Giovedì 21 Novembre 2024

Il valore di scoprire il proprio valore

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La tematica di oggi ci viene suggerita da una nostra concittadina. Per rispettarne la privacy la chiameremo Sara. La nostra Sara è molto preoccupata per sua figlia che frequenta il secondo anno di università. Sua figlia, infatti, le ha da poco comunicato che non vuole più proseguire gli studi. Sara descrive sua figlia come una persona un po’ introversa e, a suo dire, anche per questo ha trovato difficoltà a “comprendere” il sistema universitario. La scelta della ragazza ha gettato in Sara grande sconforto e paura. Ma perché Sara ha tanta paura? Questa sua paura dipende da una serie di domande che iniziano a farsi strada nella sua mente e, per quanti sforzi faccia per ignorarle, queste domande tormentano il suo “orgoglio di madre”. “E’ giusto forzare mia figlia e far sì che prosegua comunque gli studi?”, “perché vuole rinunciare a questa possibilità?”. La paura di Sara, in realtà, arriva in una sola grande domanda: “mia figlia è all’altezza di proseguire gli studi?”.

Non è facile per una madre accettare quello che essa stessa avverte come un fallimento del proprio figlio. Ma, come sempre, ci sono tanti modi di vivere e di percepire la realtà sociale. La natura delle paure di Sara, nasce dal fatto che, fin da bambini, una sorta di “stupidità collettiva” fa sì che le persone vengano valorizzate solo per un tipo di intelligenza, ignorando di fatto tutte le altre. In realtà, chiunque di noi ha delle predisposizioni o se preferite dei talenti, ma non tutti ne siamo consapevoli. Questa cognizione nelle proprie qualità si raggiunge se, fin da piccoli, siamo lasciati liberi di fare quelle cose verso le quali siamo maggiormente portati. Inoltre, affinché tutti possano essere consapevoli del proprio valore, dovrebbero esistere scuole che si impegnano attivamente nella scoperta e nell’esaltazione dei talenti di ognuno. Ma ancora non basta. Serve poi qualcuno che, oltre a darci la libertà di fare e saper riconoscere le nostre potenzialità, crei le condizioni ideali per poterle esprimere al meglio. Insomma, se nessuno avesse messo una chitarra in mano a Jimi Hendrix, probabilmente non si sarebbe rivelato il genio che oggi conosciamo, noi non avremmo goduto della sua musica e, probabilmente, sarebbe morto credendosi un buono a nulla. Quindi, l’arte, le scoperte scientifiche o i grandi risultati sportivi, sono possibili solo attraverso l’incontro di un talento speciale con un’ ambiente sociale che lo ha in qualche modo nutrito. Ma oggi questo raramente avviene. La società di oggi tende a renderci tutti uguali, tutti concentrati sulle stesse cose e tutti valutati su poche e molto discutibili dimensioni. In primis a scuola dove spesso viene premiata solo l’intelligenza logico-matematica o addirittura la mera capacità di ricordare nozioni; la semplice memoria. Le dimensioni dell’intelligenza pratica, quella emotiva, quella interpersonale, non sono a sufficienza considerate e i bambini bravissimi a riparare le cose, quelli che sanno coordinare i giochi con efficienza ma senza imporsi con la forza, quelli che sono attenti al compagno di banco che ha un problema, se non hanno anche ottimi voti nelle materie principali sono di fatto penalizzati. Certamente hanno i loro talenti. Ma questi talenti non sono considerati necessari, utili, e quindi non vengono coltivati dalla nostra società.

La situazione si proietta allo stesso modo nel mondo adulto. Non conta più l’intelligenza logico-matematica, se non per il fatto che essa è servita per avere un titolo di studio elevato che ha permesso la scalata verso obiettivi di successo. Una persona adulta, nella nostra società, vale se ha una “buona posizione”. Fa un lavoro remunerativo, si compra tutte quelle cose che confermano la sua posizione sociale: case, belle scarpe, automobili. Delle persone che soddisfano tutti questi requisiti diciamo che “sono arrivate”, gli altri “non sono nessuno”. Valiamo solo se possediamo, accumuliamo, esibiamo.

Riflettiamo. Quali probabilità abbiamo oggi di vederci realizzati in questi termini, in piena contrazione economica? L’impegnarci nel raggiungere questi obiettivi, sa darci poi la sicurezza di valere? Se anche riusciamo a realizzarci in questi termini, abbiamo raggiunto la vera serenità? Possiamo dire di aver davvero coltivato i nostri talenti, le nostre qualità? O forse ci siamo solo distratti dal nostro vero essere? O forse, come la figlia di Sara, occorre capire quando cercare altrove il proprio valore?

 Roberto Talamo

Articolo presente in:
Caro sociologo ti scrivo · News

Commenti

  • caro Sociologo sono una mamma che non ha diplomi per motivi economici ho già la mia età però ti confesso che per i miei figli ho sempre desiderato il meglio .il mio terzo figlio maschio dopo due femmine di studiare non ne ha voluto sapere ,pur facendo sacrifici per comperare tutto quello che occorre per una scuola Alberghiera .più abbonamento per il pulman .Io ho sempre forzato mio figlio in tutti i modi .anche premiandolo ,anche quando i voti non erano 7 8 .io gli davo sempre coraggio .ma lui nulla .Passavano gli anni ma io la mia sconfitta di mamma non la volevo accettare era troppo pesante da sopportare.Un giorno mio figlio mi dice mamma non ti affannare più io a scuola non ci vado più .A ME CROLLAVA IL MONDO ADDOSSO .ma nel senno di poi oggi posso dire che mio figlio.ora 26 enne è un responsabile di reparto macelleria .rispettato dai suoi colleghi e lui di conseguenza è responsabile del suo personale .Allora ho capito che non serve il diploma per sentirsi realizzati serve solo la volontà ,i genitori devono accettare le decisioni dei figli .Oggi noi siamo dei genitori molto ORGOGLIOSI dei nostri 3 FIGLI una mamma soddisfatta

    Anonimo 31/03/2014 17:00 Rispondi
  • Per chi si sente spiritoso, ” le lezioni” sono quelle relative alla condotta nella vita e le sue problematiche sociali!

    antonietta 23/03/2014 19:15 Rispondi
  • Le coppie prima di decidere di avere figli, dovrebberoe prendere lezioni da te! Ci sarebbe piu’ serenità

    antonietta 23/03/2014 19:06 Rispondi
  • Caro Roberto Talamo,
    hai ragione!

    Saverio Guerra 23/03/2014 11:43 Rispondi

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