Riccardi lancia il suo guanto di sfida. Sarà presente alle primarie del PD

E’ almeno un punto fermo. Il primo dei tanti che entro la primavera prossima dovranno essere posti per assicurare alla città un governo in grado di affrontare le sfide che si addensano all’orizzonte improntate ad un rinnovamento strutturale e organizzativo.

A stabilirlo Angelo Riccardi, sindaco della consiliatura in carica e che terminerà, per l’appunto, nella prossima primavera quando il popolo di Manfredonia sarà chiamato a decidere a chi affidare le sorti della città. Un onere oltre che un dovere, di grandissima responsabilità che la politica dovrà rendere il più possibile agevole predisponendo le cose con assoluta chiarezza e lealtà d’intendi.

La dichiarazione di disponibilità di Riccardi è, in questo contesto, un punto di chiarezza. Che dovesse ripresentarsi a concorrere per un secondo mandato, era nella ratio delle cose messa però in discussione da un iter amministrativo alquanto complesso, spesso tortuoso, a volte nebuloso, condizionato da una serie incalzante di difficoltà oggettive non addebitabili esclusivamente al sindaco alla cui ombra ha operato la giunta più volte rimpastata. Difficoltà riverberate dalla ben nota condizione politica-governativa nazionale a sua volta influenzata da quella europea. E se sono in tanti ad esprimere giudizi critici sull’operato di questa amministrazione, sono anche in molti a giustificarlo e sostenerlo. Insomma: il solito bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Ecco, è questa indeterminazione nei cui interstizi si annidano diffidenze, incertezze e intrighi, che occorre eliminare e instaurare una certezza oggettiva, solidale, fruttuosa.

Il cammino è lungo. In specie quello politico, nel senso che si dovranno dirimere non poche questioni, palesi e non, sul tappeto e compiere le scelte più oculate in funzione dell’interesse generale della città. Un cammino che dovrà via via illuminarsi di chiarezza e trasparenza che dovranno pertanto essere le parole guida cui tutti cloro i quali vorranno cimentarsi nella disputa per Palazzo San Domenico, dovranno inequivocabilmente adottare e praticare.

Come in questo caso ha fatto Riccardi che ha lanciato il suo guanto di sfida ai suoi eventuali competitors. Che ad oggi, ad un anno circa dalle date fatidiche delle decisioni irrevocabili, non ce ne sono, almeno ufficialmente. E se ce ne sono rimangono poco lealmente nell’ombra. Le cosiddette “primarie” imboscate nelle votazioni per l’Europa, non hanno alcun valore neanche indicativo: primo perché tali non erano, secondo perché intrappolate in un voto ben distinto.

Il discorso, alla luce delle schermaglie che circolano, pare sia circoscritto al PD che come partito di maggioranza e di responsabilità amministrativa, certamente deve svolgere come svolge un ruolo di guida nel contesto politico locale. E’ stata pertanto accolta favorevolmente l’iniziativa di cominciare a darsi delle regole che accompagnino gli impegni politici in arrivo. Nella speranza e nella forte attesa che cadano via via tentativi di strumentalizzazioni trasversali.

Ma non solo PD: la campana dell’ultimo giro è naturalmente suonata per tutte le altre forze politiche in campo, di opposizione compresa che pare disinteressarsi della realtà cittadina e non solo di quella politica. Senza voler entrare nel merito delle scelte che saranno fatte, va detto che sarebbe cosa oltremodo giusta e ragionevole che la disputa non rimanga circoscritta ai soliti noti, ma ci sia un allargamento della base di partecipazione da coinvolgere nelle responsabilità che si andranno a prospettare. Responsabilità supportate possibilmente da gente che abbia una preparazione per i ruoli per i quali si candideranno. L’attenzione non è soltanto per la figura del sindaco, ma anche dei consiglieri comunali e dunque degli assessori. Che nella prossima legislatura municipale saranno ridimensionati nel numero: i consiglieri scenderanno a 24 e gli assessori a sei. Il che rafforza la necessità che ad operare siano chiamati cittadini validi. Che ovviamente non mancano.

Michele Apollonio