In questi giorni, i bambini delle scuole primarie di secondo grado hanno ricevuto, dai rappresentati dell’Agenzia del Turismo di Manfredonia, un depliant: “il decalogo della buona accoglienza”, presentato nell’auditorium degli Istituti scolastici. Con il coinvolgimento diretto degli studenti, ciascun bimbo ha letto le dieci regole/accorgimenti per diventare, secondo il decalogo, . Davvero un’iniziativa singolare quella dell’Agenzia che considera il giovane-studente quale attore principale dello sviluppo del proprio territorio, responsabilizzandolo nella cura e nella promozione dello stesso. Sfogliando il depliant, presentato in formato tascabile con le tonalità calde dell’estate, emerge subito la raffigurazione giocosa dei bambini che saltano da una pagina all’altra nel mostrare ciascun consiglio-regola da seguire, ne citiamo qualcuno per esplicitare il progetto. L’art. quarto sprona il fanciullo ad essere curioso del patrimonio culturale, artistico, storico, archeologico, religioso ed enogastronomico del proprio territorio così da comprenderlo per diffonderlo meglio. Al fine di presentare al turista un città bella ed accogliente, è fondamentale (art. 3) “il rispetto della città” mantenendola pulita come fosse la “tua cameretta o il tuo salotto o il tuo giardino”. Inoltre secondo l’art. 5 il bambino fin da piccino deve conoscere le proprie origini per essere orgoglioso della propria identità ed appartenenza al territorio, diventandone l’ambasciatore nel mondo. Gli altri articoli toccano diverse tematiche, come l’attenzione e la salvaguardia dell’ambiente, l’accoglienza sorridente ed educata del turista, la comunicazione tempestiva e garbata, possibilmente, nella lingua del turista ed altre. Infine il decalogo invita ognuno di noi ad essere responsabile della propria città, diventando degli ottimi operatori dell’accoglienza consapevoli che valorizzando le tradizioni e le bellezze paesaggistiche e culturali del territorio è possibile incrementare la preziosa “risorsa del turismo” quale volano dello sviluppo della nostra economia.
Grazia Amoruso