Nella sfida in Adriatico contro le multinazionali del petrolio, la Croazia che gioco fa? E sulla TAP, da che parte sta? “Di quale Europa parliamo, se non riesce a far rispettare linee condivise agli Stati membri?”. Il presidente del Consiglio regionale della Puglia ha aperto con una netta presa di posizione il convegno di Bari sul progetto comunitario Adriplan.
Un richiamo esplicito a Bruxelles quello del presidente del parlamento pugliese. “L’Unione Europea non può limitarsi a finanziare. Deve intervenire, con regole non solo fissate, anche rispettate. E deve sollecitare una leale collaborazione: se si lavora insieme sulla salute del mare le politiche dei Paesi che vi si affacciano non possono divergere”.
A preoccupare, sullo sfondo del workshop internazionale che si sta svolgendo nell’Aula del Consiglio regionale, sono le aperture del governo croato che, se confermate, possono risultare “pericolose per la tenuta di tutte le regole, strategie e battaglie per i nostri mari”. Da una parte il bando per estrazioni di idrocarburi in 29 blocchi del fondale adriatico, anche al largo delle isole di Pelagosa, a 30 miglia nautiche (48 chilometri terrestri) da Peschici e il Gargano. Dall’altro la disponibilità ad ospitare in Croazia il tracciato del gasdotto Trans Adriatic Pipeline.
“L’Europa dica cosa vuole fare perché i Paesi del Mediterraneo rispettino scelte di tutela ambientale condivise”, ha rincarato il presidente Introna, che ha inviato un messaggio “in chiaro” ai soggetti attuatori di Adriplan, il progetto internazionale di pianificazione dello sviluppo sostenibile nell’area ionico-adriatica, che fa capo al CNR-Ismar e riunisce Istituzioni, università e un partenariato tecnico scientifico delle regioni costiere italiane e di Croazia, Montenegro, Albania e Grecia.
“Anche momenti di approfondimento come questo, voluto dal Consiglio regionale della Puglia, dopo le riunioni di Adriplan a Venezia, in gennaio e a Fiume a febbraio, devono servire a far maturare la consapevolezza che una politica comune di tutela della risorsa mare è indispensabile. I progetti possono funzionare solo se c’è rispetto tra i partner internazionali. Le strategie per l’ambiente non ammettono fughe in avanti, i rischi sono elevatissimi e un incidente a una torre petrolifera non sarebbe un problema solo italiano”.
La Puglia crede in questo progetto e si apre alla verifica delle sue buone pratiche, che mette a disposizione dei partner di Adriplan. Verranno illustrati i risultati di una politica ambientale avviata da un decennio e condivisa. Vanno dalla difesa del suolo, alla tutela delle acque (strategica per una regione “assetata” dalla scarsità di risorse idriche), alla valorizzazione delle economie tradizionali legate al mare, a cominciare dalla pesca, diporto, turismo, balneazione. Battaglie come il NO al petrolio in mare vedono la Puglia capofila del movimento nazionale e sono condivise dall’intero Consiglio regionale.
“La Regione ha scelto uno sviluppo che non aggredisca necessariamente l’ambiente e non debba farci ingoiare ‘inquinamento in cambio di sviluppo ‘. La vicenda ILVA è esemplare: fissando nel 2008 valori minimi delle emissioni considerati ‘folli’ per l’industria pesante – ha ricordato il presidente – abbiamo dimostrato che, con uno sforzo, le aziende possono rispettare anche quei limiti, più bassi di quelli indicati dall’UE”.
Ecco il modello Puglia, regione verde, attenta alla sostenibilità, alle energie rinnovabili. “Vogliamo il successo di Adriplan e vogliamo che serva all’Europa e agli europei, per un salto di civiltà ambientale che tutti insieme dobbiamo cercare di fare, rispettando il mare, la terra, l’aria”.