I manfredoniani, discendenti dagli abitanti della progenitrice Siponto, oltre a Santa Maria Maggiore, hanno eletto come Patrono e Santo, Lorenzo, anche se questi non fu mai fatto santo dalle Autorità della Chiesa di Roma. Egli fu chiamato santo perché allora si soleva dare il (Sanctus) a tutti i vescovi viventi a solo titolo onorifico La leggenda vuole che Lorenzo detto il Majorano, sia nato a Siponto nel 458 da una modestissima e onesta famiglia di pescatori.
I genitori, non potendolo mandare a scuola lo affidarono alle amorevoli cure di Felice I, diacono sipontino, uomo pio e giusto che lo educò all’amore di Dio ed alla fede cristiana, istruendolo nelle sacre dottrine e nelle scienze. Ordinato sacerdote a soli vent’anni, Lorenzo dedicò la sua esistenza all’apostolato, ai poveri, ai sofferenti, ai vecchi e ai bambini della città. Queste le notizie tramandateci da alcuni cronisti dell’epoca, pur se non suffragate da sufficienti e comprovati elementi storici. Da qui lo scetticismo di numerosi studiosi di storia locale i quali sostengono che S. Lorenzo non sia mai esistito, ma nato dalla fantasia del vescovo Leone Garganica.
Altri, invece, suppongono addirittura che la sua figura sia stata frutto dell’immaginazione dell’imperatore Zenone. La presenza di S. Lorenzo in Siponto, si colloca in un periodo storico di notevole rilievo cioè successivo al primo scisma tra la Chiesa di Roma e quella d’Oriente dovuto all’inasprirsi dei rapporti tra l’Impero e la capitale della Cristianità. Nel 490, dopo 44 anni di ministero episcopale moriva Felice I, quand’era ancora imperatore Zenone. Nel frattempo la chiesa veniva affidata all’arcidiacono Fausto.
Nel 491 a soli 33 anni Lorenzo veniva eletto vescovo di Siponto dal clero e dal popolo sipontino, elezione santificata poi, da Papa Gelasio I. Lorenzo governò la Chiesa Sipontina per ben 54 anni. Morì il 7 di febbraio del 545 all’età di 87 anni. Dopo gli anni luttuosi dovuti alle continue guerre degli Eruli, Goti ed Ostrogoti, per Lorenzo fu molto facile governare anche perché il popolo sipontino era per buona parte cattolico e cristiano. In quegli anni Egli profuse tutte le sue energie nel consolidare la fede fondando chiese in onore di S. Pietro, accanto alla Basilica di S. Michele Arcangelo in Monte Sant’Angelo, verso oriente e tre sul Gargano, oltre a Siponto e nel territorio sipontino.
A pochi chilometri da Siponto, verso Nord, fondò la chiesa denominata “Madonna della Pace”, in seguito allo scampato pericolo di Totila per i pellegrini diretti al Santuario di S. Michele e, nei pressi di Macchia, un’altra dedicata a Maria Vergine per coloro che arrivavano stanchi sotto il monte, prima di affrontare l’irta salita. Nonostante ciò, è stato pur sempre molto difficile tracciare un profilo storico e biografico del vescovo Lorenzo. Durante gli ultimi anni del suo impero al tempo di Giustiniano I (527-565), ovvero all’inizio del tramonto del regno di Oloacre, distrutto da Teodorico nel 493 e all’arrivo di Totila nell’Italia Meridionale, Zenone volle creare sul Monte Gargano una figura autorevole,0 che potesse imprimere maggiore energia allo sviluppo della fede cristiana su tutto il territorio, a seguito delle prime apparizioni micaeliche.
