Gli agenti di polizia del commissariato di Manfredonia appartenenti alla squadra di Polizia Giudiziaria, hanno proceduto all’esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misure cautelari – emessa dal GIP del Tribunale di Foggia, Dr.ssa Elena Carusillo su richiesta del Pubblico Ministero, Dr.ssa Paola De Martino – che ha disposto il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima, con divieto di comunicare, con qualsiasi mezzo, con la medesima e con i genitori conviventi di lei, nei confronti del suo ex fidanzato.
Il provvedimento restrittivo è scaturito dall’attività investigativa condotta dal commissariato in ordine ad una serie di episodi di minacce di morte e violenze ad opera dello stalker nei confronti della sua ex fidanzata, tanto da spingerla a chiedere ripetutamente aiuto alla Polizia.
Le indagini venivano avviate lo scorso novembre quando la vittima, poco più che ventenne, si recava in commissariato raccontando il suo calvario: narrava di una relazione con l’odierno indagato, intrapresa nel 2011, dalla quale è venuto alla luce un bimbo, ma che l’unione, a causa del carattere irascibile, violento ed altamente geloso di lui, si era ripetutamente interrotta; sosteneva che da quando gli aveva comunicato la decisione di lasciarlo il suo atteggiamento molesto ed aggressivo era aumentato a dismisura, tanto da vedersi costretta, in alcune occasioni, a far intervenire le forze dell’ordine.
Gli atti persecutori erano ininterrotti; un susseguirsi di telefonate moleste e minacce, talvolta sotto l’abitazione della vittima, dove l’uomo spesso si recava. Pedinamenti ed avvicinamenti per strada, ove lo stalker proferiva pesanti ingiurie ed epiteti, costringendo talvolta la giovane donna a ricorrere alle cure mediche per il grave stato di agitazione procuratogli; non da ultimo continue scenate di gelosia e la pesante minaccia che qualora l’avesse vista in compagnia di un altro uomo l’avrebbe picchiata ferocemente.
In sede di denuncia la ragazza asseriva di temere fortemente per la sua incolumità e quella del bambino, tanto da non uscire più di casa se non accompagnata dai genitori o persone di fiducia, arrivando ad ipotizzare una sottrazione del piccolo, circostanza già minacciata dal reo.
Episodio culminante la sera di Santo Stefano, quando la ragazza aveva allertato la Polizia dopo essere stata aggredita dal giovane in una via isolata del centro abitato, mentre si trovava con il bimbo; lui l’assaliva cercando di sottrarle il telefono cellulare con il quale tentava di allertare il 113. Nella circostanza nuove intimidazioni e minacce di danni futuri allo stesso bambino, il tutto per costringerla a riallacciare una relazione sentimentale che lei considerava ormai chiusa.
Il G.I.P. ha ritenuto che ricorressero specifiche ed inderogabili esigenze cautelari, essendo concreto il pericolo che l’indagato potesse continuare con le sue condotte moleste e minacciose e che la misura cautelare era indispensabile per impedire all’indagato di avere contatti con l’ex compagna e con la di lei famiglia, evitando così il reiterarsi di condotte analoghe. Il provvedimento cautelare, come disposto dall’art. 282-quater del codice di procedura penale, articolo introdotto dal d.l. n. 11 del 2009, veniva comunicato ai servizi socio-assistenziali del territorio e alla stessa persona offesa.
La violenza sulle donne è fenomeno di allarmante attualità. Basti pensare che la prima causa di morte di donne nel mondo, tra i 16 e i 44 anni, è il femminicidio. Con riferimento al nostro Paese, solo nel 2012 il numero di casi sono stati 124 (più 47 tentati omicidi) e solo nei primi quattro mesi del 2013 le donne uccise sono 35. Il 70% di queste violenze viene commesso da uomini con cui la vittima intratteneva rapporti sentimentali. L’80% delle vittime è di origine italiana (così come gli aggressori).
E’ da tempo che il personale del Commissariato P.S. di Manfredonia ha avviato una vasta campagna di lotta ai reati che vedono come vittime le donne e diversi sono stati gli arresti per stalking in base al decreto legge 11/2009 che ha introdotto una fattispecie di reato finalizzata a punire la condotta “persecutoria” nei confronti soprattutto delle donne. Riconoscimento che ha consentito alle Forze dell’Ordine di tutelare con maggiore efficacia le vittime di maltrattamenti.