Giovedì 26 Dicembre 2024

Caro Sindaco ti scrivo…

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Non preoccuparti, sii tranquillo, non arrabbiarti se l’amato cafone non ha voluto quest’anno lasciare la campagna per venire con lo sgangherato carretto in città. Non è servito dirgli che schiere di mattacchioni erano già pronti a seguirlo in indiavolate scorribande e le deliziose bellezze del golfo l’attendevano con ardore di giovinezza. Essendo  ormai vecchio e stanco, non è bastato neanche rammentargli che, dopo un anno di duro lavoro nei campi, è giusto sfrenarsi con fasti, balli e la solita allegria, dimenticando la crisi, le bollette e i malanni della vita.

Lo hanno pregato gli amici; lo hanno invocato i giovani; lo hanno atteso tutti quelli che non possono pagare l’affitto ed i tanti sfortunati che si aspettavano da lui un benefico sollievo. Era vagheggiato perfino da un singolare menestrello come me, piuttosto incline a guardare con occhio severo quello che non va, non ciò che funziona. Non vi è stato verso. Ha risposto che non è più tempo per lui; che una volta l’anima del carnevale aveva nella spontaneità popolare la sua forza. Dove sono finiti i battaglioni che invadevano le vie della città, correndo dietro ad un fischietto? E le socie, dove sono finite le socie, in cui si distribuivano patate al forno e torcinelli a mezzanotte o le specialissime farrate, ben diverse da quelle di oggi? Dove sono le maschere singole, a coppia e di gruppo, vestite di spontaneità e fantasia? Questo ci ha risposto Ze Pèppe, rifiutandosi di procedere all’apertura dei festeggiamenti, che una volta, con baldanzosa allegria, annullavano ogni tristezza, ogni differenza tra ricchi e poveri, autorità e cittadini.

Comunque, festoso Sindaco che attendi ogni anno che si ripeta il gioco del carnevale, io ho capito il vero motivo dell’ostinato suo rifiuto. È vero che nei tre giorni del carnevale gli è consentito saltare e ballare senza pensiero, scordandosi pure della sua acuta broncopolmonite (‘a penture); ma è anche vero che dopo tre giorni di baldoria, finita la festa, inizia per lui un’altra festa. Da re, Ze Pèppe ridiventa fantoccio, un insaccato di paglia dentro un abito logoro, il cappello sfrangiato e la camicia cafona. Viene tirato giù dal trono per le stesse mani che, dopo averlo blandito, sono già pronte ad allestirgli, tra schiamazzi e finti lamenti, sarcastici funerali. Sempre così finiscono nella vita i poveretti come lui, dapprima giubilati e poi brutalmente bruciati come pupazzi. Così è finito ogni anno il nostro Ze Pèppe Carnevale, dopo essersi illuso, per tre giorni, di essere un re.

Cordiali saluti.

Italo Magno

italo@italomagno.com

Articolo presente in:
News · Piazza Duomo

Commenti

  • Ma i servi del padrone hanno capito l’articolo??? Forse dovrebbero studiare di più invece di pensare che si possano comprare titoli e giornalisti sempre.

    Che cosa farebbero nella loro vita se non fossero parassiti della politica? Almeno state zitti e RILEGGETE QUELLO CHE SCRIVETE perché oltre che per zotici presuntuosi, passate anche per ignoranti… un consiglio da amico, capito VITANGELO?

    Antonella ha ragione, questi pezzenti (in tutti i sensi), che si credo ricchi (in tutti i sensi) stanno per far spezzare la corda e finire molto in fondo al pozzo.

    Matteo 17/03/2014 17:44 Rispondi
  • E` bello vedere che c e` chi non sputa nel piatto dove ha mangiato, ed e` bello sapere che il nostro ze peppe sa` seminare bene e zappare meglio il ” suo orticello”. Noi gente comune, nel nostro piccolo, lavoriamo e zappiamo terra da mattina a sera, e mangiamo solo se lavoriamo duramente , avvolte neanche basta, ovviamente noi non ci chiamiamo “ze peppe carnevale” e non abbiamo ze peppini come compagnia bella con cui dividere il ricavato della terra, no, noi popolo se lavoriamo duro la terra, forse, se dio vuole riusciamo a sopravvivere, visto che poi dobbiamo pagare i fasti del carnevale e tutta la sua corte celeste, e mi fa piacere che ze peppe sa moderarsi quando
    mangia,per amor di patria ovviamente, e che voglia insegnare
    ai cafoni come moderarsi, stolti noi, che non avevamo ben
    inteso, cio` che non mi convince e` solo una cosa, quando zappi
    la terra e dici di amarla, la curi la difendi, la migliori, le doni le
    Braccia notte e giorno, e fai in modo che il tuo prato e`il piu`
    verde, che le tue granaglie siano le piu` buone, e mangi con il
    ricavato del sudore della “tua ” fronte, e questo lo insegni anche
    ai tuoi cafoni, senza mai attingere acqua dal pozzo altrui.
    Perche` gli atri sono stanchi di dover lavorare e vedere il pozzo
    dove versano acqua e sudore sempre a secco. Fermorestando le buone intenzioni di ze peppe, la storia non puo` continuare ad andare avanti cosi. ” tante volte viene calato il secchio nel pozzo, prima o poi la corda si spezza”. Antonella

    antonella 16/03/2014 15:02 Rispondi
    • Antonella allora tu sei una delle iscritte ai corsi di apprendista stregone? Ti auguro che le magie siano più sostanza del duro….lavoro!

