Domenica 22 Dicembre 2024

Serviva l’amore di mamma per riaccendere il dibattito sul nostro Ospedale

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Il corteo cittadino svolto l’8 febbraio contro il declassamento dell’Ospedale San Camillo de Lellis ha rappresentato una forte mobilitazione della cittadinanza di Manfredonia che prendendo coscienza dell’enorme questione se ne vuol far carico per trovare insieme alla società civile delle possibili soluzioni. La manifestazione è nata a seguito della lotta intrapresa a gennaio dalla signora Lucia, in attesa di due mesi, sua sorella e la mamma. Non accettano passivamente la chiusura dei reparti come è già avvenuto per la Pediatria e per il Punto nascita e quindi hanno raccolto 6000 firme su un quadernone “fai da te”.Che validità legale hanno? Nessun’associazione, istituzione o politico ha spiegato loro che quella procedura è nulla. L’articolo 50 della Costituzione italiana recita: “Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità”, ma occorre rispettare degli schemi ben precisi cosa che purtroppo non è stata seguita dalle tre mamme perché ignare delle “formalità”. A chi ha giovato tutto questo clamore? Siamo già in campagna elettorale? Tante sono le responsabilità politiche emerse durante il dibattito svoltosi dopo il corteo dell’8 febbraio. C’è quella della regione Puglia che prende decisioni a scapito di alcuni servizi offerti dal San Camillo, privilegiando quelli del Tatarella di Cerignola. Il management dell’Asl di Foggia non ha saputo gestire in tempo utile le “risorse” per riqualificare alcuni Ospedali. I reparti di ostetricia-ginecologia e quello di pediatria del San Camillo hanno sempre sofferto della mancanza della neonatologia e della terapia intensiva neonatale per cui le criticità venivano dislocate verso l’Ospedale Riuniti di Foggia o Casa Sollievo di San Giovanni Rotondo. Anche il reparto di cardiologia soffre la mancanza dell’UTIC. Il San Camillo rischia il declassamento ad Ospedale di Base con tutte le ricadute negative sulla popolazione locale. La lotta promossa dalle tre mamme e dalla cittadinanza deve continuare ed essere sostenuta. Le Istituzioni si devono assumere le proprie responsabilità e correggere gli “orrori” del passato.

Grazia Amoruso

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