Mercoledì 18 Dicembre 2024

Le streghe di Lenzavacche

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Simona Loiacono, Le streghe di Lenzavacche, edizioni e/o, 2015

Ambientato nel periodo fascista, con un salto temporale, l’intreccio riporta il lettore indietro di secoli e precisamente al 1699. Felice, nato da un amore “di passaggio”, peccaminoso, vive con la mamma Rosalba e la nonna Tilde, una famiglia che vive ai margini del paese, “strana” perché formata da sole donne, discendenti, nella credenza dei più, di streghe perseguitate nel 1600. Eppure, grazie all’originalità e all’estro di questa famiglia, al maestro Mancuso, che, estraneo ai valori del regime, insegna ai suoi alunni la forza e la magia dell’immaginazione, ma anche grazie ai marchingegni del buon farmacista Mussumeli, Felice vive alla luce del sole, pienamente, senza vergognarsi del suo destino di “figlio del peccato”, nonostante i disagi fisici, l’emarginazione e il mondo appiattito dalle apparenze, senza alcuna misericordia nei confronti di chi è diverso.

Nella seconda parte del libro, con un salto temporale di secoli, si giunge al 1699, straziato dalle voci di donne bruciate vive, abbandonate, offese dalla violenza degli uomini; donne che, per aver deciso di vivere insieme per aiutarsi a vicenda, vengono additate come streghe e perseguitate dal vocìo di un paese, paradigma di un mondo che vuol vedere solo i peccati degli altri.

Si intuiscono i temi dominanti: il valore della fantasia, della creatività e della ricchezza interiore che si acquisisce attraverso la lettura, e, quindi, la Cultura quale unica strada capace di migliorare le menti, dando la speranza di una vita migliore, se si ha il coraggio di superare pregiudizi e ipocrisie.

E’ un libro che sprigiona magia: già la copertina, sfolgorante di colori, stimola la fantasia ed evoca, con la lava, le foglie di alloro e le bacche di ibisco, odori e sapori della Sicilia. La scrittrice sembra parlare di un mondo lontano intriso di magie e superstizioni, in realtà racconta una storia quanto mai attuale. Quante mamme, quante nonne, quante donne lottano per dare a se stesse e ai propri figli una vita dignitosa, al di là del rispetto delle convenzioni sociali, del pregiudizio, delle opinioni degli altri, per cercare e trovare un modo per essere più libere?

E’ una favola a lieto fine, in cui ciascun personaggio, per quanto folle nella perseverante ricerca di un cambiamento, non riesce a sottomettersi ad una realtà crudele in cui manca la “pietas”.

Isabella Iacoviello

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