Abbiamo appreso con grande preoccupazione e sgomento ciò che è avvenuto al “Ghetto di Rignano” durante la manifestazione organizzata a casa Sankara il 30 aprile scorso, in occasione del passaggio della Carovana Internazionale Antimafie.
Due ragazzi africani impegnati nel progetto del villaggio Casa Sankara sono stati brutalmente aggrediti con delle spranghe da un gruppo di persone. I due accompagnavano il pullman che avrebbe dovuto portare alcuni ospiti del ghetto alla manifestazione. Tra gli obiettivi dell’iniziativa legata al passaggio della carovana c’era, infatti, anche quello di spiegare il progetto avviato dalla Regione Puglia per la chiusura del Ghetto e che prevede, come prima fase, la sistemazione dei migranti impegnati nella raccolta stagionale dei pomodori in altri villaggi.
Casa Sankara è una delle realtà più attive nel denunciare le condizioni inumane in cui sono costretti a vivere gli abitanti del ghetto e le attività illegali sviluppatesi al suo interno, spesso gestite dalla criminalità organizzata.
Tale situazione ci obbliga ad aumentare il nostro impegno in questo progetto, perché pensiamo che l’aggressione subita dai due ragazzi africani sia un segnale intimidatorio riconducibile ad interessi illeciti che vogliono far fallire il progetto.
Non si può tollerare che in un pezzo del nostro territorio ci sia una situazione in cui lo Stato non esiste, in cui si continua ad assistere inermi allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e alla proliferazione di attività illegali che arricchiscono la criminalità organizzata.
In questo particolare momento vediamo le istituzioni impegnate in maniera fattiva nell’affrontare il problema dello sfruttamento dei migranti.
Per questo motivo chiediamo che la Regione investa le sue energie migliori per far sì che il progetto continui e non si fermi. Chiediamo inoltre che tutte le realtà associative si schierino apertamente a favore di questa soluzione e che si costruisca una rete vera e solida. Soltanto uniti possiamo risolvere una situazione difficile, incancrenita da anni di tolleranza e di assenza di decisioni. Il messaggio che deve provenire dalla rete di istituzioni e società civile deve essere univoco e molto determinato, sia per tranquillizzare gli abitanti del ghetto che per scoraggiare e far arretrare la criminalità organizzata.
Non possiamo lasciar solo chi ha scelto di stare dalla parte della legalità e del rispetto delle regole, rischiando in prima persona.
LIBERA PUGLIA
LIBERA FOGGIA