Questo il Documento approvato dal Coordinamento dell’Associazione Lavoro e Welfare di Capitanata, sullo sviluppo territoriale nella zona:
“Chi prende oggi per mano la Capitanata e le sue energie migliori per aprire una nuova pagina? Come e chi può ricostruire in forme più efficaci una rete operativa ed autorevole tra forze sociali, Istituzioni, attività produttive, essendo evidente l’inadeguatezza attuale dei partiti politici e la loro perseverante distanza dai bisogni reali dei cittadini.
Occorre dare con urgenza una risposta alla domanda. Per parte nostra osserviamo come contributi positivi nel senso auspicato potrebbero arrivare dalla Camera di Commercio e dall’Università, nel solco delle innovazioni che ne hanno segnato di recente la guida.
Inoltre è indispensabile che le forze più rappresentative della società e del mondo del lavoro, riprendano insieme consapevolezza del ruolo che viene a loro richiesto dal territorio.
I cittadini, i lavoratori, le imprese chiedono che al più presto possa ripartire dalle più strategiche espressioni del territorio una azione determinata, puntuale e continua di coinvolgimento di tutti gli altri fondamentali soggetti, affinché di concerto ed ognuno nelle specifiche competenze affrontino le cause dei ritardi e costruiscano per la Capitanata una prospettiva più avanzata di sviluppo.
Dal tornado della crisi iniziata nel 2008 la Capitanata sta uscendo per certi aspetti come dal secondo conflitto mondiale, con un tessuto produttivo e sociale molto cambiati e penalizzati nella loro già precaria stabilità, in primis nello sviluppo economico e nella qualità di vita.
Gli stessi processi evolutivi culturali e tecnologici della vita di una società moderna, accolti a suo tempo a piene mani dalle nostre comunità, si manifestano oggi in Capitanata ormai stridenti ed incongrui a fronte della desertificazione delle aree produttive, della perdita dell’universalità dei diritti sociali e del lavoro, dell’involuzione dei principi di legalità, del perseverante disconoscimento di risorse e potenzialità territoriali uniche, della sfiducia dilagante verso le forme di rappresentanza politica ed istituzionale.
È noto che già prima della crisi non partivamo certo da condizioni di favore e che il superamento dei ritardi sociali ed infrastrutturali costituiva il necessario presupposto per una programmazione dal respiro ampio e non campanilistica.
Circa 10 anni fa, con l’iniziativa fondamentale delle Organizzazioni Sindacali e con il concorso della loro elaborazione, si diede vita al percorso che portò a Capitanata 2020 e si riuscì per la prima volta a fare sistema attorno a priorità di cui solo alcune, ancora oggi, iniziano a vedere –con fasi alterne ed enormi ritardi- i primi passi di avvio, come il nuovo casello autostradale, il completamento della strada regionale 1, i raddoppi ferroviari per Roma e a nord di San Severo, la riqualificazione funzionale del nodo intermodale di Incoronata e delle aree ASI, la ripresa dei trasporti aerei dalla Capitanata, la manutenzione del porto alti fondali.
Quella stagione di impegno unitario ha pagato il prezzo dell’incapacità complessiva della classe politica e dirigente che ha prevalso negli anni più recenti nel nostro territorio, la quale, proprio mentre la crisi imponeva il contrario, ha privilegiato la dimensione campanilistica e la cura degli interessi particolari, depotenziando ed interrompendo nel suo pieno svolgimento la continuità di un processo storico di cambiamento e di aggregazione sulle principali leve dello sviluppo.
Per il nostro territorio tutto ciò, negli anni della peggiore crisi, ha significato:
– inerzia ed impotenza di fronte alla chiusura di centinaia di aziende e alla perdita di migliaia di posti di lavoro;
– riduzione del reddito per i cittadini e particolarmente per migliaia di famiglie;
– incremento esponenziale del numero dei giovani che hanno lasciato la nostra terra;
– raddoppio delle istanze di aiuto presso i Servizi Sociali e abbassamento dei livelli di qualità nelle prestazioni socio-sanitarie;
– ampliamento della cultura e della pratica dell’illegalità;
– mancata valorizzazione del nostro patrimonio naturale e paesaggistico;
– perdita del nostro primato in Puglia in campi strategici per lo sviluppo e l’occupazione (come ad esempio il turismo).
Ma è sicuramente possibile invertire la direzione di marcia della Capitanata, a patto che il cambiamento venga assunto e guidato da protagonisti che oggi siano obiettivamente all’altezza del compito, e che sappiano promuovere una nuova stagione di coesione e di responsabilità.
Un ruolo di tale responsabilità richiede conoscenza e rappresentanza reali del territorio, capacità di valorizzare le specificità e le potenzialità con azioni che coinvolgano la generalità degli interessi e dei bisogni, credibilità per tenere insieme gli attori più consapevoli e incisivi, autorevolezza per fare scelte innovative e farle valere concretamente nei processi di governo ed ai tavoli decisivi.
Perciò occorre attivarsi con consenso e visione unitari, aprendo fronti e ripercorrendo temi vitali per la Capitanata. Ognuno dei soggetti da coinvolgere (enti locali, forze produttive e sociali, Organismi pubblici determinanti per il territorio) deve poter assumere una priorità conducendola a risultato.
La Capitanata va rilanciata ristabilendo il quadro delle cose indispensabili, focalizzando energie e forze nuove su scelte diventate ancor più necessarie per andare oltre la crisi e per tener conto di ciò che sta cambiando.
Adesso, in particolare, oltre a portare a compimento, con qualche coraggioso aggiornamento, le azioni avviate sulle questioni centrali già citate:
– si dovrà lavorare a promuovere come una eccellenza il patrimonio paesaggistico e naturale garganico e dauno unitamente alle produzioni tipiche agro-alimentari, valorizzando i centri urbani, preservando il territorio da compromissioni ambientali, rendendo pienamente funzionali e integrando tra loro le singole potenzialità ed infrastrutture locali (come i porti, tra le altre);
– le nuove tecnologie devono rappresentare un terreno sul quale metterci un impegno esponenziale per offrire ai nostri luoghi connettività anche economica e sociale, oltre che per aprire praterie inesplorate all’inventiva e alla nuova occupazione;
– i sistemi innovativi per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, l’efficientamento ed il risparmio energetico delle nostre città, l’attivazione di organismi idonei ad intercettare su vasta scala le risorse dell’Unione Europea, la sinergia tra i nostri Comuni per far pagare meno i servizi ai cittadini, la riaffermazione della qualità sociale e della legalità sono i principali ulteriori obiettivi da perseguire in una visione di sistema condivisa.
Il nuovo punto di partenza, il nodo da sciogliere al più presto è dunque l’attivazione dei soggetti che assumano la funzione di promuovere e coordinare nell’immediato azioni condivise di rilancio. Questo compito può essere avviato al più presto dalle forze sociali, facendo ripartire con la loro iniziativa unitaria la costruzione di una squadra più ampia e coesa di attori locali significativi, per ridare alla Capitanata ed al suo futuro una visione ed una azione di sistema”.
Comunicato Stampa L&W Capitanata
Questa consapevolezza mostra in tutta la sua nuda realtà che Manfredonia da diversi decenni non ha una classe dirigenziale che non ha mai prospettato al suo futuro ma che, invece, ha solo gestito giorno dopo giorno , solo la propria posizione per il proprio futuro… politico/amministrativo.