Mercoledì 13 Novembre 2024

Il Ministro Lupi: Una assurdità le 24 Autorità portuali

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La proposta del PD e quella del Ministro vanno nella medesima direzione

Poche grandi Autorità portuali per una nuova governance di porti accorpati ciascuno guidato da direttori competenti. E’ in sintesi l’idea guida del Ministro dei trasporti e delle infrastrutture Maurizio Lupi, per la riforma dei porti. In una intervista a Medi Telegraph, Lupi ha meglio dettagliato il suo progetto.

“In concreto – spiega – ci sarà un Piano nazionale della portualità e della logistica che non sarà un generico contenitore di indirizzi, ma rappresenterà un parametro vincolante per tutti, ai fini della programmazione degli investimenti infrastrutturali più impegnativi. Non faccia fare a me esempi di investimenti realizzati (o programmati) in contraddizione fra di loro e anche in contraddizione con il buon senso. In ogni porto ci sarà una struttura amministrativa più snella dell’attuale: un presidio, guidato da un direttore, un funzionario pubblico molto qualificato ma che non esprime una “politica” del singolo scalo, ma coordina le attività. Basandoci sui core ports europei, stiamo disegnando delle aggregazioni di porti. E’ a questo livello che va posta la guida e la connessa responsabilità amministrativa, dotata di poteri di coordinamento e di decisione, anche maggiori di quelli di cui godono oggi i presidenti delle Autorità portuali. E anche di una maggiore autonomia finanziaria. Questo ci consentirà di lasciarci alle spalle l’assurdità delle 24 Autorità portuali, ciascuna con i suoi spazi di potere da difendere a ogni costo, con le sue ambizioni, con i suoi intrecci con tutti i poteri locali”.

Una proposta innovativa corrispondente con quella presentata dal PD, e che si prefigge di porre fine ad un sistema clientelare che ha finito per mettere alla guida delle governance di un settore vitale e fortemente specialistico, amministratori incompetenti, e per contro rilanciare l’intero sistema portuale rapportandolo ai sistemi più avanzati europei.

“La sfida – afferma – è la competizione mondiale, non la difesa di aspirazioni territoriali per un’autorità portuale in più o in meno. Anzi, gli interessi del territorio saranno più tutelati da un sistema finalmente competitivo, che sappia ragionare per aree di vocazione strategica. Un altro effetto della riforma sarà la procedura per la realizzazione delle grandi opere. Oggi il rifacimento del waterfront segue la stessa trafila amministrativa della realizzazione di una banchina attrezzata per i traffici containerizzati. E invece si tratta di due opere del tutto diverse: la prima si inserisce in un tessuto e in una storia urbana, e deve parlare alla sensibilità dei cittadini; la seconda è un anello essenziale di processi economici condivisi fra Estremo Oriente, Europa, Africa, America e deve rispettare compatibilità e strategie geoeconomiche. Come si può pensare che l’iter amministrativo, i vincoli, i soggetti che devono fare le valutazioni dei costi e dei benefici siano gli stessi?”.

A quanto pare vi è una sostanziale convergenza tra il progetto di riforma di Lupi e la proposta avanzata dal PD. Una prospettiva confermata dallo stesso Ministro.

“Sì. Sono molto positivo sul lavoro fatto, abbiamo dialogato con il Parlamento, soprattutto con la commissione Trasporti del Senato, con Assoporti, con gli operatori privati. Ho percepito la necessità di cambiare, ma soprattutto di andare con coraggio verso il futuro. La proposta del Pd, e anche le osservazioni del Nuovo Centrodestra e dei partiti di maggioranza, mi sembrano andare nella direzione di quel sasso che lanciai nello stagno all’assemblea di Assoporti in ottobre e che posso riassumere in quattro obiettivi: aggregazione, integrazione fra fronte-mare e distretto logistico, semplificazione e sburocratizzazione dei processi decisionali, programmazione strategica nazionale dei grandi investimenti. Il raggiungimento di questi quattro obiettivi può far diventare ancora più decisivo il tema dell’autonomia finanziaria”.

Una convergenza e una identità di vedute che torneranno a vantaggio della speditezza dell’iter parlamentare cui sarà sottoposta la riforma per la sua approvazione.

Michele Apollonio

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