La sentenza del Tribunale ordinario di Foggia è del 16 gennaio scorso, ma si riferisce ad una vicenda ormai conclusa da un pezzo. Riguarda le gestione del mercato ittico da parte del Consorzio che lo ha amministrato fino ad aprile 2012 quando è subentrato il Comune. E’ finita dinanzi alla Magistratura a causa dei debiti accumulati. La sentenza è dunque l’atto finale di una azione giudiziaria avviata per l’appunto oltre due anni fa nei confronti del Consorzio. I soci del Co.Ge.M.I.M. acronimo di “Consorzio Gestione Mercato ittico Manfredonia”, erano i tre enti che si erano assunti il carico di gestire una attività tra le più tradizionali della Capitanata, vale a dire Provincia di Foggia, Camera di Commercio di Foggia, Comune di Manfredonia ciascuno partecipanti con una quota di 645,50 euro, ai quali si sono aggiunti le espressioni operative del settore, vale a dire l’Associazione armatori e dodici cooperative dei pescatori detentori ciascuno di una quota di 103,28 euro.
Nonostante la pesca, almeno fino a qualche anno fa, fosse tra i riferimenti portanti dell’economia locale ma anche oltre, il mercato ittico non ha mai rappresentato lo specchio di tanta capacità economica. Le gestioni annuali si sono chiuse invariabilmente con delle perdite. Un andamento che si è riproposto pari pari col nuovo impianto costruito nel 2004 a spese del Comune. Una struttura moderna, dotata di tutti i servizi utili per il miglior svolgimento delle attività commerciali dei prodotti ittici.
Le buone intenzioni non hanno però avuto gli attesi riscontri nella realtà operativa. Il Consorzio allargato agli enti più rappresentativi della Capitanata non è stato in grado di valorizzare il mercato così come era nei propositi. Le ragioni? Sono tante, distribuite tra i vari soggetti sia pure con valenze diversificate.
E’ chiaro che il riferimento base è il conferimento del pescato da parte dei produttori. La lamentela che ancora oggi viene avanzata è quella della scarsa frequentazione dei pescatori del mercato e dunque del conferimento limitato del pescato. Di qui il ridotto introito nelle casse del mercato. Con tutti gli effetti relativi. Un nodo che doveva venire al pettine. Lo stop ad un andazzo non più tollerabile è venuto dall’amministrazione comunale che ha denunciato una situazione debitoria alquanto pesante di poco meno di un milione e mezzo di euro.
E’ stato pertanto consequenziale da parte dell’assemblea dei soci appositamente convocata, di interrompere una gestione rivelatasi infruttuosa e optare per la messa in liquidazione del Consorzio. A quel punto al sindaco Angelo Riccardi non è rimasto altro da fare che avviare la gestione del mercato in economia da parte del Comune nelle more di poterlo affidare a terzi attraverso apposito bando. L’azione giudiziaria concerne l’attività del cessato Consorzio.
“Una decisione – annota Riccardi – rivelatasi positiva che ha evitato conseguenze irrecuperabili per una struttura creata per dare maggiore respiro alla nostra pesca, nella cui funzione abbiamo riposto tante attese che intendiamo perseguire per vederle realizzate”.
I risultati conseguiti dalla gestione comunale sono alquanto incoraggianti: iniziata nel maggio 2012, ha chiuso in pareggio il primo bilancio per esporre un attivo di circa 55 mila euro in quello 2013 su un fatturato complessivo di oltre cinque milioni di euro. Un esito oltremodo positivo se si considera che a determinarlo sono state meno di una cinquantina di barche, quelle appunto che hanno conferito il prodotto al mercato ittico, su circa 260 che costituiscono la flotta peschereccia manfredoniana. Come è facile calcolare la pesca è un settore che conserva ancora delle grandi potenzialità economiche che andrebbero sviluppate se solo ci fosse una organizzazione più razionale e responsabile del settore.
Michele Apollonio
Al di là delle parole di circostanza per edulcorare il fatto, la considerazione da fare è una sola: è il fallimento di una scelta politica adottata al momento dell’inaugurazione del mercato ittico e ciò che questo momento ha rappresentato.
E’ triste vedere come dopo 10 anni non si è fatto un solo passo in avanti per migliorare il benessere della categoria dei pescatori e di riflesso dell’intera cittadinanza.
E’ una corsa continua sulla strada segnata dall’emergenza.
Perchè il nostro mercato non è riuscito (non dico molto) a somigliare a quelli più attrezzati della costa adriatica? Perchè non si è riuscito a valorizzare il nostro prodotto assicurando un reddito maggiore ai pescatori?
Dove sono le scelte della politica che non sono solo quelle di decidere chi debba gestire il mercato ittico, perchè questo è uno strumento ma non il fine.
Il tutto deve passare per il mercato…. come giustamente ha evidenziato un commerciante ittico. Solo così il mercato acquisisce la sua funzione ed importanza…. per cui è stato realizzato, altrimenti senza che si spendevano tanti miliardi di vecchie lire… si poteva continuare a vendere/acquistare sulla banchina del porto e lungo le vie del paese…. dei balocchi.