Da circa tre anni il Servizio 118 di Manfredonia si trova in notevole difficoltà, dovendo sostenere circa tremila richieste di soccorso l’anno con una media di 250 interventi al mese. Il Direttore Generale dell’ASL-FG, ing. Attilio Manfrini, anziché incrementare il Servizio fornendo ulteriori ambulanze per le postazioni medicalizzate di 118, ha avviato il processo di sperimentazione dell’utilizzo di Automediche (Delibera n. 1 del 15 gennaio 2014) in attuazione delle disposizioni delle leggi n. 25 e 26 della Regione Puglia del 2006 sul nuovo assetto del Sistema di Emergenza Urgenza – SEU 118 per ridurre la medicalizzazione delle ambulanze.Prima che entrasse in vigore il nuovo sistema,Manfredonia, Mattinata, Zapponeta e Monte Sant’Angelo erano dotati di un’ambulanza a presidio 118; quella di Monte Sant’Angelo era già demedicalizzata (ossia senza la presenza del medico a bordo dell’ambulanza). Dal mese scorso è stato eliminato il supporto del medico a bordo anche nell’ambulanza di Mattinata. Mentre a Manfredonia hanno attivato anche il Servizio dell’Automedica. Gli operatori del 118 di Manfredonia più volte hanno denunciato all’amministrazione ASL-FG che la sperimentazione dell’automedica non ha sortito gli effetti auspicati infatti si è registrata una maggiore affluenza di interventi al Pronto Soccorso, rischiando di non riuscire a garantire l’assistenza necessaria. Nell’automedica è presente solo un autista- soccorritore ed un medico con una dotazione di attrezzature per il primo soccorso basilare. L’automedica interviene solo sui codici rossi (paziente in pericolo di vita), siccome l’autista- soccorritore non è autorizzato a maneggiare farmaci (funzione svolta dall’infermiere presente nelle ambulanze) tale intervento vanifica la propria funzione di soccorso, dovendo comunque richiede il tempestivo ausilio dell’ambulanza per il trasporto in ospedale. La conseguenza è il sovraffollamento del servizio di Pronto Soccorso e l’aumento della spesa sanitaria regionale perché per una sola richiesta di soccorso intervengono: prima l’automedica e poi l’ambulanza, se riesce ad arrivare in tempo utile e per giunta senza medico a bordo. Ironia della sorte è che oltre al danno anche la beffa. La spesa minima del servizio di un’automedica è di circa 13.806,60 euro mentre quella per un’ambulanza con infermiere, autista e soccorritore è di circa 17.000 euro mensili. Il risparmio è di poco più di 3.000 euro. Però l’automedica non riesce a garantire l’efficacia del servizio di soccorso perché nei casi di codice rosso si è costretti a chiedere comunque l’intervento dell’ambulanza (duplicando la spesa sanitaria). Dov’è il risparmio reale, chi ne giova? Tutto ciò a scapito dei pazienti-contribuenti a cui, comunque, non si garantisce la salute! Si può elemosinare sulla salute, tagliando i servizi e sperperando le risorse pubbliche? Al lettore l’ardua sentenza.
Grazia Amoruso
Il taglio dei costi della spesa sanitaria deve servire a razionalizzare i servizi e non a renderli inadequati; purtroppo tagliare è l’unico modo per costringere le regioni ad eliminare gli sprechi che rendono la Sanità un centro di potere politico, per questo la crisi è un’opportunità incredibile a difesa della salute dei cittadini.
di male in peggio dove arriveremo????booooo