La cittadinanza ha appreso con soddisfazione l’intitolazione di una strada della città ad Angelo Velasquez, tenente in forza al 10° reggimento fanteria “Regina” di stanza a Manfredonia, vilmente trucidato dai tedeschi assieme ad altri 102 tra ufficiali e soldati italiani dislocati sul fronte greco dell’Egeo, appena dopo la proclamazione dell’armistizio che pose fine alla Seconda guerra mondiale. Un barbaro eccidio, uno dei tanti che la storia ricorda. Le salme di quegli eroici soldati rimasti fedeli alla Patria a costo della vita, riposano dal 1954 nel Sacrario dei Caduti d’Oltremare di Bari a perenne ricordo e monito per i popoli di ogni continente.
Manfredonia gli ha reso omaggio nei giorni scorsi dedicandoli una strada. La targa scoperta nel corso di una cerimonia presenti il sindaco, i familiari di Velasquez e pochi amici. Un doveroso riconoscimento ad un soldato che ha immolato la propria vita per l’affermazione degli ideali di Patria e di Giustizia. Un esempio eccelso di attaccamento alla Patria ancor più forte per aver lasciato a Manfredonia la moglie e il figlio in tenera età, che avrebbe meritato una più significativa celebrazione che coinvolgesse la popolazione, gli studenti, le forze armate. Tutto si è invece risolto nel frettoloso scoprimento di una targa di latta accompagnato da un discorso probabilmente sentito ma impastato di retorica. Il capitano Angelo Velasquez, il suo sacrificio, meritavano di più, hanno commentato i manfredoniani specie quelli che quegli eventi ricordano. Trasferita almeno al prossimo 25 Aprile: il ricordo di quel valoroso soldato avrebbe reso più concreto il senso di quella ricorrenza. Ma tant’è.
Se si va con la memoria ad altre cerimonie per analoghe circostanze, non si può non notare che dal Palazzo San Domenico si è stati capaci di fare di meglio. Perché queste disparità? C’è un protocollo che regolamenti tali cerimonie? Queste discriminazioni non sono belle, né tanto meno giuste, e non valorizzano nemmeno l’iniziativa Comunale di dedicazione di strade e piazze a persone che hanno onorato la città. Ci sono state cerimonie fastose con grande concorso di personalità e di popolo, e cerimonie quasi alla chetichella. E c’è anche chi non ha avuto neanche questa. E a chi è toccato di peggio: che sia stata deliberata con apposito provvedimento della giunta comunale, l’intitolazione, di una piazzetta, cui però non è stato data corso nonostante le più che buone ragioni che sostenevano la richiesta e le reiterate petizioni perché si eseguisse quella delibera. Sono ormai oltre tre anni, è tutto si tace. Una beffa.
L’amministrazione comunale ha peraltro perso, non si sa se definitivamente, una grande occasione per anticipare i tempi attuali e realizzare qualcosa, assai semplice ma significativa, che ormai è divenuta di generale attenzione.
Ci riferiamo a quella osannata parità di genere e dunque alla corsa per la valorizzazione delle donne. Giustamente. Evidentemente agli uomini del Palazzo non piacciono le donne.
La delibera di cui innanzi riguardava infatti proprio le donne non certo in quanto tali ma che nel più assoluto anonimato, nella più profonda semplicità e modestia, hanno lasciato una traccia profonda e significativa in tempi non sospetti, anzi ostili, nel familiare, nel sociale, nella emancipazione di un tempo difficile. Delle autentiche eroine sconosciute.
A proporre l’intitolazione di una piazza o di una via (la scelta fu lasciata all’autorità municipale) a “Donne eroine sconosciute” è stato il Circolo Unione, secolare sodalizio culturale cittadino, che nell’ambito del Premio “Sguardo sulla città” destinato agli studenti delle scuole cittadine di ogni ordine e grado e finalizzato al recupero della memoria storica del territorio, aveva riservato la terza edizione del Premio del 2011, per l’appunto alle “Donne eroine sconosciute”. Il Premio consiste nell’effettuare ricerche sull’argomento e trattarlo poi come meglio aggradava allo studente: in prosa, in poesia, in CD e via dicendo. L’adesione degli studenti, anche di quelli più piccoli, superò ogni aspettativa. Gli elaborati presentati hanno scoperto e portato all’attenzione un mondo tanto umanamente esaltante, spesso commovente, quanto sconosciuto. Di qui la proposta avanzata al Comune dal presidente del Circolo Unione, Pio Longo, di dare un riscontro alla riconoscenza della città a quelle donne che molto hanno fatto per la gente e per la città dedicando loro un angolo di Manfredonia.
La richiesta venne accolta, almeno così è parso. Come detto, ufficializzata anche con una delibera di giunta, ma mai eseguita. Insomma le parole sono rimaste tali e i fatti… i fatti si sono persi nell’aria.
Michele Apollonio
noooo, mo pure le quote rosa per intitolare le strade! questa storia sta diventando una buffonata.
A quando una strada o una piazza alla memoria di un bravo politico come Enrico Berlinguer o Giorgio Almirante ?