Mercoledì 18 Dicembre 2024

Minacce estorsive a imprenditore di Cerignola, arrestate 2 persone di San Ferdinando

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La richiesta di 50mila euro, il danneggiamento di alcuni pescheti e di alcuni ceppi del vigneto in agro tra Cerignola e San Ferdinando di Puglia di proprietà della vittima.

Gli agenti del commissariato di Cerignola hanno fermato Riccardo Picca e Francesco Marrone, rispettivamente di 29 e 38 anni, entrambi di San Ferdinando di Puglia, per tentata estorsione e detenzione di sostanza stupefacente: fermati nella sala giochi gestita da Picca, gli agenti li hanno trovati in possesso di hashish e cocaina.

Le indagini sono iniziate nel novembre del 2013, con la denuncia dello stesso imprenditore ma soltanto nello scorso mese di gennaio si è giunti all’individuazione dei fermati grazie all’errato dialetto degli autori delle telefonate estorsive che, nell’ultima chiamata hanno asserito di essere di Cerignola pronunciando però male la parola San Ferdinando.

Le telefonate, fatte da una cabina di Cerignola e da diverse cabine di Margherita di Savoia, sono state indirizzate, oltre che alla vittima, a 2 guardie campestri di San Ferdinando di Puglia alle quali è stato intimato di avvertire la vittima che doveva pagare. Telefonate che le guardie si sono limitate a riferire alle autorità.

A sostegno delle indagini, inoltre, vi erano le immagini video davanti a una cabina di Margherita di Savoia: seppur non nitide mostrano la stessa andatura e postura dei 2 individui, indicati dalla malavita locale come soggetti soci in diversi affari.

Oltre all’assidua frequentazione tra i 2, agni atti anche la ripresa dal sistema che monitora il traffico in entrata e in uscita dalla città di Cerignola che mostra, 7 minuti prima della telefonata estorsiva effettuata il 26 ottobre 2013, l’autovettura di Marrone, solitamente utilizzata per le loro uscite, entrare in paese.

Non solo, gli agenti sono riusciti a distinguere nettamente le voci degli autori delle telefonate estorsive registrate, al punto da attribuirne 3 a Marrone ed 1 a Picca. La perizia della comparazione fonica, però, non era una certezza assoluta e, pertanto, si ritenne necessario proseguire nelle indagini.

Gli indagati, sentiti informalmente, negavano di conoscere la vittima, negavano di avere effettuato telefonate da cabine telefoniche e negavano di essersi recati spesso nei mesi precedenti a Margherita di Savoia.

Ma l’attività tecnica effettuata nei confronti degli stessi all’uscita dal Commissariato, ha permesso di ottenere l’ammissione di responsabilità dei 2 che hanno tentato la difesa asserendo che a Margherita di Savoia si erano recati per telefonare a una prostituta.

Nella conversazione dicevano però di non dover andare da nessuna parte, che “il leone è ferito ma non è morto”,  e avanzavano ipotesi su chi potesse avere contribuito alla loro identificazione, concentrando l’attenzione sulle guardie campestri e concordando sulla necessità di vendicarsi con un attentato e affermando “La devono sentire pure i morti la botta”.

Articolo presente in:
Capitanata · News

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