Sfiorata questa mattina a Siponto una tragedia che avrebbe potuto assumere proporzioni molto più gravi se non fossero intervenute le Forze dell’Ordine: Carabinieri, Polizia di Stato, Vigili del Fuoco e Vigili urbani che hanno dissuaso l’anziano gestore del Baby Park di Siponto, sig. Pensa Michele a cospargersi di benzina e darsi fuoco. L’insano, quanto disperato gesto è stato determinato dal fatto di dover demolire altra parte di un manufatto, in ottemperanza all’ordinanza emanata dal Comune di Manfredonia in quanto realizzato senza aver rispettato le prescrizioni previste in materia edilizia.
Stando a quanto riferito dalla moglie sig.ra Perrone Maria Pia, titolare della licenza e della concessione demaniale, l’attività commerciale ebbe inizio verso la fine degli anni sessanta dai suoi genitori. Il 1980 è subentrata lei divenendo titolare dell’area di circa 1020 metri quadrati di suolo demaniale dove, su parte del quale è stato realizzato un manufatto in materiale amovibile per lo svolgimento di attività commerciale (parco giochi, ristorante, bar e pizzeria), attività regolarmente autorizzata. Il 1992 è stato presentato un progetto che prevedeva l’ampliamento della struttura, sempre in materiale amovibile. Nel corso dei lavori, però, con il consenso del tecnico calcolatore e direttore dei lavori si è ritenuto di realizzarlo in cemento armato. Ecco nascere i problemi. Nel 2012 l’Ufficio tecnico comunale contesta quanto realizzato perché non conforme al progetto autorizzato. Nonostante tutto, alla scadenza, la sig.ra Perrone non rinnova la concessione demaniale continuando, però, a svolgere la propria attività. La stessa, cerca di rientrare nella legalità e affida l’incarico all’arch. Luigi Telera e all’avv. Gaetano Prencipe i quali regolarizzano lo stato dei luoghi. Lo stesso anno l’architetto predispone un progetto prevedendo la costruzione di un manufatto di circa 50 mq. nel rispetto delle norme vigenti, che viene regolarmente presentato al Comune di Manfredonia, del quale si attende risposta. Lo scorso anno l’Ufficio tecnico dispone la demolizione forzata delle opere abusive affidando l’incarico a una impresa al costo di 20mila euro. Da premettere che la committente si era impegnata ad eseguire l’ordinanza in economia. Ma scaduto il termine di un mese, il Comune ha disposto la demolizione d’ufficio con l’intervento delle Forze dell’Ordine che sarebbe dovuta avvenire questa mattina. In extremis, l’intervento dell’avv. Innocenza Starace che, grazie anche al suo intervento, oltre a convincere il Pensa a rinunciare al suo insano gesto, è riuscita ad ottenere una proroga di dieci giorni al fine di trovare una soluzione.
Qui nasce il fatto umano, la disperazione di un uomo, di una famiglia, con un figlio in età adulta, disoccupato, che da oltre ventitre anni trae sostentamento da un’attività che dà loro la possibilità di vivere onestamente. Certamente le leggi vanno rispettate, gli abusi puniti. Ora ci chiediamo: perché quel famoso progetto che da oltre due anni giace in qualche cassetto dell’Ufficio tecnico non viene esaminato e approvato? Perché non si interviene in altri casi dove gli abusi saltano agli occhi e ne sono tanti?. Oggi si è sfiorata la tragedia e domani? Meditiamo!
Matteo di Sabato
Legalità o illegalità, si può o non si può condonare… oggi questi quesiti, nel settore urbanistico sostituiscono quello di Shakespeare: “Essere o non essere”.
Poi c’è un altro…. è mai possibile che in tale comune gli eredi devono ereditare tali realtà…. nate nel 1960…. mezzo secolo fà ?
Quante ne succedono