Si è svolta nel pomeriggio del 28 maggio, presso la X^ e XIII^ Commissione del Senato l’audizione di ITALIA NOSTRA relativa agli atti comunitari n°15 e 16 sul potenziale dell’energia oceanica e le Politiche dell’energia e del clima per il periodo 2020-2030.
ITALIA NOSTRA ha presentato un documento, sottoscritto dai Presidenti di Altura, Amici della Terra, LIPU, Wilderness Italia e Movimento Azzurro in cui si esprime una viva preoccupazione circa la definizione degli obiettivi dell’Unione Europea al 2030 in materia di contenimento dell’emissione di gas climalteranti. Le 6 Associazioni Ambientaliste ritengono certamente che l’impegno primario di tutti, in Italia e in Europa, debba essere concentrato sulla effettiva riduzione delle emissioni nocive globali e perciò che ciascun Paese membro debba scegliere le misure più utili a raggiungere l’obiettivo di riduzione di gas climalteranti in base alle proprie peculiarità territoriali e potenzialità economiche.
Sottolinea Marco Parini, Presidente di ITALIA NOSTRA: “ Siamo preoccupati che la possibile fissazione di obiettivi europei vincolanti nel periodo 2020-2030 in materia di energia rinnovabile possa favorire una nuova ondata di impianti industriali di produzione di energia elettrica da fonti non programmabili (in particolare eolica e solare in aree verdi) con forte impatto ambientale, scarsi risultati in termini di riduzione dei gas serra, inefficienze e insostenibile costo economico”.
In Italia, si legge nel documento, nell’attuazione dell’analogo programma europeo “20-20-20 per il 2020”, tali impianti industriali sono stati costruiti in questi anni in modalità inusitate sia nel numero che nelle dimensioni sfruttando l’incentivazione più alta in Europa ed hanno rappresentato, nel loro complesso:
– una delle più violente e repentine aggressioni al paesaggio ed all’ambiente italiano;
– un disastro in termini di costi sostenuti dalla collettività: oltre 12 miliardi all’anno di soli incentivi ed un onere complessivo, se si includono i gravosi servizi ancillari che le Fonti ad Energia Rinnovabile (FER) non programmabili comportano, ormai nell’ordine di grandezza dell’ 1% del PIL;
– l’assorbimento di un carico di risorse tale da deprimere la ricerca, di base ed applicata, per lo sviluppo di nuove tecnologie e qualsiasi altro investimento in settori ben più performanti per la riduzione di gas serra come le rinnovabili termiche, l’efficienza energetica, le modalità di trasporto sostenibile e il telelavoro;
– una delle cause principali del costo proibitivo dell’energia in Italia con la conseguenza di una spinta alla delocalizzazione delle produzioni a più alto consumo di energia dall’Italia verso Paesi dove l’energia costa meno e le normative per il rispetto dell’ambiente sono meno stringenti, determinando, in questo modo, un aumento delle emissioni di gas serra a livello globale;
– un considerevole flusso di denaro in uscita dall’Italia per l’acquisto dell’hardware che ha favorito quasi esclusivamente imprese e filiere industriali estere;
– un beneficio occupazionale ridotto e limitato alle installazioni;
– la negazione stessa del principio di “produzione individuale distribuita” teorizzato dagli stessi fautori delle rinnovabili come modello energetico sostenibile del futuro;
– un nuovo lucroso affare per la criminalità organizzata, in particolare nelle regioni del Mezzogiorno, come testimoniato dalle confische milionarie, dalle inchieste giudiziarie e dalle intercettazioni telefoniche di alcuni mafiosi.
Commenta così ancora MARCO PARINI: “ Queste valutazioni non sono solo nostre: non per niente l’impegno dei Governi in questi ultimi 2 anni si è concentrato proprio nel tentativo di ridurre l’accelerazione dei costi derivanti dagli incentivi garantiti alle FER elettriche con grande prodigalità. Nonostante questo però, nel 2013 la spesa per incentivi è aumentata ancora di oltre un miliardo di euro rispetto all’anno precedente. Ma recentemente i Presidenti Vendola, Crocetta e Castellacci in Italia e il premier Cameron in Inghilterra hanno espresso forti e chiare tutte le loro perplessità sull’invasione di pale o pannelli che ha devastato il loro territorio. Persino in Germania, paese leader nella produzione delle tecnologie per l’utilizzo delle fonti eolica e fotovoltaica, è in atto la revisione delle incentivazioni e, nell’ambito di tale procedura, una commissione di esperti indipendenti nominata dal Bundestag ha concluso che l’incentivazione delle FER tedesche non è uno strumento efficace per la salvaguardia del clima, non è economicamente efficiente, né ha avuto un effetto positivo sull’innovazione.
Il documento presentato alle Commissioni del Senato chiede dunque al Governo non solo di non incentivare più nuovi impianti industriali FER elettrici, ma anche una congrua ed equa tassazione degli impianti incentivati in modo spropositato prima della riforma del 2012, dalla quale ottenere le risorse, senza ulteriori aggravi nè per lo Stato nè per i consumatori, per raggiungere il nuovo obiettivo al 2030 in materia di riduzione delle emissioni nocive. E non si tratterebbe di un comportamento isolato in Europa , scrivono ancora le Associazioni, visto che la Spagna e la Grecia hanno già agito con grande determinazione proprio in questo senso per riassorbire, in parte, i propri eccessi di prodigalità.
Conclude così PARINI: “ Il Premier Renzi si è presentato al Parlamento ed al Paese evocando forti discontinuità con comportamenti del passato ormai non più sostenibili: speriamo che voglia mettere riparo agli errori già commessi in questo settore strategico per il nostro Paese”.
Ufficio Stampa ITALIA NOSTRA