Sovente accade che il cittadino, per motivi diversi, ricorra a cambiare la destinazione d’uso a un immobile di sua proprietà. Operazioni consolidate nel tempo anche nella nostra città. Dobbiamo dire, però, che le leggi e i regolamenti che sanciscono il “modus operandi” di chi si avvale di tali norme, sia a livello nazionale sia locale, non viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Molto spesso a causa del modo incomprensibile all’umano sapere di interpretare tali disposizioni, per le famigerate lungaggini burocratiche e per la lentezza biblica con cui gli “addetti ai lavori”, portano a compimento l’iter necessario, si è costretti ad infrangere la legge. A questo punto viene spontaneo chiedersi: è abusivista il cittadino o sono le leggi che nel tempo si sono dimostrate essere inadeguate, cozzando contro ogni ragionevole senso comune? Altro punto di domanda: non sarebbe il caso, così come avviene a livello nazionale, di snellire le procedure al fine di consentire a chi abbia interesse di operare nella piena legalità, evitando così scorciatoie con l’adozione di provvedimenti selettivi, in molti casi, per il tornaconto di alcuni? Se un cittadino decide di spostare o eliminare un muro divisorio nella propria abitazione ha l’obbligo d’informare l’Ufficio tecnico del Comune. A ultimazione dei lavori è tenuto a comunicare all’Agenzia del Territorio (Catasto) l’avvenuta variazione ricorrendo obbligatoriamente a un professionista, con ulteriore aggravio di spese. Oneri che, molto spesso, superano il costo delle modifiche apportate. Ecco che scatta la tentazione di aggirare l’ostacolo, eludendo le disposizioni di legge. Maggiormente per quegli immobili che non sono utilizzati o non richiesti dal mercato per i quali i proprietari sono costretti a farne un uso improprio da quello risultante in catasto. In alcuni casi è la stessa P. A. che induce alcuni cittadini a violare la legge. Parliamo del rilascio delle concessioni per i passi carrabili ai pianterreni in categoria catastale A e A/4 senza averne dato comunicazione all’apposito Ufficio catastale per la opportuna variazione in cat. C, che risulta essere più onerosa. Per ovviare a tali inconvenienti la Regione Puglia varò la legge, n. 33 del 15 novembre 2007, a sanatoria, per il “Recupero dei sottotetti, dei porticati, di locali seminterrati e di aree pubbliche non autorizzate”. A suo tempo, se detta norma fosse stata recepita anche dal Comune di Manfredonia, si sarebbero evitati tanti piccoli abusi edilizi. Inoltre, la stessa Regione Puglia, pur se in ritardo, ha ritenuto doveroso integrare la prefata legge con la n. 16 del 7 aprile 2014: “Al fine di favorire il ritmo e il recupero del patrimonio edilizio esistente, i comuni possono consentire mutamenti di destinazione d’uso, con o senza opere edilizie e non comportanti incrementi volumetrici eccedenti le previsioni dello strumento urbanistico vigente di immobili legittimamente edificati alla data di entrata in vigore del presente…”. Quindi i mutamenti di destinazione d’uso previsti dalla precedente norma e dalla successiva “sono consentiti, previa approvazione di una delibera del Consiglio comunale …”. A questo punto saremmo curiosi di conoscere i motivi ostativi per il Comune di Manfredonia di recepire tali norme, visto che altre P. A. l’hanno fatto già da tempo. Dunque, sarebbe il caso di non frapporre ulteriori indugi nell’adottare tale importante norma che consentirebbe a molti cittadini di risolvere in tempi brevi i propri problemi oltre a concorrere a rimpinguare notevolmente le casse comunali.
Matteo di Sabato
Vogliamo parlare di coloro che furbescamente ha aumentato la cubatura con i fantomatici gazebo.
I controlli delle autorità dove sono ??
Nell’articolo si fa un po’ di confusione. Serve il parere di un tecnico.
Ho sbagliato nell’inviare il commento ,potete togliere quello anonimo
Variazione di destinazione d’uso degli immobili vale anche per chi cercando di fregare il prossimo ha acquistato un appartamento uso ufficio dal costruttore compiacente, nei vari comparti?