      Vitangelo Moscarda 16/03/2014 18:27 Rispondi
      • Vito moscarda tu e i tuoi amici cafoni giocate con la vita e il sangue di noi altri, ci prendete in giro, vi divertite a schernire i cittadni in stato di disagio, pensate solo alle vostre feste e al vostro carnevale, e pensate di essere bravi perche` rispetto agli altri vi moderate a mangiare? Te lo ripeto e capisci bene: TANTE VOLTE CALERETE IL SECCHIO NEL POZZO, MA LA CORDA, PRIMA O POI SI SPEZZA. ALTRO CHE STREGONI, POI VEDI I SORCI VERDI

        antonella 17/03/2014 10:20 Rispondi
        • Cara Antonella parli senza alcuna cognizione! Cittadini in stato di disagio? Peccato che ignori il fatto che il Comune ha aumentato gli stanziamenti in favore dei Servizi Sociali per i più bisognosi!

          Vitangelo Moscarda 17/03/2014 17:00 Rispondi
          • Vitangelo tu di cognizioni ne hai fin troppe, il mio riferimento non e` solo a quello, ma a tutto il reso, stai attento agli stregoni, secondo me devi preoccuparti piu` dei fantasmi del comune, non si vedono ma si fanno sentire tanto, e ai fntasmi piace fare scherzi ai cafoni.

            antonella 17/03/2014 20:57
  • Chiara l’antifona: caro professore il nostro “Ze Peppe” al contrario del suo pensiero è ancora la maschera che la vera Manfredonia ama ancora. Non dimentichiamo che il nostro “cafone” è un contadino pragmatico che sa lavorare molto bene la sua terra anche in questo periodo di grande siccità; senza la sua opera la sua “terra” sarebbe in piena carestia ed in mano a stregoni che invece di lavorare invocano la pioggia con balli e preghiere. Caro professore forse lei ignora che il nostro “Ze Peppe” è un cafone stimatissimo in ogni dove e tanti altri latifondieri lo vorrebbero al suo servizio anche con lauti compensi, ma lui non è un ingordo e ama, forse troppo, la sua terra per abbandonarla agli stregoni strilloni. Tutto questo tanti manfredoniani lo sanno e lo hanno capito. Tanti veri “cafoni” sono pronti ancora a seguire la sua guida e, non si preoccupi, lui sa distinguere i “cafoni” buoni da quelli che sembrano buoni che ora sono, anche, al suo fianco e che invece vorrebbero farlo ubriacare per iniettargli il batterio della “pintura”. Tanti credono di essere avere la sua esperienza ma in realtà tanti segreti su come si lavora la terra non l’hanno e si affidano solo alla zappa. Oggi la zappa è superata e occorrono “conoscenze” tecniche che per ora solo lui ha nella nostra zona. In effetti la terra degli altri sembra verde da lontano ma in realtò è incolta e piena di erbacce; quella di Ze Peppe, invece, è rigogliosa e alta anche se arrivata una gelata inattesa che lui ha immediatamente combattuto alzando la sua serra che gli consentirà di non perdere parte del suo seminato. Caro professore, Ze Peppe è Ze Peppe, non una maschera qualsiasi! Vede caro professore i tanti cafoni che oggi lo criticano lo fanno perché sono gelosi della sua opera: Ze Peppe li aveva invitati a banchettare con lui per insegnare loro come evitare di sprecare cibo; all’inizio erano contenti e ne cantavano le lodi ma in seguito hanno iniziato a pretendere di mangiare più di quanto loro era consentito e lo hanno abbandonato. Ma i veri cafoni sanno come è dura lavorare la terra: tanti si sono accontentati seguendo il capo cafone alleviando la siccità che ha colpito la nostra città per distribuirla ai più bisognosi ma ci sono stati anche i presuntuosi soprattutto quelli meno esperti che si sono paragonati alla sua altezza.Costoro hanno allevato sciacalli mandandoli in escursioni distruttive nella terra dell’ex amico Ze Peppe, ma lui ha alzato una recinzione protettiva con filo spinato e quindi ogni volta vanno sbattere ferendosi da soli.
    Vitangelo Moscarda (quello vero)!

    Vitangelo Moscarda 16/03/2014 10:12 Rispondi
  • Magnifico! Senza parole. Mi permetta professore, di dirle che da lei si deve imparere anche se non si vuole, se ze peppe nei suoi tre giorni da “re” avesse chiamato un saggio, un professore,un magnifico, per farsi consigliare, non sarebbe diventato cenere dopo solo tre giorni. E` insito nella natura umana creare per poi distruggere quando la cosa non serve piu` o non ti e` servita affatto, ma la storia del nostro ze peppe carnevale, e` un po come la storia di icaro che amava volare piu` in alto, piu`su di tutto, sempre piu` alto fino ad arrivare al sole.
    Con infinito rispetto
    Cordialissimi saluti

    antonella 16/03/2014 8:42 Rispondi

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