Siamo alle solite. Continua la telenovela dei ricorsi incrociati riguardanti l’Autorità portuale di Manfredonia. L’ultima puntata in ordine di tempo è la decisione del Consiglio di Stato di rinviare al 15 luglio prossimo, l’udienza d’appello per decidere sul ricorso proposto nel 2012 dalla Presidenza del Consiglio dei ministri contro i commissari dell’AP Gaetano Falcone e Guido Capurso, concernente la messa in liquidazione e successiva soppressione dell’Autorità portuale di Manfredonia.
Sempre che non intervenga prima, così come pare dovrà essere, la riforma delle Autorità portuali italiane che, come ormai noto, riduce le Autority da 24 a otto secondo una raggruppamento regionale. Una scelta strategica per snellire il settore e riorganizzarlo secondo criteri europei improntati ad efficienza e riduzione dei costi.
L’iniziativa del Consiglio di Stato evidentemente per non lasciare appesa una causa che mondata dei cavilli giudiziari, poggia sull’evidenza di fatti inoppugnabili riguardanti il nocciolo del problema, vale a dire la funzionalità di un porto ridottosi ai minimi termini con la struttura lasciata in balia di se stessa.
Un vero peccato. Questo porto articolato nella sua struttura a mare come a terra, inserito in un territorio che offre soluzioni razionali indipendenti ai traffici marittimi che non ci sono più ormai da tantissimo tempo. Più che dispute giudiziarie, sarebbe stata necessaria una gestione competente, responsabile, attiva. Così non è stato come attestano i numeri dei traffici marittimi. Non si sarebbe evitata la soppressione, ma almeno avremmo avuto una più ascoltata voce in capitolo circa la distribuzione dei ruoli che i singoli porti dovranno avere nell’ambito dell’unica Autority di riferimento prevista dalla riforma, che a quanto pare dovrà essere quella di Bari. Un ritorno al progetto che era stato prospettato qualche anno fa, auspice il sindaco del tempo Paolo Campo, di creare una grande Autorità portuale detta del Levante per indicare la presenza con Bari, dei porti di Manfredonia, Barletta e Monopoli. Una intuizione che avrebbe precorso i tempi ma che è stata vessata a prescindere. Le condizioni organizzative e operative previste allora avrebbero infatti ridato vigore ed efficienza alle varie attività portuali così come verificatosi per i porti di Barletta e Monopoli. Si è preferito, insistendo sul commissariamento retto peraltro da due incaricati, seguire un’altra via che, come è evidente e all’epoca facilmente previsto, non ha prodotto i risultati sperati.
Difficile ora prevedere quel che accadrà con i commissari occupati e preoccupati di resistere nel giudizio contro il Ministero. L’esperienza vissuta a spese degli operatori (l’inattività del porto ha prodotto tra l’altro la perdita di maestranze altamente qualificate costrette a chiudere le rispettive attività) dovrebbe aprire gli occhi e guardare più attentamente innanzi. In gioco non è soltanto l’avvenire di questo scalo marittimo che da solo – va rimarcato – potrebbe se opportunamente attivato, sostenere buona parte dell’economia locale e dare un grosso contributo al problema occupazionale così come in passato è stato. Gli operatori sono preoccupati. E ne hanno ben ragione. Il problema porto non riguarda soltanto l’Autority che non c’è, ma anche le istituzioni locali (ma non si diceva che questo era il porto di Capitanata?) che non possono guardare dall’altra parte aspettando che la nave affondi. L’auspicio che il settore sostiene fortemente, è che la politica, senza colori e fazioni, faccia la sua parte tenendo presente non il proprio partito o i propri protetti, ma la città, la sua economia, la sua popolazione per evitare che si assottigli ulteriormente costretta com’è ad andar via da questo territorio.
Michele Apollonio
Bravo Michele , ma hai centrato solo meta’ del problema.
L’altra meta’ e’ stata indicata nei commenti precedenti.
Bisogna evitare in futuro, visto il risultao, che soggetti nemmeno politici, autoreferenziali senza scrupoli per il territorio possano avere la possibilita’ di “indicare” propri alfieri.
Il danno arrecato alla collettività e’ inimmaginabile.
Non si arrende, non molla l’osso!
Bellissima la foto del Commissario dell’AP che, con slancio ed eleganza, si porta verso la prua della nave per mirare l’orizzonte e quindi il futuro… il suo futuro, non certo quello della città.
I mandanti politici di certe scelte dovrebbero vergognarsi di ciò che hanno fatto.
Qualcuno dirà: “E a me ke me n’import, l’interessant kà u purt… port a me”…. capisc a me.
Si ritiene che si è perso tanto ma tanto di quel tempo e tanto ma tanto denaro pubblico….ma più di ogni cosa si è persa un’occasione che forse non riavremo più….dobbiamo sperare in una grazia e nel rovesciamento tettonico dell’Italia, dove il sud diventi NORD e viceversa….forse qualcosa di nuovo accadrebbe o no… politici locali permettendo !!!