Domenica 22 Dicembre 2024

Storie di eremiti di Manfredonia

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Capita a volte di navigare su internet alla ricerca di notizie sulla propria città ed è ancora più entusiasmante trovarne riguardanti fatti storici accaduti in essa. Questo è quel che è capitato a me nel ricercare curiosità su Manfredonia. E così, tra le pagine di un’antica pubblicazione dell’abate celestino D. Celestino Telera “Vita del Vener. Padre d. Pietro Santuzio da Manfredonia, abate del Sacro Monastero di S. Spirito alla Maiella dei Celestini, Historie sagre degli huomini illustri per santità della congregatione de celestini, dell’ordine di S. Benedetto,Bologna, 1648, pp. 417- 514,  scopro che si parla della mia città con una descrizione aulica:” giace nella piana, che anche si dice Capitanata, la Città di Manfredonia, posta alle radici del monte Gargano, fabbricata dal Re Manfredo nelle rouine dell’antico Siponto, che perciò a distintione del vecchio si dice nuovo Siponto: Patria che per l’amenità del sito, fertilità della terra, temperie dell’aria, delitie e trafico del mare non inuidia qual si voglia altra, benchè abbondante e prosperosa Città”.

Ma si parla anche di un manfredoniano divenuto abate del Sacro Monastero di S. Spirito alla Maiella, tale Giuseppe Santuzio (Santutio). Leggendo la sua storia si ritorna con l’immaginazione indietro nel tempo e precisamente nel 1562 quando il  20 Agosto nacque da Gio. Tommaso Santuzio di Benevento e da Porzia Saraceni nativa di Manfredonia ma oriunda di Lecce . Quella dei Santuzio era una famiglia nobile e benestante ed il figlio Gio. Tommaso si trasferì a Manfredonia dove strinse amicizia con la famiglia Saraceni che vantava tra i parenti illustri il cardinale Gio. Michele Saraceni, nominato nel 1551 da Giulio III e già Arcivescovo di Matera. Durante l’amicizia i Saraceni ebbero modo di conoscere Tommaso Santuzio quale “…illustre di prosapia, di tratto nobile e di cristiani costumi” tanto da dargli in sposa la figlia Porzia. Ebbero dal loro matrimonio sei parti, il terzogenito dei quali fu Pietro a cui imposero nel battesimo il nome di Giuseppe e che cambiò da se stesso in Pietro in onore di S.Pietro Celestino quando visse nell’Eremo della Maiella.

Tra le righe della narrazione si evidenzia uno spaccato della vita di Manfredonia che entusiasma il lettore soprattutto quando si descrive un fatto avvenuto nella chiesa di San Francesco dove “ concorrevano con molta frequenza i fedeli, anche delle vicine Città, per vedere il sangue miracoloso, che uscì dal costato di quella statua di Nostro Signore. Il che accadde per causa, che due nemici venuti à duello, andarono giuntamente alla presenza di Christo à giurare, che niun di loro haurebbe portate altre armi che spade nel conflitto: eseguito da essi quel sacrilego giuramento, il Signore buttò i chiodi dalle mani e da’ piedi, e sangue dal fianco. Miracolo invero che intenerì, e commosse tutta la Provincia… ” .

Luigi Valente

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