Approvando il ddl 1212 “Disposizioni su Città metropolitane, Province e Unioni dei Comuni” il Senato ha dato il via libera dal 1° gennaio 2015 alla nascita delle Città metropolitane in Italia e affida ad assemblee di sindaci, senza costi aggiuntivi, la gestione dell’area vasta provinciale. Ora il testo del Disegno di legge “Delrio” torna alla Camera per l’ok definitivo.
Il governo del territorio, previsto dalla riforma, vede soltanto due livelli amministrativi a elezione diretta: Regioni e Comuni. Le funzioni di area vasta, cioè sovracomunali e di area vasta, vengono invece assegnate ai sindaci eletti nei Comuni, che se ne occupano a titolo gratuito e che si riuniscono in enti di secondo livello: sono prefigurate in questo modo quindi le Città metropolitane, gli enti di area vasta-Province fino all’entrata in vigore della riforma costituzionale, le Unioni dei Comuni.
Nove Città metropolitane e Roma Capitale.
Sono 9, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria, più Roma Capitale con disciplina speciale. Reggio Calabria viene rimandata alla scadenza degli organi provinciali 2016, purché sia stato superato il commissariamento del Comune capoluogo.
Le città metropolitane corrisponderanno ai rispettivi territori provinciali che raccolgono circa 17 milioni di abitanti e, nei capoluoghi, i maggiori centri di ricerca, hub trasportistici, centri manifatturieri e produttivi, sistemi di salute e welfare.
La Città metropolitana avrà funzioni istituzionali di programmazione e pianificazione dello sviluppo strategico, coordinamento, promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione.
Province, assemblee di sindaci per le aree vaste
Le Province restano come enti di area vasta, strutture leggere con poche funzioni, agenzie di servizio ai Comuni, in attesa dell’abolizione costituzionale.
Manterranno poche funzioni tra cui la pianificazione, costruzione e manutenzione delle strade provinciali. Immediata abolizione del livello politico elettivo dall’approvazione della legge, presidenti, giunte, consiglieri staff, si tratta di oltre 3.000 persone. Risparmio di 110 milioni subito, dal 26 maggio 2014, ma anche dei costi elettorali. I maggiori risparmi e vantaggi consistono però, una volta a regime, nell’efficientamento delle funzioni e nella semplificazione dei livelli amministrativi e burocratici.
Unioni dei Comuni: semplificazione del percorso per aggregare i piccoli comuni, incentivi sul patto di stabilità
In Italia su circa 8000 Comuni il 75% è di Piccoli comuni, ovvero al di sotto dei 5.000 abitanti e la maggior parte (4.000) sono al di sotto dei 2.500, un presidio diffuso del territorio ma che deve lavorare in sinergia per dare risposte efficienti ai cittadini. Il disegno di legge dà forte impulso ai piccoli e piccolissimi Comuni perché si organizzino in Unioni dei comuni semplificando i percorsi burocratici.
Enti intermedi. Prevista la riorganizzazione e il taglio
Il disegno di legge prevede, insieme alla redistribuzione delle funzioni delle Province, di redistribuire anche le funzioni e i compiti degli enti pubblici intermedi e la loro conseguente soppressione in linea con le indicazioni della Revisione della Spesa.
Finalmente province abolite