Domenica 22 Dicembre 2024

Manfredonia: storia, arte e natura. Due volumi di Nicola Grasso raccontano la città

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E’ da tempo che da queste colonne andiamo esprimendo e sostenendo l’opinione che la via più congeniale per dare a Manfredonia una chiara e seria visibilità turistica sia quella della valorizzazione del patrimonio di beni culturali, materiali ed immateriali, che si ritrova. E’ la via maestra sulla quale sono attestate quelle località dotate di beni culturali. Gli esempi sono tantissimi. Naturalmente questo indirizzo di fondo non esclude quelle manifestazioni di svago opportunamente concepite come supporto.

Per sua buona ventura, Manfredonia e territorio sono ben dotati di riferimenti culturali lasciati nel corso della sua secolare storia per la gran parte sopravvissuti all’indifferenza collettiva se non proprio alla fregola distruttiva di quanti avrebbero dovuto invece proteggerle e valorizzale (esempio: le mura fortificate della città). Negli ultimi tempi c’è stato un interesse maggiore come quello del Ministero dei beni culturali che ha stanziato oltre ventimilioni di euro per interventi su tre grandi testimonianza del passato, vale a dire San Leonardo, basilica di Siponto e Castello-Museo

Insomma, se solo si pensasse concretamente a guardarsi intorno e a valorizzare dal punto di vista turistico tanta ricchezza di monumenti, di vestigia storiche ed architettoniche, di luoghi che trasudano testimonianze straordinarie, e così via dicendo, ci si accorgerebbe che Manfredonia potrebbe ben essere rilanciata come Città turistica di qualità. E d’altra parte, lo sanno bene i turisti stranieri che vengono qui con tanto di guide per ammirare quei monumenti e devono chiedere a chi capita dove trovarli dal momento che manca qualsiasi indicazione stradale che indirizzi, per esempio, al Museo nazionale archeologico.

Ad condurci ancora una volta su queste considerazioni dolenti, è stata la presentazione a cura della Lega Navale Italiana che si va accreditando sempre più come promotore culturale, del secondo volume di una corposa e minuziosa indagine condotta da Nicola Grasso, uno dei tanti cultori di storia locale, che porta il titolo esemplificativo ma anche programmatico “Manfredonia: storia, arte e natura”, edito dalle Edizioni del Rosone per il Nuovo Centro di Documentazione storica di Manfredonia.

Il primo volume pubblicato nel 2008 si sofferma sulla delicata quanto nebulosa transizione dell’ormai abbandonata Siponto verso il nuovo sito su cui si svilupperà la nuova città che ha preso il nome dal re svevo che ne curò l’impostazione. Grasso accoglie e sostiene la tesi secondo la quale sin dal 1156 la popolazione di Siponto si sia spostata ad alcune miglia a nord in una zona più salubre detta Casale di Siponto, dove si era già formato un piccolo insediamento abitativo. Il maggior merito di Manfredi di Svevia è stato quello – afferma Grasso – di aver ufficializzato con un apposito decreto emanato ad Orte nel 1263, la nascita della nuova città.

L’escursus storico di Grasso su Manfredonia si addentra fino ai nostri giorni, al 2007, toccando aspetti che hanno segnato profondamente la storia del territorio. Tra gli altri quelli che “hanno condotto allo scempio urbanistico del centro storico degli anni Sessanta e alla dissennata prima e seconda industrializzazione”.

Il secondo volume, pubblicato alla fine del 2013, si sofferma più dettagliatamente, documentate da una ricchissima iconografia e corredate da particolareggiata e competente descrizione, sulle preziosità artistiche e monumentali della città e del territorio. Di rilievo i riferimenti all’edilizia rurale, in particolare di quelle montana e pedemontana. Toccanti le pagine dedicate alle bellezze naturalistiche come le straordinarie zone umide dell’Oasi Lago Salso e della riserva Frattrarolo.

Un testo che in qualche modo esce dagli schemi usuali, pertanto non fine a sé stesso ma che esprime una visione ampia e realistica di un territorio ricco di spunti, per l’appunto, di storia, arte e natura. “L’intento – ha spiegato l’Autore – è stato quello di fornire gli strumenti per stimolare nei lettori l’interesse per una conoscenza della nostra città, del nostro territorio, più approfondita e consapevole dei tanti pregi spesso trascurati”.

Michele Apollonio

 

 

 

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