Sabato 2 Novembre 2024

Oggi si festeggia la Pentecoste

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Presso gli Ebrei la festa della Pentecoste era inizialmente una gioiosa festa agricola chiamata “festa della mietitura” (Es 23,16) o “festa dei primi frutti” (Nm 28,26). Si celebrava il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua e indicava l’inizio della mietitura del grano.
In altri passi era detta anche “festa dello Shavuot, delle Settimane” (Es 34, 22; Dt 16,10; 2Cr 8,13), poiché cadeva sette settimane dopo la Pasqua. Le sette settimane corrispondono al periodo dell’Omer, un periodo di lutto, memoria delle disgrazie accadute al popolo di Israele che terminava con la festa di Lag Ba Omer. Nella lingua greca, utilizzata dagli Ebrei che non abitavano in Palestina, la festa dello Shavuot veniva tradotta con la parola greca Pentecoste che significa appunto 50ª giornata. Il termine Pentecoste, riferendosi alla “festa delle Settimane”, è citato in Tobia 2,1 e 2 Maccabei, 12,31-32.

Se lo scopo primitivo di questa festa era il ringraziamento a Dio per i frutti della terra, terminati i tempi biblici originari, gli Ebrei, a poco a poco le diedero un significato nuovo. Nel giorno di Pentecoste s’iniziò a commemorare il dono della Legge sul Sinai. Questo giorno, descritto come «il giorno del dono della Legge» (Maimonide More Neb., III, 41) richiedeva che gli Ebrei passassero la vigilia della festa leggendo la Legge. Per gli Israeliti della diaspora questa festa poteva durare anche due giorni a causa dell’incertezza con cui calcolavano in che giorno iniziasse il nuovo mese nella terra d’Israele.

In ogni caso, la Pentecoste era una delle tre festività, dette Shalosh regalim, feste del pellegrinaggio a Gerusalemme.
La festa comportava infatti un pellegrinaggio di tutti gli uomini a Gerusalemme, l’astensione totale da qualsiasi lavoro, un’adunanza sacra (‘asereth o ‘asartha) e particolari sacrifici. L’offerta sacrificale consisteva in due forme di pane lievitato prodotto con due decimi di efa (pari a circa 8 chili), oppure farina prodotta con il nuovo grano (Lv 23,17; Es 24,22). Il pane lievitato però non poteva essere posto sopra l’altare dei sacrifici (Lv 2,11) ed era solamente presentato (cioè «sollevato»); un pane veniva poi dato al Sommo Sacerdote, mentre l’altro veniva diviso tra gli altri sacerdoti ma dovevano mangiarlo dentro i sacri recinti.

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