Nelle campagne elettorali, qualunque esse siano, è risaputo che si spara grosso per cercare di impressionare l’elettorato per portarlo al proprio mulino. In questo contesto del tutto verosimile è stato percepito il recente “convegno” sul porto indetto dal Commissariato all’Autorità portuale di Manfredonia. Troppo forte e marcata è stata infatti, e non poteva essere diversamente, la distanza tra il fantasioso progetto, come è stato definito, di rilancio del porto manfredoniano e la pressante realtà che agita il mondo della portualità italiana in attesa della riforma annunciata, confermata e ribadita come ormai imminente dal ministro alle infrastrutture Maurizio Lupi. Una riforma che inciderà profondamente e radicalmente sull’attuale assetto portuale nazionale caratterizzato da una miriade di Autorità portuali, delle quali ben otto commissariate, che non rispondono più alle esigenze dei traffici marittimi nazionali ed internazionali. Il core portante della riforma Lupi è basato sulla riduzione delle Autority dalle attuali 24 a 14, ma soprattutto sulla creazione di accorpamenti strategici territoriali con una unica Autority di riferimento. Un ammodernamento necessario che si ispira e si raccorda con le direttive comunitarie che tengono conto delle evoluzioni dei traffici marittimi e delle specializzazioni cui le varie portualità dovranno adeguarsi. Insomma, la gestione dei porti non sarà più affidata ad libitum della politica come avvenuto sino ad ora creando situazioni paradossali delle quali si è dovuto occupare anche la Magistratura, bensì secondando le leggi di mercato e affidando la gestione ad esperti del settore dell’economia marittima. Esigenze non più procrastinabili, o aggirabili, pena l’uscita fuori da un contesto di concorrenza marittima assai affollato e agguerrito. Di tanto l’Italia ha dovuto prendere atto ed il ministro Lupi a legiferare di conseguenza.
Di tanta realtà sulla quale si dibatte da anni, non pare che ne tengano conto gli attuali responsabili della gestione del porto di Manfredonia se hanno presentato uno “studio” di un di là da venire “Piano di sviluppo del porto di Manfredonia, linee guida per la redazione del piano regolatore portuale”. A parte la constatazione che un tale “studio” arriva dopo ormai oltre otto anni di gestione del perdurante staff commissariale, si tratta solo e soltanto di “linee guida”, vale a dire pie intenzioni che fanno il tempo che trovano. Esulano, in primo luogo, da quella che dovrà essere la programmazione strategica complessiva del distretto logistico del comparto portuale pugliese che sarà decisa, sia pure in collaborazione con i vari porti che ne faranno parte, dall’Autority coordinatrice del distretto stesso. E poi, con quali finanziamenti? Di fondi se n’ é parlato poco ed elusivamente. E non poteva essere altrimenti. Specie con i tempi e le prospettive che corrono.
Sia ben chiaro che se quello “studio”, per surreale che possa essere, sarà realizzato saremmo i primi a gioirne e rallegrarci. Ma è assai improbabile, quanto meno, che quel sogno propinato ad un settore che si sta svegliando malconcio dal lungo sonno nel quale è stato immerso ovattato da chimere svanite a ripetizione, sia realizzabile. Più che propinare un altro “sogno” surreale, sarebbe stato più utile, opportuno, affrontare la questione dell’accorpamento dei porti pugliesi. Così come hanno fatto la settimana scorsa le Autority di Brindisi, Taranto e Bari che si sono consultate sul da farsi in vista della riforma. Assente come ormai consuetudine, la rappresentanza dell’Autority di Manfredonia che per la verità non ha mai partecipato ai congsessi regionali nei quali si è discusso di portualità. E non occorreva certo essere invitati: bastava esercitare un diritto. Ma a quanto pare ai responsabili dell’Autority di Manfredonia è un aspetto, quello del distretto portuale, che non interessa. Forse che la riforma prevede il “Principato del porto di Manfredonia”?
In questa visuale vanno considerate le assenze non certo casuali, del sindaco di Manfredonia che ha così rinunciato alla opportunità di fare conoscere ufficialmente cosa pensa della questione e quale è la posizione assunta dal Comune di Manfredonia; e dell’assessore regionale alle infrastrutture evidentemente poco interessato ad uno “studio” dalle incerte prospettive, ed in attesa di avere una risposta al quesito da qualche anno posto all’Autority del porto di Manfredonia e rimasto puntualmente disatteso: “Qual è l’uso che si vuol fare di questo porto?”.
Sarebbe stato interessante ancorché doveroso che quel “convegno” fosse dedicato non già ad una immaginaria esercitazione di nuovo porto avulso da quanto accennato innanzi, bensì alla illustrazione di un piano industriale realistico del porto, vale a dire a come concretamente attivare i traffici mercantili ridotti ai minimi termini come dicono le statistiche portuali. Ma non solo. La notazione tecnica evidenziata è quella della colpevole assenza di una attività di marketing dei traffici marittimi, circostanza che pone oggi la struttura portuale di Manfredonia in una posizione marginale rispetto agli altri porti che hanno pensato di incrementare i rispettivi traffici e ad organizzarsi di conseguenza. Ma ci si rende conto a Manfredonia di quello che sta accadendo intorno alla questione porti?
Come purtroppo continua a verificarsi, Manfredonia, per i problemi di fondo cui è legato lo sviluppo dell’economia con tutto quello che ne consegue in termini di impresa e occupazione, è maledettamente fuori dalla realtà. Si vanno prospettando sogni ritenendo di realizzarli rimanendo a sonnecchiare. A questo punto non rimane che confidare nella buona stella della riforma che pioverà dal cielo.
Michele Apollonio
Mai possibile che si debbano spendere intorno a 400 mila euro all’anno di soldi pubblici per tenere in vita una struttura con tanto di personale che NON produce NULLA ???!! Logicamente cosa si può dire all’Autorità Portuale….nulla,mica i loro compensi piovono dal cielo….è lo stato Italiano che glieli regala !!!! E poi noi poveri cristi,dovremmo pagare tasse e quant’altro ad uno stato distratto e spendaccione….???!!! Ha ragione Grillo e il suo M5S. devono andare via e lasciare il passo alle nuove generazioni di politici e di nuovi manager che sappiano far fruttare le opere a loro affidate e far progredire il nostro territorio…in questa circostanza,ha ragione l’Onorevole, Michele BORDO !!!
Faccio una banale considerazione : Con tutti quei soldi si potrebbe creare a Manfredonia e in quella zona ,un grande parco dei divertimenti tipo MIRABILANDIA e con altre attrazioni sul mare da offrire ai veri turisti che desiderano visitare e vivere MANFREDONIA ….SVEGLIATI PRES.DE MEO, CHE QUESTO E’ UN ASSIST PER L’AGENZIA DEL TURISMO E FATTI VALERE UNA BUONA VOLTA !!!!!!!!!!!
Principato del porto di Manfredonia… questa, mi è proprio piaciuta…., però voglio precisare che il porto c’è, Manfredonia pure…. quello che manca è il PRINCIPE…… forse ci sono anche i fantasmi…. ma quelli escono di notte e di notte qualcuno dorme a quattro cuscini…. tanto mese dopo mese il porto sta sempre lì….perennemente immobile e tutto proteso verso il mare azzurro del nostro bel golfo…. di Manfredonia. Brindisi mica ha il golfo… ragion per cui non si è andati a quel convegno !!!!! che me ne importa a me… basta che il porto porta a me!!!!!