L’attesa è che anche nella vita pubblica cittadina arrivi l’onda lunga al femminile.
Le statistiche più recenti pubblicate dall’Unione interparlamentare, indicano la presenza in politica delle donne in crescita, sia nei parlamenti, 21,8%, che nei governi, 30%. Compresa l’Italia. Una notevole innovazione se si considera che solo nel 1946 le donne sono state ammesse ad esprimere il voto. E’ indubbio che è il momento delle donne. Oltre alla politica, si vanno affermando anche nei vari settori della finanza e dell’economia. Uno sdoganamento storico atteso, una valida alternativa agli uomini che in ogni caso tengono. Il che vuol dire che le donne arrivate lo sono non certo per quel malinteso criterio della parità di genere, bensì per meriti personali. La fiducia nel loro operato va crescendo in maniera generalizzata e la partecipazione delle donne agli impegni pubblici va espandendosi in maniera orizzontale. E a Manfredonia, qual è la situazione? Sconfortante, almeno fin qui. La presenza femminile è scarsa. Pressoché nulla. Ridotta a qualche sporadica e marginale comparsa. Perché? E’ un fenomeno che andrebbe studiato attentamente: qui ci limitiamo a prendere atto di una realtà che non può non preoccupare, nella prospettiva anche immediata. Specie nella considerazione che gli uomini non è che brillino per acume politico e senno governativo. Naturalmente a parte le dovute eccezioni e gli ovvi corollari. Nella sua storia politica, recente e passata, Manfredonia è rimasta priva dell’apporto femminile nella gestione della cosa pubblica. Indubbiamente una grave lacuna che ha probabilmente influito nell’evoluzione, o involuzione, della storia locale. Eppure le donne nei momenti di emergenza sono intervenute ed hanno concorso a cambiare, a torto o a ragione, il corso degli eventi. La politica e quindi l’amministrazione della città sono rimaste per loro sostanzialmente un tabù. Non parliamo delle massime cariche dalle quali sono completamente assenti. Ma anche in quelle posizioni per così dire di rincalzo, la presenza femminile è assai sporadica. In ogni caso non ha fatto scuola. Volendoci soffermare all’attuale assetto del massimo consesso cittadino e del relativo esecutivo, la partecipazione femminile si riduce a sole tre donne. Una delle quali passata poi in giunta e in seguito sostituita. Troppo poche tre donne elette col suffragio popolare. E non che non ve ne fossero sparse per ciascuna lista. Qualche partito ha persino rispettato la consegna della riserva della quota rosa del 30 per cento. Ma non sono state elette. Le donne non hanno ricevuto neanche il voto delle colleghe di genere. Non c’è stato nemmeno il senso della solidarietà. Il loro voto è andato ai maschi. Non è dato sapere se è una scelta consapevole e determinata non votare le donne. E per quali ragioni. Una cosa è evidente: non è stata data l’opportunità di metterle alla prova dei fatti, di vederle impegnate nella gestione della città. Un problema che si pone in tutta la sua urgenza e importanza. Sulla scia di quanto sta accadendo a livello di governo centrale e nelle cariche delle maggiori società economiche nazionali, è aspettativa generale che anche a Manfredonia arrivino le donne, ovviamente preparate e motivate, per arginare un andamento quanto meno discutibile di gestire il governo della città. La domanda pertanto è: ci sono delle donne, capaci certamente, ma con la voglia di dare il proprio contributo alla conduzione amministrativa di Manfredonia? L’attesa e la speranza è che ve ne siano e che il corpo elettorale femminile faccia la sua parte. Probabilmente la candidatura di una valida presenza femminile per Palazzo San Domenico andrebbe a rompere le uova in un paniere nel quale si vanno prospettando posizioni tutte al maschile. Manca ancora qualche mese alle urne, ma sono già in atto schermaglie furibonde tra candidati in bilico, in pectore, in agguato, sospesi e via dicendo. Manovre tutte interessate a portare l’arrembaggio alla poltrona, a prescindere. A prescindere dell’interesse oggettivo della città, delle qualità caratteriali, professionali, umane (quelle politiche non contano) che devono appartenere intrinsecamente al candidato che aspiri a divenire sindaco. Il tempo corre, le elezioni sono dietro l’angolo: occorre riflettere seriamente pensando al bene di Manfredonia. Più che una discontinuità è ormai convinzione comune che occorre una rivoluzione.
Michele Apollonio
varrecchia, prencipe o la ciuffreda dei servizi sociali?
Aspetto da una vita che una donna si faccia avanti con idee e con tanto di attributi da zittire e convincere tanti maschi ruspanti che la fanno da padroni !!! Esiste a Manfredonia una donna con questi requisiti o la dobbiamo sempre immaginare con delle belle gambe e nulla più come nella canzone della Salerno ….???? spero proprio di no !!!!! Credo invece che ci siano Donne di spessore e capaci di cambiare la società in meglio !!!!!! Vorrei vedere tanto una nuova… EVITA PERON ,alla Manfredoniana !!!!!!!!!!!!!
Come al solito commenti fuori tema
si parla di donne in politica e non si sa argomentare null’altro
A ragione Apollonio
CINQUE STELLE TUTTA LA VITA!!!
A partire dalle europee Beppe Grillo, siamo un paese in macerie ed allora e meglio ricostruirlo da zero!
noi non dobbiamo fare paragoni con l’italia. dobbiamo lottare sul territorio.
anche io non voterò Pd perchè l’attuale amministrazione ha fallito
ho sempre dato il voto ai partiti maggiori, ma stavolta nn sbaglio il mio voto lo daro al movimento 5 stelle, il resto è tutta munnezza alla napoletana.
Condivido pienamente. Solo il 5 stelle si salva in politica