Questa tesi, però, viene confutata da Mons. Vailati già presule della Cattedra Sipontina e Viestana. Nella sua opera: “S. Lorenzo Maiorano, vescovo e protagonista nella storia di Manfredonia”, egli afferma:: “S. Lorenzo inviato a Siponto dall’imperatore bizantino, confermato e ordinato dal Sommo Pontefice, diventa un anello della catena di fede, di amore, di disciplina che unisce, da quel lontano tempo sino ad oggi, la nostra Chiesa a quella di Roma. S. Lorenzo non soltanto “viene da Roma” per la legittima successione, ma “chiama Roma” per l’ortodossia della dottrina e per il ministero dell’evangelizzazione svolto per diversi anni, sino alla sua morte (c.540)”.
Altro grande merito attribuito al Santo Vescovo e Patrono Lorenzo, fu quello di aver ingrandito o forse sostituito nel VI sec. l’Oratorio che Felice I fece costruire in onore della Beata Vergine, dopo averne introdotto il culto; così la piccola chiesa cedette il posto ad una grande basilica che va sotto il titolo di S. Maria Maggiore. Anche se in tono minore, la memoria del Santo, le cui reliquie si conservano in Cattedrale, è ben salda, ricca, viva e profonda nella tradizione popolare sipontina.
La festa ad Egli dedicata, fissata appunto il 7 febbraio, data che coincide con la sua morte, da secoli ha mobilitato l’intero popolo devoto che vede nel Santo, come sostiene il Pascale,:”una istituzione, un altro e allegorico risultato, la religione per la quale lo stesso popolo ha saputo sopportare avversità e sagrifizi incredibili” Stando a quanto sostengono M. Cavaglieri e P. Sarnelli, la istituzione della festa dedicata a S. Lorenzo Majorano vescovo e patrono di Manfredonia, si fa risalire al 1099, sotto il pontificato di Pasquale II, data in cui sono stati ritrovati i resti mortali del Santo: “giaciuti incognito moltissimi anni” (Sarnelli). Si deve ritenere, infatti, che da quella data la festa del Patrono della città sia stata celebrata con continuità, prima a Siponto e poi a Manfredonia con molta devozione, con l’intervento delle autorità cittadine, i notabili, il clero ed il popolo, oltre a numerosi fedeli dei paesi vicini. assolvendo così ad un debito di riconoscenza nei confronti di Colui che curò in modo encomiabile le loro anime, liberandoli dalla mano distruttrice di Totila.
A proposito della processione, degno di essere ricordato è un episodio accaduto nel 1633, quando vescovo di Manfredonia era Orazio degli Annibali della Molara. Durante la sua permanenza in quel di Monte Sant’Angelo per motivi di salute, egli volle fare il “Pastor Bonus” trasferendo la processione in quel luogo. Ma lo sdegno dei sipontini fu tale da invocare energicamente l’intervento della Santa Sede perché la processione venisse ripristinata a Manfredonia nel mese di maggio, per poi ritornare definitivamente al 7 febbraio.
Per memoria storica diciamo che questa grande solennità, molto sentita dai fedeli sipontini, da alcuni decenni andò ad affievolirsi, forse da quanto fu deciso di non portare in processione anche i santi presenti in cattedrale, cosa che, del resto, avveniva durante la processione della Madonna di Siponto. I simulacri dei santi precedevano la Sacra Icona (penultima 31 agosto 1968). Inoltre non fu più consentito alla banda cittadina di seguire la processione. Da alcuni anni, però, tale costumanza (almeno per la banda) è stata ripristinata.
A parte questa nota di colore, non crediamo siano stati questi i motivi ad indurre i fedeli sipontini ad onorare con più vigore il loro Santo patrono e protettore. Siamo convinti, invece, che sia stato il ritorno alla Fede, alla consapevolezza di credere nei valori che proprio grazie a quella Fede a cui il Santo vescovo Lorenzo Majorano si è ispirato e manifestato con la sua vita esemplare di uomo e di Pastore, nell’aiutare i bisognosi, attraverso il suo grande ministero sacerdotale. Doni ai quali il popolo sipontino ha sempre creduto e si è aggrappato.
Matteo di Sabato