti pericolosi in Italia, ma la gente non lo sa

    Un nuovo studio effettuato da Legambiente mette a nudo la disorganizzazione dell’Italia. Non che ci sorprendano tali dati, ma nemmeno pensavamo a casi di queste proporzioni. Il numero chiave oggi è 1.100, ed è il numero di impianti industriali che sono potenzialmente bombe pronte ad esplodere, con conseguenze anche peggiori di quelle dell’ILVA. Si tratta di strutture in cui si lavorano materiali pericolosi che, seppur costruite in sicurezza e secondo la legge, risultano piuttosto sconosciute ai cittadini che in quegli stessi Comuni ci vivono.
    L’associazione ambientalista ha voluto indagare sul tasso di conoscenza e sulla preparazione alle emergenze, ed il quadro che ne è risultato dal dossier Ecosistema rischio Industrie è stato preoccupante. In circa la metà dei Comuni analizzati (210) le persone non sono state istruite con piani d’emergenza, e sono state persino costruite strutture “vulnerabili” nelle vicinanze degli impianti come scuole, centri commerciali, ospedali o attrazioni turistiche.

    Eppure il 94% dei Comuni analizzati ha recepito in pieno le norme di sicurezza ed attuato tutte le procedure di legge. Peccato che si siano dimenticati di avvisare la popolazione. Secondo Rossella Muroni, direttore di Legambiente, si tratta di

    Un deficit di informazione grave. Preparare i piani di emergenza senza coinvolgere in maniera adeguata la popolazione che vive attorno all’impianto significa ridurre fortemente il livello di sicurezza.

    Continua a leggere su ecologiae.com

    – See more at: http://www.empoli5stelle.com/blog/flash-news/minipost1/piu-di-mille-impianti-pericolosi-in-italia-ma-la-gente-non-lo-sa/#sthash.RQRYkHzl.dpuf

    semprevigile 24/06/2014 17:14 Rispondi
    • Legambiente, come al solito vive, campa e manda suoi rappresentanti in parlamento dei quali sono stato a conoscenza personale. Per esperienza lavorativa congiunta, ormai qualche lustro fa, ho solo visto persone che sull’onda emotiva di “problemi ambientali”, a volte inesistenti o a volte “sopravvalutati” li hanno cavalcati ed utilizzati non propriamente in modo corretto! Anche ora il rigassificatore di Siponto sarà un’altra occasione!

      solforium 18/10/2016 14:01 Rispondi
  • I ns. sig.ri rappresentanti non rendono di dominio pubblico quanto sta accadendo in merito.HO PAURA CHE STIANO CAVALCANDO “LA TIGRE”CON LA SPERANZA DI RICAVARCI CHISSA’QUALI PREBENDE E AFFINI.Di sicuro potreste avere più voti se vi schieraste con i vs.concittadini onesti.

    mario 21/06/2014 16:28 Rispondi
  • Ieri Eni a levante ed ora a ponente…. sappiamo già quello che procurò in tempi passati a Manfredonia, i cui effetti, noi cittadini, li stiamo patendo ancora.
    Alla fine non si deve dimenticare che il territorio di Manfredonia è classificato ad alto rischio sismico…. a meno che non si sia provveduto alla revoca di tale classificazione…..VIA, VAS permettendo.
    In quanto alla ritorno del giornalista-porta voce… non si può che esprimere apprezzamento per le sue affermazioni/constatazioni e ritorno agli interessi della città e dei suoi cittadini.

    semprevigile 21/06/2014 12:32 Rispondi
  • Benvenuto michele apollonio, tra noi cittadini che difendiamo questa terra da tutti gli speculatori, talvolta anche da chi ci amministra, non sempre attento alla salvaguardia di cio` che ci appartiene, e che dobbiamo tenerci caro caro, nell’ultimo anno si e` dovuto lottare per non far installate le centrali eoliche, ora abbiamo il problema della energas e trivelle, domani ci sara` il problema della biochemtex, insomma, non riesco a capire perche` da noi vengono proposti solo scempi, nessuma proposta eco, nessuna idea compatibile ne`sostenibile per il territorio,mi chiedo a cosa sia dovuto questo assalto al territorio, sono i nostri
    politici che non vanno o cosa?

    antonella 21/06/2014 10:44 Rispondi
  • Non ci vuole un pozzo di scienza infusa, per capire che disfatta sarebbe sta schifezza.
    Siamo alla mercè degli speculatori, chi dice di “amare” Manfredonia dov’è ?

    Carmen 21/06/2014 9:58 Rispondi

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